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Aperture di ieri oggi e domani

Scritto da Vito Genovese | 26-set-2022 8.01.16

Il cacciatore appassionato passa la sua vita venatoria ad andare a caccia, lavoro e famiglia permettendo, aspettando il week end per la maggior parte.

Nella vita reale si è in attesa, del giorno libero, ma soprattutto dopo la chiusura della stagione venatoria, dell’apertura.

Per me come per tanti altri le cui rispettive Regioni hanno aderito, l’apertura della stagione venatoria e di conseguenza, tutte le emozioni, sensazioni e vibrazioni, coincidono con la pre-apertura di inizio settembre, quindi ormai si è modificato solo il giorno dell’appuntamento stagionale tanto atteso, ma non il senso che trasmette questa fatidica data.

Solo a sentire la parola “apertura”, tanti ricordi affiorano nella mia mente.

Non sono vecchio, ma ho quasi raggiunto una delle tappe della vita, gli anta, meta che fa mettere qualche po' di esperienza e qualche capello bianco in più sulla testa, ma il mio pensiero va al fatto che non si è più lo stesso ragazzino di 20 anni di prima, quindi a qualcosa si deve pur rinunciare, ma come si fa?!

Se la passione brucia e non si sente né il caldo o il freddo, né la stanchezza, si va a caccia, tutto qui, proprio come i giovani che siamo stati. 

Intanto la mente per gran parte dell’estate gira nei pensieri e nelle attese della nuova stagione, occhi al cielo per osservare come sia stata la migrazione primaverile di tortore e colombacci per il nuovo appuntamento stagionale, perché in primavera quando si sganciavano i cani in allenamento sulle quaglie appena arrivate, si osservava anche altrove.

E i presupposti per un’interessante e appagante apertura 2022 c’erano veramente tutti.

 

Un’apertura dedicata al colombaccio; l’uccello blu!

La base è che l’apertura, è sempre stata, è e lo sarà, al colombaccio, questo perché quando ero un ragazzino di 12 anni, mio padre per l’inizio della nuova stagione venatoria andava a colombacci, quindi anche questo ha inciso sul mio futuro venatorio. 

La tortora, selvatico d’elezione per le aperture italiche non è mai stato nel mio interesse, come lo è invece per tanti amici con i quali ci confrontiamo, ma che ora con i nuovi calendari venatori, la Regione Calabria l’ha esclusa categoricamente dalla pre-apertura e apertura generale degli ultimi 2 anni.

 

 

Ricordo ancora la prima volta che a 13/14 anni mio padre ed i miei cugini abbiamo fatto la notte in macchina per prendere i posti in montagna, luogo famosissimo proprio per la forte presenza dell' “uccello blu”. 

Saranno state le 9 di sera quando parcheggiammo le auto ai bordi di una stoppia di grano e nella notte diverse macchine si avvicinarono trovando il posto occupato, tanto che alle 4 eravamo già ai posti per non rischiare di perderli. Ricordo ancora un momento in cui fui preso dal terrore, sullo sfondo della luce della luna, un gufo reale che volava in tondo a neanche un metro dalla testa di mio padre, l’apertura alare di un rapace enorme e poi, come era arrivato, si allontanò e tornò la calma in me.

 

 

Il giorno arrivò in fretta e così anche i colombacci, mio padre che mi diceva di stare basso perché ci avrebbero scorto da lontanissimo e io che non vedevo nulla ma era lì proprio per godere di quei momenti, e poi i primi spari. 

Ricordo ancora una cartuccia in un bossolo rosso con il buscione SuperFiocchi tipo 5 e all’interno la famosissima B&P F2x36 che mio padre aveva caricato per l’occasione, 36 g di piombo con doppia numerazione sovrapposta: 5 avanti e 7 dietro perché mio padre aveva letto, allungavano e guarnivano la rosata a lunga distanza, perché il piombo grosso davanti trainava e apriva la strada a quello più piccolo e micidiale. 

 

 

E così fu a essere sinceri, ebbe una mattinata migliore di tanti altri, sia dei miei cugini che di altri amici con cui ci incontrammo all’ora di pranzo.

Questa fu la mia prima apertura e poi ne seguirono tante altre, fino al giorno del mio primo colombaccio: con mio padre e insieme a Tonino e suo figlio e a Michele, un secondo padre per me, prendemmo posto su una dorsale che tagliava da nord a sud un boschetto di eucalipti con in cima una pineta. 

I colombacci arrivavano da sud-est, dal mare, e ci tagliavano in diagonale per entrare nella pineta. 

Il primo fu una padella clamorosa, il secondo mi prese alla sprovvista, rubandomi la fucilata, ma il terzo non ebbe scampo. 

La sera prima, ma a dir la verità anche i giorni precedenti, c’era un via vai a casa, mio e di mio padre, per capire cosa portare, soprattutto cambiando e scambiando cartucce che potessero andar bene per tiri lunghi o medi. 

 

 

Progetti che sfumarono, perché i tiri invece si presentarono ravvicinati, quindi misi in prima canna l’unica cartuccia con caratteristiche ideali per tiri alle brevi distanze che fortunatamente misi nello zaino.

Orlo tondo e borra in feltro, la B&P MB Gigante, cartuccia che mi accompagna ancora ora dopo 20 anni. Fu un attimo, che lo “bruciai”, il selvatico che cerca di entrare sulle cime di eucalipto davanti a me per tagliarmi in diagonale da destra a sinistra e giù a terra.

 

Da apertura a apertura un’insieme di ricordi legati sempre dalle cartucce Baschieri & Pellagri

Arrivai alla conclusione che non solo l’apertura fosse esclusivamente a colombacci, ma anche che le cartucce dovessero essere Baschieri & Pellagri. 

Infatti tante volte mi salvarono da cappotti clamorosi, quando le temperature sono alte e le semi corazzate e corazzate sono troppo violente anche per il più coriaceo dei selvatici alati. E questo non solo in Calabria, ma anche nelle mie aperture siciliane.

Altro ricordo risale al 2012, qui passai una delle ore più brutte della mia vita da cacciatore. 

Mio padre nei giorni precedenti la pre-apertura della caccia andò diverse volte alla ricerca di qualche volo di tortore o colombacci perché volevano venire con noi Tonino e Michele, ma nulla presagiva a incontri di una certa rilevanza. 

 

 

La mattina di quel giorno tanto atteso, dopo il caffè a casa nostra come sempre, ancora al buio arrivammo in un posto dove le macchine erano già tante e dai motori ormai freddi.

Mentre mio padre e i nostri amici rimasero in basso tra gli ulivi, le piante di fico e l’inizio degli eucalipti, io e mio cugino Cosimo con il nostro amico Francesco salimmo fino a che arrivammo sul cucuzzolo di un costone argilloso, tipico dell’orografia ionica calabrese. 

Impiegammo almeno 20 minuti di ripida salita e arrivato in cima stanco e sudato mi sedetti sotto un isolato albero di eucalipto, loro invece si fermarono poco sotto di me in uno slargo del boschetto di eucalipto. 

Il tempo di sistemare le cartucce nelle tasche del gilet, bere un goccio d’acqua e cercare di capire il territorio in cui mi trovavo, che arrivò il primo raggio di luce, e i primi 2 colombacci per loro. 

Ma fu dopo le 7, quando ormai tutti i colombacci presenti venivano mantenuti in volo dai tanti spari dei cacciatori presenti, che la mia postazione fu invasa da numerosi voli dei selvatici che ci passavano per cercare scampo e oltrepassare la valle per recarsi su luoghi meno pericolosi. 

Passavano a tutte le altezze, in numeri mai inferiori a 3/4soggetti, anche voli con più di 10, il problema era che le cartucce non rispondevano come avrebbero dovuto. 

Mi ritrovai a sparare 3 colpi allo stesso selvatico e rincorrerlo perché ancora vivo, con tanta pena, rammarico e insoddisfazione addosso. 

Quando chiesi ai ragazzi sotto di me che cartucce stessero usando, mi risposero tranquillamente “cartucce da piattello”. 

Aprii lo zaino per prendere l’unico pacco di Flash 28 g con piombo 7.5 che tante soddisfazioni mi aveva dato sulle pedane del trap, svuotai le tasche dalle altre cartucce e mi divisi questo pacco nel gilet, caricai i 3 colpi nel mio semiautomatico e il primo colombaccio venne fulminato in aria che neanche se ne accorse, così come gli altri. 

 

 

Feci 5 colombacci con 5 colpi, il sesto mi chiese il secondo colpo perché lo scarseggiai io di prima, ribattendolo ad una distanza prossima a 45 m e trovandolo poi ad almeno 120 m di distanza da dove ero appostato.

Negli anni e nelle varie preaperture e aperture che ne seguirono, le cartucce da piattello B&P mi accompagnano sempre e grandi soddisfazioni mi hanno dato anche la Legend e la MB Star Rossa Electrocibles con 32 g pb 8, la stagione passata è stata il momento della Power 28 g.

 

 

 

L’apertura di una nuova stagione

Arriviamo all’ ultima apertura, quella 2022/2023, ma partiamo dalla primavera, quando portando in allenamento i cani a farsi solo una sgambata, non si vedevano altro che colombacci che si preparavano a fare il nido o a covare direttamente tanto che sembrava di disturbarli. 

Mattina del giovedì 1 settembre dopo aver chiesto il giorno al mio titolare, presi armi e bagagli mi apposto in cima a una collina alberata, dove tante volte ad aprile e maggio ho visto fare rotta agli agognati colombacci, ma la mattinata si rivelerà sfortunata. 

Anche se numerosi furono i colombacci e i voli avvistati, indice che le covate avevano dato i loro frutti, con numeri consistenti della loro presenza sul luogo, avevano però stravolto le mie previsioni perché non sono mai passati a tiro, tanto che non c’era un’unica rotta, ma diverse e che andavano in direzioni differenti. 

 

 

Alle 8, mentre a mio padre la mattinata girava discretamente, per me il caldo e la voglia di spostarmi era così tanta che mi avvicinai alla macchina pensando a ricercare un posto più tranquillo e lontano da altri cacciatori, un posto in cui i colombacci avessero trovato una rimessa quieta e pacifica in cui trovare anche dove poter pasturare. 

Il passo infatti era fermo da una mezz'oretta perché sicuramente lo avevano trovato, ma neanche così ebbi fortuna. Fu solo nel pomeriggio, nello stesso posto della mattina alla fine, che riuscii a fare qualche bel tiro con la B&P F2 Power 28 g. In due anni di utilizzo è apparsa come una cartuccia molto costante anche quando usata nei climi freddi invernali e soprattutto performante con abbattimenti quasi al limite della portata. Sabato 3 Settembre non si è smentita, di nuovo, regalandomi diversi frutti alati.

 

 

Passato e presente si intrecciano in momenti idilliaci e di sconforto anche, di tiri stupendi e clamorose padelle, di caldo asfissiante e burrasche d’acqua, di giorni sempre emozionanti, di nottate insonni e sveglie che sembra non vogliano suonare mai per la trepidante attesa di un nuovo inizio stagionale.

Il futuro lo si vorrebbe più florido, più ricco, ma lo si vive alla ricerca delle stesse emozioni e sensazioni almeno, sperando sempre in giorni migliori appunto, ad maiora. 

Proprio per questo il mio orizzonte si focalizza su un futuro in cui osservo il volto di un adolescente tutto emozionato per la sua prima apertura, un ragazzino che aiuta il padre a sistemare la borsa delle cartucce, che si prepara i vestiti sulla sedia di fianco al letto perché la sveglia suonerà presto e lui non vorrà proprio far tardi, la mattina non farà neanche colazione per l’emozione e chissà quanto avrà dormito la notte. 

Immagino così la prima apertura di mio figlio, come l’ho vissuta io, trepidante e fremente come i pointer inglesi allevati a casa, aspettando che si apra la porta e si salga in macchina per la prima e vera avventura dell’anno. O almeno lo spero, perché i nostri figli sono il nostro futuro e noi siamo le guide del loro futuro.