Le borre sono un componente essenziale nel caricamento di cartucce da caccia a pallini, impattano sensibilmente i valori velocità / pressione e di densità e regolarità delle rosate.
Durante il fenomeno deflagrativo la trasformazione della polvere in gas incandescenti ad alta pressione richiede per un utilizzo perfetto del lavoro di spinta sia un isolamento termico dal piombo, sia un’azione ammortizzante che distribuisca la spinta uniformemente sulla superficie inferiore della colonna del piombo.
Con questa premessa, nasce il borraggio, ovvero uno spessore di materiale resistente ed elastico che separa nel bossolo la polvere da sparo dalla colonna dei pallini.
il borraggio è composto da un insieme di più spessori di materiali inerti e relativamente soffici oppure da una monostruttura in polimero che può essere un semplice ammortizzatore oppure un insieme di guarnizioni di tenuta per i gas-ammortizzatore-contenitore a bicchierino per i pallini.
Il borraggio ha un compito fondamentale nella perfetta resa balistica di ogni cartuccia.
La funzione di una guarnizione di tenuta ai gas propulsivi, nel bossolo e poi in canna, è fondamentale per trattenere i gas separandoli dai pallini ed evitare fusioni o “grappoli”, che sono difetti gravi e macroscopici della rosata.
Borra in feltro di lana soffice.
L’altro compito importante della borra è proteggere l’integrità e la sfericità dei pallini dalla compressione, che si sviluppa durante il raggiungimento del picco pressorio.
Si comporta come un ammortizzatore inerte e passivo, che dovrà essere elastico per poter raccogliere la pressione e trasmetterla come spinta graduale e progressiva alla colonna del piombo.
Le borre migliori sono sempre state quelle realizzate con il feltro di crine oppure di lana naturale. Elementi di qualità eccellente, perché relativamente soffici, ottimi isolanti termici e capaci di dare una tenuta perfetta ai gas anche in cartucce di alta potenza.
A sinistra, borra in crine di tipo comune Bonavita A2; a destra, borra in feltro tedesca tipo HESS.
Il feltro di crine e di lana, grazie alla sua consistenza, leggerezza ed elasticità è stato per anni l’elemento elettivo per realizzare i migliori borraggi. Le borre venivano completate con una lubrificazione superficiale tramite un bagno di paraffina che ne impregnava lo strato più esterno.
Questa lubrificazione con paraffina, oltre a migliorare la tenuta, fungeva anche da lubrificante nel passaggio della borra all’interno del bossolo in cartone prima, e poi nel passaggio attraverso il raccordo tra camera di scoppio ed anima di canna.
Il sughero e la cartalana hanno sempre mostrato nell’uso pratico caratteristiche di tenuta insufficienti.
Infatti il loro impiego pratico e diffuso è sempre stato quello di elementi complementari di spessore sotto forma di dischetti da 2 a 8 mm., definiti tecnicamente “borrette”, elemento che svolge un compito importantissimo per il perfetto volume interno della cartuccia.
In alcuni casi borre in feltro conglomerato sono state usate per cartucce ricaricate e molto economiche.
Allo stesso modo, si usava anche il borraggio chimico, una miscela di sughero macinato e segature di legno leggero, miscelate con aggreganti come cera, paraffina, colofonia e resine.Questo borraggio sfuso veniva semplicemente posto tra il cartoncino soprapolvere e quello sottopiombo e compresso fino a creare il volume richiesto per i pallini e la chiusura.
Borra in conglomerato di sughero.
Con il progresso nella balistica della cartuccia a pallini, il primo effetto fu quello di veder salire le pressioni a livelli decisamente alti e le velocità iniziali quasi sempre sopra i 400 m/s.
Ad una simile evoluzione doveva corrispondere un miglioramento allineato del borraggio per evitare sia perdite di gas, sia l’eccessiva deformazione dei pallini durante il forte “colpo d’ariete”, che si sviluppava con le nuove potenti cartucce.
A sinistra, borre Purgotti “Olimpionica” in feltro stratificate di alta qualità; a destra, borre in feltro stratificate di alta qualità.
Un consistente progresso nella qualità dei borraggi si ottenne con la stratificazione di differenti materiali ed uno studio accurato su nuove strutture.
La ricerca e lo sviluppo in questo complesso settore condusse alle prime borre stratificate, che si imposero ben presto con elementi di gran pregio e di eccellente rendimento. Ricordiamo le famose Bonavita “Super Bicolore” o Purgotti “Olimpionica” e IRIS.
Capostipite delle borre in feltro italiane “PURGOTTI” tipo F1.
L’IRIS era formata da due strati esterni in morbido sughero naturale.
Lo strato intermedio era formato da un piccolo cuore in sughero naturale costituito da un dischetto di circa 8/9 mm. circondato da una rondella in finissimo feltro rosso paraffinato che si espandeva alla compressione assiale della borra, garantendo una tenuta perfetta anche con pressioni molto elevate.
Borra IRIS con evidente la struttura interna di espansione della rondella di feltro in fase di compressione assiale.
Come oggi, in passato venivano anche usate sostanze naturali per le borre.
La cellulosa grezza, ad esempio, formava la famosa ed ottima borra “Kleena” della ditta inglese Eley. Un elemento dalla ottima tenuta, molto leggero ed elastico. Oggi la nota ditta “Diana” utilizza anch’essa una sorta di feltro vegetale, leggero e di buona tenuta.
Un passo avanti decisamente importante con risultati assolutamente di rilievo venne fatto con l’introduzione della plastica (polietilene) nella costruzione delle moderne borre.
Queste apparirono dalla fine degli anni ’50 e nei primi anni ’60 ad opera di alcune aziende.
Tra le prime ricordiamo la FN Belga che equipaggiava le sue famose cartucce “Legia Star” con la speciale borra “Double Couvette”, una borraguaina ante litteram.
Borra FN Double Couvette impiegata nella cartuccia Legia Star.
Immediatamente dopo, arrivarono i prodotti corrispondenti della Remington e della Pinto.
Le borreguaina FN e Pinto avevano una struttura a bicchierino in polietilene a bassa densità con all’interno una borretta ammortizzante in sughero, mentre la Remington con la sua ancora attuale Power Piston aveva una struttura interamente in plastica con un molleggio a tre tralci flessibili.
Borre guaina di varie produzioni tra cui evidenziata la borra FN Double Couvette.
Pochissimi anni dopo, dalla Baschieri e Pellagri arrivò la “Push-Pull”, una borra cilindrica in polietilene con un sughero interno, priva di contenitore dei pallini.
Messa a punto da Gianni Manfredi ed Ennio Mattarelli, la borra funzionava sul principio “Cushion Wad” e la tenuta, (come nella Gabel) era affidata, nella fase di compressione, alla sua espansione radiale, che assicurava una perfetta chiusura nel bossolo e in canna ai gas propulsivi.
Era prodotta in varie altezze, dovendo tassativamente rimanere a contatto con polvere (sotto) e piombo (sopra dal lato aperto) senza spessori aggiuntivi.
Borra Push Pull.
I due principali vantaggi delle borre in plastica possono essere sintetizzati nel costo molto contenuto e nella totale, perfetta e costante tenuta dei gas, di queste nuove borre.
Gli effetti di questi due vantaggi sono stati determinanti nei tempi moderni che hanno visto il costo finale della cartuccia abbassarsi e la resa balistica salire a livelli molto superiori, sia in termini di velocità / pressione che di densità e regolarità delle rosate.
I pionieri delle borre in plastica italiane, la prima serie di borre B&P.
La tenuta perfetta delle moderne borre contenitore e delle biorientabili è legata quasi sempre alla presenza di una coppetta otturatrice o “couvette” alla loro base, una vera guarnizione espandibile.
La struttura di questa “guarnizione” si basa su una struttura concava il cui labbro periferico, rivolto verso la polvere, con la sua dilatazione radiale sotto l’azione dei gas propulsivi, effettua sempre una chiusura completa e perfetta anche in canne con quote di foratura dell’anima molto abbondanti e fino agli attuali valori di 18,8-18,9 delle nuove canne sovra alesate o “overbored”.
Borra COARM prodotta dalla ditta Colombini di Modena/Ferrara.
Nelle borre in plastica, il molleggio centrale, strutturato ad ammortizzatore tramite soluzioni e disegni precisamente studiati, garantisce un ottimo assorbimento del colpo d'ariete iniziale.
Limita efficacemente lo schiacciamento e quindi la mutua deformazione dei pallini.
Inoltre il molleggio costituisce un mezzo autoregolabile nella sua altezza semplificando il calcolo delle altezze nella fase di caricamento della cartuccia e durante la chiusura.
Un punto estremamente importante nell’azione delle borre è determinarne il livello di tenuta e quindi l’azione diretta che esse avranno nello sviluppo pressorio.
Questo è riferito in particolare all’abbinamento tra i vari tipi di borraggio e di bossoli in cui verranno utilizzati.
Cartuccia old time “MB Tricolor” scomposta: cartoncino nero, cartalana, IRIS, cartoncino e sugherino numerato di chiusura, che qui riporta anche il dosaggio della polvere MB.
Sapendo che potremo disporre di bossoli in plastica o cartone e di borraggi moderni in plastica o tradizionali in feltro e sughero agglomerato, dobbiamo considerare la possibilità di 4 combinazioni:
1. Bossolo Cartone – Borra Plastica (oppure in feltro con couvette)
2. Bossolo Plastica – Borra Plastica (oppure in feltro con couvette)
3. Bossolo Cartone – Borra Feltro (senza couvette)
4. Bossolo Plastica – Borra Feltro (senza couvette)
La scaletta sopra indicata indica rispettivamente dal primo al quarto abbinamento la maggiore e minore tenuta ai gas effettivamente svolta dal connubio borra-bossolo.
Il connubio del bossolo in cartone e del borraggio in plastica è quello che offre la migliore tenuta, perché andremo ad abbinare il tubo scarsamente elastico ed espandibile del bossolo in cartone alla perfetta capacità di espansione e tenuta della coppetta otturatrice in plastica.
In questa condizione di caricamento si assiste quasi sempre ad una netta “vivacizzazione” della combustione della polvere con un conseguente innalzamento dei valori pressori
Per questo motivo le cariche devono essere sempre ridotte di almeno 5-10 centigrammi e soprattutto si dovrebbe efficacemente normalizzare il processo combustivo adottando un innesco meno energico del dovuto oppure una grammatura del piombo ridotta di circa uno o due grammi rispetto allo standard.
Questo assetto di caricamento è particolarmente positivo quando si ricorre alla chiusura ad orlo tondo.
I dosaggi della polvere in questa situazione di caricamento richiedono grande precisione.
Minime variazioni della carica possono fare salire le pressioni con estrema facilità, soprattutto utilizzando propellenti molto vivaci. In questa combinazione, senza perdite di gas, le rosate rimangono molto buone anche con valori pressori abbastanza elevati.
La penultima combinazione è quella classica "Old Time", usata per oltre mezzo secolo, fornisce un risultato di tenuta abbastanza accettabile a patto che le pressioni non siano troppo elevate.
L’abbinamento tradizionale del bossolo in cartone con il borraggio in feltro privo di couvette, utilizzando il tubo in cartone che è sempre più rigido di quello in plastica, garantisce una buona tenuta alla colonna del borraggio tradizionale.
Questo connubio tende comunque a rallentare lievemente il ciclo combustivo e ad abbassare i valori pressori, richiedendo quindi tassativamente un incremento della polvere di almeno 10 centigrammi rispetto ai dosaggi abituali della combinazione plastica-plastica.
Il suo limite è rappresentato dalla necessità di mantenere il livello pressorio entro i 600 / 700 Bar, limite oltre il quale quasi sempre iniziano a comparire segni di sfuggite di gas, per imperfetta tenuta del borraggio.
In questi casi le rosate perdono immediatamente la loro concentrazione e la regolarità di distribuzione e può comparire qualche rara fusione a grappolo di alcuni pallini, in particolare col piombo nero di piccolo diametro.
Si tende ad evitare questo connubio perché di tenuta scarsa o insufficiente, in particolare se impiegato con munizioni caratterizzate da pressioni superiori ai 500 Bar.
La insufficiente tenuta si verifica per la forte dilatabilità del tubo del bossolo in plastica abbinata all’incapacità del borraggio tradizionale di espandersi sufficientemente.
Questa combinazione tuttavia può essere molto utile o addirittura indispensabile per l’utilizzo di cartucce per vecchie armi in cui le canne e le chiusure, pur sofferenti per la vetusta età, siano ancora in discrete condizioni ed utilizzabili soltanto con cartucce a bassa pressione.
In questa situazione di caricamento, proprio per l'insufficiente tenuta del borraggio, le pressioni tendono a scendere vistosamente e pertanto onde ristabilire un adeguato equilibrio, le dosi di polvere devono essere calcolate con precisione ed incrementate mediamente di circa 15 centigrammi (gr. 0,15) rispetto alla consueta combinazione bossolo in plastica-borra in plastica.
Le borre biorientabili sono le moderne corrispondenti del borraggio classico privo del contenitore.
La loro costruzione assicura una perfetta tenuta dei gas e la produzione di rosate leggermente più larghe.Il loro impiego abbinato all’orlo tondo esprime un rendimento ottimale per la caccia generica col cane da ferma e comunque nei tiri sulle medie distanze.
Il loro limite è rappresentato dalla facilità con cui si creano depositi di piombo nel primo tratto di anima immediatamente oltre la camera di scoppio. Per questo motivo è consigliabile utilizzarle con piombo temperato al 3% -5% di antimonio o ancora meglio con piombo nichelato o ramato.
Nell’uso delle borre biorientabili la colonna dei pallini subisce solitamente un accorciamento ed un incremento della sezione trasversale, per la mancanza dei petali, rispetto alle borre a bicchierino.
Questo effetto comporta spesso una leggera diminuzione pressoria, circa 30 / 40 bar, che può essere compensata con un incremento di 3-5 centigrammi sulla dose polvere.
Le borre dispersanti ricercano come effetto una precoce e rapida apertura della rosata per migliorarne il rendimento nei tiri corti e medio-corti.
Per ottenere questo risultato nel tempo si è visto impiegato un numero incredibili di soluzioni, dal piombo cubico o schiacciato a vere e proprie strutture rotanti.
La maggior parte di queste soluzioni sfruttano sempre principi fisico-dinamici che incrementano l’ingresso dell’aria tra i pallini e ne aumentano l’urto, deviandoli dalla loro traiettoria iniziale o si impiegano strutture perlopiù a croce che dividono la colonna dei pallini in vari settori già dentro alla cartuccia.
Probabilmente il mezzo più usato tra questi è il “croisillon”, un inserto centrale cruciforme tramite il quale la colonna del piombo viene suddivisa in quattro settori longitudinali che, permettendo l’ingresso del fluido aereo nella massa dei pallini, anticipano il diradamento e migliorano la dispersione radiale della rosata, già prima dei 20 metri.
Il limite risiede nel fatto che qualche volta possono però verificarsi vistosi vuoti nella zona centrale della rosata.
Vari dispersori con Croisillon.
L’impiego di una borra contenitore privata dei petali e sormontata da un dischetto di sughero agglomerato o cartalana e di una colonna di piombo stratificata in 2 o 3 settori tramite cartoncini rigidi produce solitamente risultati simili e sovrapponibili a quelli ottenibili da una borra dispersante e ne incrementa sensibilmente la dispersione longitudinale (allunga lievemente lo sciame del piombo) sulle medie distanze di tiro.
Una borra dispersante a croisillon aumenta molto l’effetto disperdente se si fraziona la colonna dei pallini in due parti con un cartoncino.
Questo, dopo aver riempito la parte inferiore fino alla sommità a filo della crociera, deve essere posto sopra il croisillon; quindi si versa la restante parte della grammatura dei pallini, si assesta il dischetto numerato e si chiude con orlo tondo.
L’impiego di questo speciale componente apparve per la prima volta alcune decine di anni fa sulle cartucce magnum di produzione americana.
Remington, Federal e Winchester furono i pionieri nell’uso di questo granulato plastico con funzione di ammortizzatore che, mescolato ai pallini, ne impedisce o limita efficacemente la deformazione durante la compressione iniziale e, migliorando la sfericità residua, incrementa sensibilmente la qualità e densità delle rosate.
Borra Federal, spesso usata con pallini e plastic buffer
Si tratta di un granulato di polietilene ad alta o bassa densità con dimensioni di circa 0,2 / 0,3 mm che viene mescolato ai pallini introducendolo nella cartuccia subito prima di effettuarne la chiusura.
Si è constatata una notevole importanza di questo componente anche con pallini in tungsteno e acciaio. In queste speciali cartucce, l’ammortizzatore migliora l’arroccamento dei pallini e diminuisce l’attrito nel passaggio attraverso le strozzature, incrementando inoltre la qualità delle rosate.
In sintesi, rivolgendoci soprattutto ai cacciatori meno esperti, sottolineiamo l’importanza della scelta del borraggio in relazione alla distanza di tiro e quindi agli ambienti di caccia frequentati.
Iniziando dalle brevissime distanze tipiche della caccia nel bosco oppure con il cane da ferma, oppure allo spollo mattutino, possiamo consigliare sicuramente una cartuccia con borraggio tradizionale abbinato all’orlo tondo oppure per le distanze veramente minime la borra / cartuccia dispersante.
In queste condizioni il tiro risulterà facilitato dalla maggiore dimensione della rosata e le prede centrate non saranno comunque rovinate dall’eccessivo numero di pallini.
Per le distanze medie risulta perfettamente adeguato un borraggio tradizionale abbinato alla couvette, in una cartuccia con orlo tondo o chiusura stellare. In queste condizioni, avremo, con canne a media strozzatura, rosate perfette e sfruttabili tra i 20 ed i 30 metri.
Per i tiri al limite della portata, quindi sulle distanze massime, utilizzeremo le borre contenitore abbinate al piombo nichelato o ramato ed all’eventuale uso del plastic buffer. Con canne a strozzatura massima, impiegando queste cartucce, avremo risultati efficaci fino al limite del 40 / 50 metri... a patto di colpire il bersaglio!
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