Hunting Spot: il posto giusto per vivere la tua passione!

A beccacce in Sardegna

Scritto da Efisio Pitzalis | 22-lug-2020 9.59.10

Finalmente, dopo tanto... sono ancora qui!

Siamo ancora qui, io e Paco, costretto, anche lui, mea culpa, alla lontananza dalla nostra casa, natura e passione: il bosco.

Tutti e due, per tempo, con calma e perseveranza, partendo da lontano, ci siamo preparati ad una nuova stagione di caccia, fissando l'obiettivo, quello più importante per noi, alle porte dell'Autunno, nell'attesa di quella che è la nostra più grande passione... la beccaccia!

La stagione estiva sembrava non finire mai, ottobre non era ottobre, ma la controfigura di settembre, poi, ancora in tempo, la pioggia.

Tanta, quotidiana, insistente per tutti i trenta giorni di novembre, tale da flagellare il territorio come da anni non avevo più visto.

Anche laddove sembrava impenetrabile, aveva trasformato in pantani i più remoti angoli del sottobosco.

Ma, nonostante tutto, il freddo, quello vero, quello di una volta, quando si faceva la conta per chi dovesse scendere dall'auto ad aprire i cancelli, non si è mai fatto sentire in tutta la stagione!

Vero però, che dal 31 ottobre, esattamente ma sinceramente incredulo, abbiamo cominciato a cacciare e sono troppe le dita d'una mano per contare le giornate senza “ incontrarle “... si dice così oggi?

Sì, incontrarle, che non vuol dire farle nostre, incarnierarle, abbatterle o altro.

No, vuol dire vederle, a volte anche no, e nemmeno sentirle, tanta la loro inversione di carattere tale da renderle sempre più leggere, scaltre, smaliziate, come dire se non ancora più ricche di capacità intellettive?

Il tutto, inoltre, da considerarsi con un cane maturo, esperto e appassionato, che alla veneranda età di nove anni e mezzo non mi aveva mai emozionato così tanto.

La nostra intesa o collegamento per i più esigenti si è consolidata ancora di più proprio da quando, fine 2019, mi sono visto costretto a fermarmi.

 

 

Grazie Paco.

Siamo tornati e ritornati in una vecchia zona di caccia che diversi anni fa era stata letteralmente ripulita dalla macchia. Così, nemmeno per lavorare la terra, tant'è che avevano lasciato il terreno in totale stato di abbandono: da rimanere soltanto allibiti!

Zona che in seguito tenevo sotto controllo soprattutto l'estate, dove univo l'utile al dilettevole... allenavo Paco e vedevo che la stessa rinasceva.

Quest'anno, perchè no? Mi son detto, e via... tempo di un paio d'uscite e tutto mi è tornato in mente, ho rivisto anche mio padre e la sua setter Duscka...

Man mano che riaffioravano i ricordi ritrovavo anche i vecchi passaggi nascosti, le rimesse infallibili della Regina, le altre di una volta ogni tanto, infine tutto tornava alla luce, i pianori, i canali, le spalle, le felci...

 

Le nostre amate fate

È dicembre, inoltrato e mentre ci inerpichiamo per raggiungere il territorio più consono alla nostra caccia, oggi vogliamo ricominciare da due fate che abbiamo avuto solo il piacere di incontrare, o meglio notare con la coda dell' occhio e sentirle sgrullare.

Delle due fate una staziona sul pianoro di cisti più stretto, diviso da un canaletto di rovi e felci tra le querciole basse piegate a maestro, ed è svelta di piede a portarsi sul bordo estremo che si affaccia sul salto ripido e folto di vegetazione boschiva, oggi impenetrabile.

L'altra invece ha preso casa in un tancato di vecchie querce con fronde molto basse e cisti molto fitti, tali da chiudere quasi tutti i passaggi che mi consentivano di stare al passo con Paco.

 

 

Esce da casa, sempre lesta di pedina, attraversa zigzagando tutto il tancato per barricarsi sul bordo più alto dove una striscia di bosco ancora antico chiude ogni passaggio dello stesso sottobosco con banchi di rovi e felci, ramaglie, ginestre e il consueto tappeto di foglie secche che la mettono ancor prima in allarme.

La prima, inquadrata in tre giornate diverse, sono riuscito a tirarla una sola volta, di stoccata, lunga e coperta nonostante tutta l'accortezza di Paco...

Sparita nel nulla, irreperibile nelle giornate successive, tanto che pensai anche di averla ferita male.

Oggi, invece, dopo aver trascurato la rimessa per due settimane, la rincontriamo!

Paco la cerca invano in prossimità della rimessa, si allarga, rientra, cambia direzione, rientra ancora, si sposta sul lato opposto... niente!

Poi come sempre, allentata l'attenzione... è un attimo, il campano si fa muto e non vedo il cane, non può essere che poco più giù, dove solitamente rientro per fare la tanca più sporca nel rientrare.

Pochi passi tra le rocce e vedo il codino di Paco, dritto e fermo, ancora due passi ed eccolo, letteralmente schiacciato al suolo, immobile e rigido come una roccia con la testa a guardare verso il lato destro, nell'anfratto del bosco fitto di rovi e querce, chiuso!

Sono dietro al cane, immobile anch'io: Paco lentamente si solleva, zampa dopo zampa avanza di qualche metro, mi guarda e striscia letteralmente all'interno, infine ferma!

Rompe, si allunga oltre il fitto di rovi e rientra lentamente verso di me, ancora in ferma.

Lo intravedo tra la ramaglia, mi guarda e abbassa il muso verso terra. È un attimo vederla sfondare il rovo in una verticale perfetta, scomparendo tra le fronde basse della quercia per sbucare solo oltre la chioma e prendere il largo dal lato esattamente opposto…

Chapeau!

Non c'è che inchinarsi a tanta bellezza, sarà per un'altra volta, una carezza per Paco e si riparte.

La rimessa dell'altra beccaccia è vicina e la prendo larga, Paco è ancora nervoso e nel fitto, da soli, tutto diventa più difficile, entriamo quindi nel tancato dal lato più estremo dove il passaggio obbligato dal muro a secco è più basso.

 

 

Il cane sa bene dove e come la regina si muove e si addentra subito nel fitto dei cisti, il suono del campano è regolare, sembra disegnare il terreno, poi si fa più lento, e ancora più lento: capisco allora che l'ha agganciata, è più su, ancora una volta nel bordo più alto a ridosso del “bosco antico”... quando ad una ventina di metri il silenzio è assoluto, rotto solo dal grecale che sento sul viso.

Intravedo l'arancione del collare, il cane è in ferma davanti alla barriera di rovi e alberi, e mi allargo per passare sul lato opposto... dove la regina si è involata nelle due volte precedenti, è la sua via di fuga per la salvezza e anche la mia unica chance, non posso fare altrimenti, la strada davanti a Paco per me è chiusa!

Passato sul lato opposto mi faccio sentire silenziosamente dal cane e aspetto. Lui è ad una decina di metri, il campano è muto ma dal fogliame del sottobosco sotto le zampe di Paco, sento che avanza lentamente.

Tra me e lui c'è uno spazio aperto dove aspetto di sentirla e vederla da un momento all'altro ed ecco, possente, il battito d'ali e d'un tratto, dal buio, la vedo maestosa, dritta verso di me, sono sulla sua linea e come faccio per imbracciare, scarta sul mio lato sinistro impennandosi per scavalcare una quercia secolare.

 

 

Tiro il grilletto un attimo prima che sparisca. Un pugno di piume spinto dal vento si posa lentamente a poca distanza Paco e già oltre la grande quercia e lo vedo avvicinarsi scodinzolante: l'ha abboccata, grande!

Chi inizia bene è a metà dell'opera.

La giornata è ancora lunga, la strada da fare è tanta, ma l'importante è essere tornati, essere di nuovo a casa, tra i boschi della mia Terra, io e Paco, a sognare ancora, ma ad occhi aperti...