Alta, media e bassa velocità: come, dove e quando. Quasi continuamente sui luoghi di discussione, nelle chiaccherate tra amici, in armeria, sui campi di tiro a volo, sentiamo parlare di velocità, intesa come parametro riferito alla cartuccia a pallini, quindi un valore primario tipico delle munizioni per i fucili a canna liscia, nelle applicazioni legate alla caccia ed al tiro a volo.
Non di rado sentiamo questi discorsi, finire a vanvera, con pareri e considerazioni troppo azzardate o troppo fantasiose e quindi non utili per una reale e veritiera comprensione di questo interessante argomento.
Dovremmo iniziare premettendo che oggi, nella maggior parte delle munizioni moderne, per i vari componenti in plastica, la chiusura stellare e la filosofia balistica degli anni 2000, questo parametro, appunto “la velocità”, ha assunto valori leggermente diversi dal passato, un passato anche non troppo remoto.
Oggi le cartucce vengono bancate con strumenti precisissimi; si usano fotocellule o laser, ed i valori sono rilevati ad 1 metro dalla volata, che è la distanza più nota da sempre ma non più quella standardizzata, che nei test a norma CIP deve essere oggi 2,5 metri.
Sono invece nulli ed inservibili in quanto del tutto inattendibili i valori rilevati con cronografi amatoriali per cartucce a palla, con barriera start-stop a fotodiodi, non in grado di garantire acquisizioni certe ed omogenee sui tempi del passaggio della colonna spesso sequenziale pallini-borraggio.
In passato, per circa 100 anni la velocità abituale più frequente, alla bocca, nelle cartucce a pallini calibro 12, con grammature standard, tra 32 e 36 grammi è sempre coincisa con i 375 m/s, valore che alcuni tecnici del passato, tra cui Journèe, hanno ribattezzato “la velocità che uccide”. Effettivamente tali munizioni mostravano efficacia e letalità evidenti, senza “ma” e senza “se”, gli americani, le hanno tenute in massima considerazione, sempre.
Fin dalla prima metà del secolo scorso, si sono tuttavia viste anche cartucce non standard; con velocità sopra e sotto i valori abituali.
Le une, definite ad alta velocità o in terra anglofona High Velocity, erano munizioni più potenti dello standard, solitamente caratterizzate da cariche medie di 32/36 grammi di pallini di piombo, lanciati a 410/420 m/s alla V1, usatissime per tiro al piccione nella grammatura più pesante.
Le altre definite “cariche a bassa velocità iniziale” erano cartucce invece a grammatura sempre sostenuta, pesante o maggiorata, con 36/46 grammi di pallini, ma con bassa velocità alla bocca - appena 320/340 m/s - quindi a cavallo della velocità sonica.
Oggi le cartucce “standard” hanno solitamente velocità a V1 intorno ai 390 m/s in canna cilindrica, di fatto i 400 m/s in canna strozzata. Queste cariche da caccia o tiro, hanno quindi prestazioni tipiche delle vecchie cartucce HV e parimenti pressioni superiori alle cartucce del passato.
Spesso le due domande sono: ma a cosa serve una maggiore velocità alla bocca? E le cartucce subsoniche a caccia sono poi realmente efficaci?
Interrogativi logici e scontati che giustamente si pone chi vuole comprendere qualcosa di utile e razionale sulla balistica e sull’effetto lesivo terminale delle cartucce a pallini.
Le risposte:
A questo punto è necessaria una premessa.
Una cartuccia da caccia con velocità iniziale di 375-380 m/s, ha quasi sempre una modesta pressione, intorno ai 600-650 bar; essa a caccia ha una resa balistica efficace e soddisfacente, anche perché crea facilmente ottime rosate, in quanto non deforma i pallini, quindi a dispetto dell’apparente modesto valore di velocità energia che si tende a ipotizzare, questa dà buoni risultati con relativa facilità anche perché attinge la preda con più impatti.
Ricordo un fatto accadutomi, che fu illuminante: ero ad una preapertura di settembre ai colombacci, anni fa, essendo cacciabile anche il piccione torraiolo e arrivando questi sul gioco approntato per le palombe, decisi - latitanti queste - di sparare ad alcuni torraioli. Misi quindi nel sovrapposto Beretta due cartucce per il trap americano, con 32 grammi di piombo n° 8 nichelato, lanciato a 1250 fps, cartucce che ritenevo “scarsine” e di cui ero intenzionato a provarne e accertarne l’efficacia.
Si trattava di una cartuccia speciale con poco rinculo, a bassa velocità, circa 370 m/s alla V1 nel test di banco; eccellente piombo al 5% di antimonio e borra pretagliata. Ebbene, visti gli effetti, non le tirai ai colombi ma a diversi colombacci, che dopo un inizio di giornata negativo e statico, a metà mattinata iniziarono a giocare davvero sugli stampi e sulla giostra. Rilevai una buonissima resa, con fucilate di efficacia straordinaria anche verso i 35/40 metri, con penetrazione ottima e numero di pallini sulle prede elevato, fatto evidenziato dalle fumate spettacolari.
Ma veniamo a noi, entrando nel vivo della discussione sulle velocità; quali sono i pregi e vantaggi/svantaggi delle tre fasce di performances che abbiamo già individuato: bassa, media e alta?
Possiamo dire con certezza che le cariche a bassa velocità iniziale daranno poco rinculo e rosate sempre molto dense ed accentrate, conservano i pallini poco deformati e questi in virtù della loro buona sfericità risentono meno della ritardazione. Hanno però un certo svantaggio con pallini piccoli, che per la pessima densità sezionale vengono frenati assai più dei grossi dall’attrito con l’aria, oppure nel tiro su bersagli in volo, soprattutto se veloci e lontani, caso in cui saremo penalizzati per i forti anticipi richiesti.
Queste cariche a bassa velocità iniziale un tempo erano molto usate, e con soddisfazione, soprattutto dai cacciatori di valle dell’inizio del secolo scorso. Il tiro per mille ragioni era allora più meditato, non si buttavano via colpi a vanvera e se si poteva sparare su anatre posate ed in branco, la cartuccia sarebbe stata ripagata giustamente del suo non basso costo.
Si trattava di una carica lenta, a velocità più o meno sonica con circa 320-330 m/s, a volte meno, pallini grossi, da 3,5/4,0 mm (n°4-0) più adatti a ritenere energia anche sulla distanza e come costante fissa delle rosate accentrate. Su un branco di germani posato ai 40/45 metri, l’efficacia era ancora molto buona e nel mucchio diverse prede venivano fermate.
Oggi, tale filosofia balistica si è trasferita in parte nella cartuccia Subsonica e nelle cosiddette “Silenziate” che hanno velocità anche molto più basse, ma al contrario servono per tiri corti e al massimo a media distanza.
Si tratta delle cartucce “standard” le definirei più semplicemente “normali”, con velocità centrali di 380-390 m/s. Abbiamo con queste un normale rinculo, su bersagli in movimento non si richiedono artificiosi incrementi negli anticipi e soprattutto disponiamo di una energia residua ottimale per le comuni distanze di caccia, anche con pallini medio/piccoli.
Il piombo piccolo, di ridotto diametro, tra i numeri 9 e 13, in questo ambito trova la miglior balistica e una buona efficacia con accelerazione equilibrata. Il suo livello velocitario non risente di pesanti ritardazioni quindi sviluppa già buone capacità lesive e penetrative.
Probabilmente a livello balistico, con questo parametro velocitario, e pallini in piombo temperato si ottengono le rosate più equilibrate e soprattutto avremo i valori di dispersione noti e coincidenti con quanto tramandato dalla letteratura cinegetica.
All’interno della forbice indicata si collocano anche molte cartucce da tiro al piattello e da pedana in genere, per le quali il valore della velocità iniziale viene impostato anche e soprattutto tenendo conto del rinculo. Gli americani ancora oggi usano spesso munizioni “lente” che ricadono sui valori minimi del range indicato, eppure ottime sul disco d’argilla.
Si tratta delle cartucce “HV” le definirei più precisamente “ad elevate prestazioni”, con velocità centrali di 410-420 m/s, ma con punte fino a 440 m/s. Abbiamo una forte lesività ed efficacia a caccia soprattutto con pallini medio-grossi superiori al n°7, quindi con diametro > 2,5 mm.
Questi per la loro elevata densità sezionale, hanno un rapporto massa superficie frontale favorevole rispetto ai più piccoli, sono meno rallentati in traiettoria e ritengono più energia infatti vantano migliori capacità di letalità e penetrazione. Queste cariche hanno più costanza anche in climi avversi, freddi ed umidi perché in loro è presente una forte scorta di energia, che compensa flessioni di velocità e pressione, legate a freddo/umido.
Con tali cariche si corrono però due rischi:
È bene dirlo, si tratta di cartucce non abituali, da dedicare a selvatici di pregio, da impiegare in cacce in cui non si sparano molti colpi in poco tempo e, soprattutto, sono da riservare alle condizioni climatiche più difficili, come quelle invernali.
Le alte velocità sono poi necessarie per conferire letalità ai pallini in materiali poco densi e leggeri, come il ferro, le leghe stagno zinco e marginalmente anche il rame. Con questi materiali rispettando l’energia di movimento regolamentata dalla CIP avremo miglior letalità con V0 elevate, superiori ai 400/410 m/s.
Di recente le alte velocità hanno trovato riscontro in molte cartucce da piattello, in cui le troppo basse grammature attuali vedono pochi pallini in rosata e soprattutto carenza dinamica di seconda canna; il creare velocità maggiori, aiuta un poco a migliorare le rotture, al costo di una maggior sollecitazione della spalla-viso per il rinculo più accentuato.
Come in tutte le cose, ripetendoci, sosteniamo che sempre “In medio stat Virtus” quindi, siamo da sempre sostenitori delle buone cartucce equilibrate, non violente e che provate nei nostri fucili diano rosate regolari, compatte ed equilibrate.
Proprio i test alla placca rappresentano infatti in tutte le fasce velocitarie, la prima importantissima verifica che il cacciatore e il tiratore dovrebbero compiere con il proprio fucile e le sue cartucce.