Spesso nell’analizzare una cartuccia a piombo spezzato non si dà molta attenzione ai pallini con cui è caricata, quasi fossero un dettaglio.
Piace più soffermarsi sulla grammatura, sulla velocità di una cartuccia, sul borraggio e sulla pressione generata, immaginandone così l’efficacia balistica sulla preda ma anche sul piattello.
Ma chi “porta a termine il lavoro” sono proprio i pallini.
Cambiamo prospettiva, non è forse vero che tutti i componenti di una cartuccia servono a metterli nelle migliori condizioni per svolgere il proprio compito?
Se la risposta è sì, ecco perché per qualsiasi cacciatore dovrebbe essere molto importante conoscere quali sono i principali materiali e leghe impiegati per i moderni pallini da caccia, e, soprattutto, come ne influenzano le prestazioni balistiche.
Cosa rende efficace un pallino da caccia?
Prima di analizzare quali sono le leghe più utilizzate oggi per la realizzazione dei pallini da caccia è bene comprendere il perché a volte ne viene scelta una piuttosto che un’altra.
Per farlo dobbiamo considerare quali sono le caratteristiche che vengono ricercate nella produzione dei pallini da caccia e perché purtroppo, salvo poche eccezioni, facendo una determinata scelta si avranno dei vantaggi e svantaggi.
Il peso specifico dei pallini delle cartucce da tiro e da caccia
Una delle caratteristiche più importanti e che poi influenza sensibilmente anche le altre che osserveremo è il peso specifico dei pallini.
Il peso specifico si ottiene dividendo il peso di un materiale, nel nostro caso un pallino, per il suo volume. Qui non ci interessa la formula matematica ma comprendere perché il peso specifico è importante per incarnierare più prede.
Un peso specifico maggiore dei pallini influenza pesantemente la conservazione della loro velocità, limitando l’effetto della ritardazione causato dall’attrito dell’aria. Quindi pallini con maggiore peso specifico garantiranno una maggiore velocità residua ed energia all’impatto sul bersaglio.
Nel corso degli anni è stato testato e introdotto l’utilizzo di diverse leghe sia per necessità imposte dalla legge (come zone no-toxic) o per ricercare performance balistiche superiori a quelle ottenibili dal piombo.
Sono state introdotte quindi cartucce da caccia con pallini in ferro, rame, bismuto e tungsteno. E, come vediamo nel grafico qui sotto, tutte queste leghe hanno un peso specifico differente.
L’implicazione è chiara, se scegliamo una diversa lega avremo performance balistiche sensibilmente differenti.
Forma e scorrevolezza dei pallini da caccia
Pallini da caccia perfettamente sferici e scorrevoli permettono di ottenere significativi vantaggi.
Partendo dalla fase di caricamento delle cartucce da caccia, pallini uniformi dalla perfetta sfericità e scorrevolezza ci permetteranno di ottenere dosaggi e grammature molto più precise e costanti, migliorando quindi il rendimento complessivo delle cartucce da caccia.
Poi quando i pallini verranno lanciati dalla fase deflagrativa lungo la canna, la loro sfericità e scorrevolezza minimizzeranno l’attrito con la canna del fucile quando utilizzeremo cartucce con borraggio tradizionale (feltro + couvette) o biorientabili, quindi senza contenitore.
Infine queste caratteristiche minimizzano per quanto possibile l’attrito e la resistenza dell’aria quando i pallini sono ormai in volo, rendendoli quanto più aerodinamici possibile.
Pallini non perfettamente sferici, o peggio ancora con evidenti deformazioni, saranno molto più sensibili alla resistenza dell’aria e a deviazioni dalla traiettoria originale del tiro.
La durezza dei pallini da caccia
Pallini da caccia perfetti dovrebbero avere anche una durezza adeguata. Infatti i pallini sono sottoposti durante tutta la fase di sparo a diverse forze fisiche che ne mettono alla prova la resistenza.
La prima importante sollecitazione subita dai pallini avviene all’interno del bossolo quando la pressione raggiunge il picco e la colonna del piombo, compressa in senso longitudinale, viene frenata nella sua accelerazione dalla resistenza causata dalla chiusura della cartuccia.
Questa forza di compressione molto ingente e definita tecnicamente come “colpo d’ariete” è la principale responsabile della deformazione e perdita di sfericità dei pallini.
La seconda sollecitazione importante avviene nel passaggio della colonna del piombo attraverso il cono di raccordo camera/anima e nel passaggio attraverso la strozzatura.
Quindi tanto più i pallini sono “duri” meno verranno deformati durante tutta la fase della balistica interna.
La normativa vigente stabilita dalla CIP pone un limite alla durezza dei pallini al nucleo di 100 gradi vickers. Questa problematica tuttavia affiora soltanto nell’uso di leghe particolarmente dure come quelle in tungsteno o con le "Steel Shot".
I vari tipi di pallini con le loro differenti caratteristiche, durezze e peso specifico garantiscono le condizioni ottimali di cessione dinamica e capacità di concentrare le rosate in base ai vari caricamenti e alle dimensioni dei pallini.
I pallini in piombo temperato
Sono realizzati con piombo, tracce di arsenico e una piccola percentuale di antimonio (2%) e costituiscono la tipologia più comune e diffusa per l’impiego venatorio. I pallini in piombo nero temperato mantengono una discreta deformabilità, molto utile per la cessione dinamica e quindi per gli effetti terminali sulle prede.
La piccola percentuale di antimonio conferisce comunque alla lega un incremento della durezza e quindi della resistenza alle varie sollecitazioni già descritte precedentemente.
Il peso specifico di questa lega più semplice passa da 11,32 a 11,16 (Kg/dm3).
Per il tiro a volo sono prodotti pallini temperati con percentuali maggiori di antimonio. Le percentuali prevalentemente utilizzate sono al 3% e al 5%.
In questi due casi avremo durezze del piombo più elevate rispetto a quella ideale per l'impiego venatorio, perfettamente idonee e studiate per conferire alle cartucce da tiro al piattello una migliore capacità fratturativa, proprio come un martelletto per infrangere un vetro.
La nichelatura o ramatura applicata sui pallini temperati conferisce una miglior durezza superficiale ed un’eccellente scorrevolezza con vantaggi evidenti nella produzione di rosate maggiormente dense e più penetranti, grazie alla conservazione di una perfetta sfericità dei pallini.
Questi trattamenti superficiali assicurano inoltre l’inossidabilità dei pallini, preservandoli da un rapido degrado quando le cartucce vengono conservate in ambienti anche solo parzialmente umidi.
I pallini in piombo temperato nichelati e ramati o quelli induriti con alte percentuali di antimonio sono spesso accusati di una minor efficacia terminale, determinata dalla loro minima deformazione.
In realtà nella balistica terminale delle munizioni a pallini quando il tiro avviene sulle medie e lunghe distanze non si notano mai eccessi di penetrazione e limitata cessione dinamica nell’uso di queste tipologie di pallini.
Non è un caso infatti che pallini nichelati, ramati o grafitati siano impiegati nel caricamento di cartucce da caccia di maggior pregio e prestigio.
I pallini in materiali no toxic
Con il recepimento delle normative internazionali per la tutela della fauna e dell’ambiente dall’inizio degli anni 2000 sono state introdotte regole che dispongono la proibizione dell’utilizzo del piombo, soprattutto nelle zone umide e nelle zone a tutela speciale.
Chiaramente con questa base si sono immediatamente condotte ricerche e studi per individuare elementi e materiali che offrissero nelle munizioni a pallini prestazioni balistiche simili al piombo o possibilmente anche superiori.
I pallini in tungsteno
Costituiscono lo stato dell’arte di quanto emerso dalla ricerca di leghe alternative al piombo.
I pallini in tungsteno sono realizzati in realtà con una mescola di diversi elementi e/o metalli che comprendono ferro, nichel, bronzo e tungsteno, in percentuali diverse e tali da creare un peso specifico vicino o ancora meglio superiore a quello del piombo.
Attualmente i pallini in lega di tungsteno vengono prodotti con densità che oscillano tra 12 e 18 (g/cc). Il loro costo è molto elevato e sale rapidamente al salire della percentuale di tungsteno impiegata.
Le prestazioni balistiche di questi pallini sono eccellenti. La loro altissima ritenzione di velocità residua unita ad una perfetta conservazione della sfericità determina una balistica terminale esaltante.
Spezzato di una cartuccia della linea MG2 Tungsten Baschieri & Pellagri, caricata con speciali pallini in lega di tungsteno.
Nelle prove condotte sia a caccia che nei balipedi è emerso immediatamente un incremento notevole della portata massima delle armi da caccia che di fatto ha esteso l’efficacia di almeno 10 / 12 metri rispetto alle migliori cartucce con pallini in piombo.
Chiaramente l’utilizzo elettivo di questi pallini lo si individua nelle cacce agli anatidi e oche negli ambienti umidi. In questo caso l’efficacia su questi tenaci e coriacei selvatici è apparsa immediatamente eccezionale, decisamente superiore al piombo.
Per queste caratteristiche balistiche il pallino in tungsteno ha trovato un impiego dedicato anche nella caccia tipicamente americana al tacchino selvatico, dove la notevole distanza di tiro e la necessità di colpire la zona collo testa (neck/head) con un elevato numero di pallini non ha mai ottenuto un’ottimale realizzazione con i pallini in piombo.
Non di rado si è cercato un pallino prestazionalmente adeguato anche con l’impiego di matrici polimeriche caricate con polveri di metalli pesanti, quali appunto il tungsteno.
Questi pallini (Tundra) non hanno avuto tuttavia il successo sperato anche se la loro modesta durezza e buona deformabilità unite ad un peso specifico interessante avevano fatto pensare inizialmente alla soluzione ottimale per questo problema balistico.
Questo tentativo ha comunque mostrato diversi limiti al momento del confronto diretto sul piano balistico con i pallini in tungsteno interamente metallici che hanno mostrato un’evidente superiorità, imponendosi sul mercato.
Pallini da caccia in bismuto, rame e ferro
Alla ricerca di materiali meno costosi del tungsteno le innovazioni delle principali aziende si sono concentrate su materiali caratterizzati da un buon peso specifico e da un costo non eccessivo, individuando, in ordine cronologico, come materiali alternativi al piombo:
- Il ferro
- Il bismuto
- Il rame
Il ferro
Ha il vantaggio primario di un costo molto contenuto e di una lavorabilità relativamente facile.
I pallini vengono ottenuti da cilindretti tranciati da un filo e poi lavorati per levigatura tra piastre rotanti contrapposte fino ad ottenere le sfere del diametro desiderato.
Il costo finale di questo materiale non è molto lontano da quello del piombo, purtroppo il grande divario è nella densità e peso specifico dei due materiali.
Il ferro decarburato utilizzato per i pallini fa rilevare solitamente un peso specifico di 7,8 (g/cc) decisamente basso per assicurare una buona ritenzione di velocità ed energia alle distanze medio lunghe, abituali e note ai cacciatori.
Test delle linee in leghe speciali B&P a caccia di anatre
Si può dire che l’utilizzo del ferro porta ad un risultato soddisfacente se si considera sin dall’inizio la riduzione della portata massima delle armi di almeno un 20 %. Quindi sparando ad una distanza non superiore ai 30 / 32 metri le capacità lesive del ferro risultano soddisfacenti ed adeguate.
Questo materiale risulta penalizzato anche nel tiro a fermo su anatidi posati in acqua, rendendo problematico il ribatterli efficacemente quando feriti.
Per la già individuata differenza di densità tra i due materiali, nell’uso dei pallini in ferro si deve considerare la necessità di impiegare un pallino di due numerazioni superiori a quello normalmente utilizzato in piombo.
Ad esempio considerando ideale per gli anatidi un pallino in piombo numero 5 ( 2,9 mm) dovremmo passare a pallini numero 3 ( 3,3 mm.) se desideriamo utilizzare munizioni steel shot.
Il rame
Il rame con il suo peso specifico 9 (g/cc) risulta balisticamente soddisfacente e nelle prove pratiche condotte a caccia sugli anatidi ha mostrato un’efficacia non molto lontana da quella dei pallini in piombo.
I fabbricanti di munizioni hanno spesso convenientemente creato cartucce a doppia numerazione (6+4, 5+3) che hanno fatto rilevare nella balistica terminale un effetto positivo particolarmente apprezzabile in termini di densità di rosata e penetrazione.
Un esempio sono le cartucce della linea Dual Shock Baschieri & Pellagri, che Alessandro Magno Giangio ha più volte testato sugli acquatici come nel video che troverai qui sotto.
Test delle cartucce Dual Shock con pallini in rame
Nell’ottima resa dei pallini in rame concorre, con un buon valore di densità del materiale, anche una medio / alta durezza e perfetta sfericità dei pallini impiegati. Queste caratteristiche compensano molto positivamente lo svantaggio minimo, ma tuttavia presente, che si rileva nel paragone tra pesi specifici dei due materiali (rame e piombo).
Il bismuto
Il bismuto con un peso specifico di circa 9 (g/cc) rappresenta una buona scelta nella ricerca di un materiale adeguato alla ritenzione di buoni valori della velocità residua. Il suo limite principale è costituito dalla sua fragilità che comporta la frattura di molti dei pallini della carica sia nel tragitto dalla cartuccia in canna, sia all’impatto sulle protezioni passive degli anatidi posati in acqua.
Nelle prove alla placca è risultato evidente come una parte dei pallini lanciati si frammenti in due o più sezioni, limitando quindi in modo evidente e pesante l’efficacia terminale di questi proiettili.
Si è risolto parzialmente il problema additivando al bismuto una piccola percentuale di stagno che ne ha incrementato la tenacia e la robustezza dei singoli pallini.
L’uso prevalente dei pallini in bismuto avviene nei paesi anglosassoni e il loro caricamento è infatti intrapreso dalle principali aziende inglesi.
I fucili e le strozzature per sparare pallini in leghe speciali
Tutte le leghe alternative al piombo dovrebbero per motivi di sicurezza essere sparate soltanto in armi collaudate alla prova pressoria superiore (PSF**) e omologate al test Steel Shot, rilevabile dalla presenza del tradizionale giglio fiorentino.
L’acciaio e il tungsteno, soprattutto con pallini di diametro maggiore a 3 mm, devono essere utilizzati esclusivamente in canne a strozzatura media (***) evitando l’uso in canne maggiormente strozzate per la possibilità di creare deformazioni permanenti nel cono di restringimento.
Il rame, pur essendo assoggettato alla medesima normativa steel shot, presenta una durezza decisamente inferiore ai pallini in ferro ed accetta quindi l’uso in canne con strozzatura fino a **.
Se vuoi saperne di più sulle performance balistiche dei pallini realizzati in queste speciali leghe abbiamo preparato uno speciale confronto balistico. Scaricalo cliccando sull'immagine che trovi qui sotto.
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