Ci sono cartucce che a sentirne il nome o guardarle nell’armadio delle armi non fanno che far venire in mento solo splendidi ricordi. Per me questa cartuccia è la sempiterna MB Gigante, stupenda cartuccia della Baschieri e Pellagri.
Il Nettuno come perfetta sintesi dell’arte venatoria
La ricordo ancora oggi dopo moltissimi anni, quando da ragazzino la vedevo nella cantina, luogo cui mio padre si impadronì per tutto quello che riguardava la caccia. Tornando da caccia lasciava i bossoli esplosi sul tavolo, adibito anche a base per caricare le sue cartucce, e molto spesso una di queste aveva bossolo verde scuro con in grigio l’effige di un uomo con un tridente.
Scoprì dopo si trattasse della Statua del Nettuno che si trova a Bologna in piazza del Nettuno e che dai Felsinei viene chiamato appunto Gigante, Zigant.
Da carica spiccava anche perché aveva caratteristiche diverse dalle altre cartucce in uso da mio padre: il bossolo era corto e l’orlo tondo non aveva il solito cartoncino, ma un dischetto a frattura in plastica grigia.
Dopo tanti anni, alla mia prima apertura da titolare di porto d’armi, arrivò il momento di preparare la borsa e in un pacchetto ne trovai una decina con piombo 7 e mi sembrò giusto appropriarmene.
La mattina dopo, con la poca esperienza avuta, sparai 2 colombacci senza alcun esito, nel momento di ricaricare me ne trovai una in mano, conoscendo ormai le sue caratteristiche, borra in feltro e chiusura tonda con dischetto autodisintegrante ideale per rosate guarnite nei tiri brevi o medi, pensai che forse era l’ideale da utilizzare nel fitto degli eucalipti dove ero appostato.
Non passò tanto tempo per confermare le mie supposizioni: colombaccio che mi taglia in trasversale da destra a sinistra ed io nello spiraglio di 2 rami lo abbattei con un singolo colpo della mia MB Gigante.
Caratteristiche tecniche della moderna MB Gigante
La munizione fa parte della Linea MB dato l’utilizzo della famosissima polvere B&P.
È contenuta in scatola da 25pz con doppia tonalità di colore, verde bottiglia con raffigurato il Nettuno nel suo splendore e il nome della polvere ben in vista e sulla sinistra una striscia in un verde oliva con il nome della casa produttrice e della munizione.
Il bossolo è la sintesi della tecnologia B&P. Infatti presenta il caratteristico fondello tipo 2 Gordon, con tubo di plastica di ottima qualità, sempre di colore verde. La lunghezza totale è di 65mm, quindi si tratta di una munizione ideale anche per armi dell’inizio del secolo scorso con camere di cartucce della stessa misura e utilizzabile anche per camerature magnum e super magnum.
Il piombo utilizzato è temperato di ottima qualità di colore nero, perfettamente sferico. La numerazione offerta va dal n 11 al n 4, quindi una cartuccia ideale per diverse possibilità di utilizzo, sempre per selvatici di pregio con il cane da ferma soprattutto, dalla quaglia al fagiano, ma anche per il coniglio selvatico, la mini lepre o in prima canna per la lepre.
Con una pressione di 580 bar e una Velocità V1 di 390 m/s (1279 fps) risulta una munizione leggera alla spalla con un’ottima velocità per abbattimenti sicuri.
La prova a caccia e l’incontro con la Regina
Si tratta di una munizione storica della B&P che tante soddisfazioni ha dato e tante altre ne sta dando ai cacciatori che la utilizzano.
Ideale per diverse forme di caccia, che con piombo n 10 o 11 potrebbe essere utilizzata proficuamente anche allo spollo dei tordi il mattino presto o al rientro serale nei tiri medio brevi, il suo utilizzo maggiore è sicuramente quello della caccia col cane da ferma o da cerca.
Nel mio caso è la mia fedele compagna nella caccia alla beccaccia, infatti dopo tanti anni alla ricerca di una munizione che mi desse rosate non troppo aperte e micidiali alle brevi distanze con i miei fucili da beccaccia, un semiautomatico Benelli con canna 66cm 4* e un Beretta Ultralight con canne 67cm 4*/3*.
Utilizzando cartucce dispersanti mi capitava di sbagliare di prima canna l’arcera e doverla ribattere di seconda, sarà stata una questione di troppa sicurezza affidata al dispersore, ma la questione mentale mi provocava questo problema.
Dalla mia prima apertura, finite le scorte di MB Gigante, la persi di vista per tanto tempo, ma la ritrovai una sera in armeria che faceva bella mostra di sé nei suoi colori e con il Nettuno in primo piano.
L’acquistai con pb 8, perché, secondo me, numerazione ideale per rosate guarnite e potenza nel fitto e già il mattino dopo ci fu l’occasione di provarla a beccacce.
Solita mattinata di fine dicembre a caccia con mio padre, il termometro segnava 1° e il freddo era intenso, scesi dalla macchina iniziammo a prepararci, erano già le 7. Passai a mio padre le B&P Dispersanti ed io presi solo le Gigante, le sue uniche parole furono:
“metti le Dispersanti di prima”
ma io ormai avevo le mie idee ed era il momento di metterle in atto. Campano ai cani e si parte. Poco sotto il primo accenno da parte dei cani, io intanto li seguo mentre si dirigono in una piccola gola dove di solito la beccaccia era stata sempre presente.
Sull’orlo di una vecchia stradina Haidy va in ferma, pensai subito che l’accenno fosse su una calda e che la beccaccia si fosse spostata visto che eravamo poco sotto la strada in cui avevamo parcheggiato.
Ma è al sopraggiungere di Astrid che si confermano le mie ipotesi, infatti sulla mia sinistra frulla l’arcera, al fragore del battito d’ali mi giro accompagnando il fucile alla spalla e facendo partire il colpo.
È stato un attimo in cui l’unico fotogramma rimasto fu quello della beccaccia colpita e caduta dietro un fitto di rovi alto più di 2 metri in declivio su una strada carraia abbandonata.
I cani non riuscirono a oltrepassare il fitto e tornarono indietro per scendere lungo la strada e fu Astrid ad abboccarla e a consegnarla nelle sue mani.
Incontri e abbattimenti si susseguirono sempre con la stessa sicurezza e micidialità con tiri anche nell’ordine dei 10 metri, quindi nella media dei tiri corti.
L’ultimo l’anno scorso con il mio Pointer Boss. Era una mattinata fredda di inizio gennaio. Dal terreno si alzava la bruma e il freddo si faceva sentire abbondantemente.
Mi preparo in fretta visto che da lì a un paio di ore sarei dovuto andare a lavoro, campano al cane e carico il fucile. Do il segnale a Boss di partire e ancora non avevamo fatto 10 metri dalla macchina che va in ferma.
Sono spiazzato, penso che si sia sbagliato e lo incito ad andare avanti. Gli passo davanti, lui fa 2 passi a sinistra e si blocca di nuovo, non sentendo più il campano a un paio di metri da lui mi volto a guardarlo e frulla la beccaccia.
Ormai per me è un riflesso automatico, al fragore del battito d’ali, come le altre volte, è un tutt’uno: alzo il fucile e di stoccata abbatto il selvatico, anche qui con l’unico flash visivo della beccaccia colpita che cade.
Facciamo il giro dallo sporco che ci troviamo davanti, Boss abbocca e riporta, carezza al cane e bacio alla beccaccia e si riparte che siamo di nuovo alla macchina, non ci eravamo spostati di pochi metri.
Una mattinata veloce, ma non è ancora il momento d’andare, è troppo presto e su ci aspettava un’altra splendida regina.
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