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Caccia alla lepre con il calibro 28: cosa c'è da sapere

Scritto da Saro Calvo | 22-lug-2019 15.27.20

Dalle nostre parti, in Sicilia, quando si parla di caccia, si parla di caccia al coniglio con i cani da seguita e calibro 12 e si può assistere a veri e propri “teatri” dove la mimica traduce gesta inenarrabili, ma quando il discorso si sposta casualmente sulla lepre, succede che, come se di colpo si entrasse in chiesa, si abbassano le voci, si smette di gesticolare, il discorso si fa di colpo serio.

Immaginate quando mi intromisi nel discorso dicendo che a me piace cacciare la lepre ma col cane da ferma e con il calibro 28. Solo per cortesia non sono stato subito ostracizzato, ma penso di aver perso il rispetto di molti dei presenti a quella discussione.

Beh, poco importa, io sono un cacciatore solitario e sufficientemente testardo fino a quando non riesco nel mio intento. E il mio intento era quello di cacciare la lepre col piccolo calibro 28, blasfemia per i più.

Caso volle che mi capita un periodo in cui posseggo un breton, e qualche anno prima di lui un bracco italiano, che cede spesso nella tentazione di fermare l’orecchiona e io, per non deluderlo, spesso lo assecondo.

Ma passiamo all’analisi dei fatti e vediamo cosa c’è da sapere.

 

 

A caccia di lepri con il calibro 28

Di sicuro lepre e calibro 28 non sono un binomio perfetto.

Da un lato, infatti, abbiamo un selvatico importante sia per prestigio che per mole, dotato di una struttura fisica massiccia, muscolosa e di uno strato di pelle e pelliccia abbastanza spesso, che vive in areali ampi e che ha l’abitudine di frapporre, tra se e i seccatori, distanze le più ampie possibili; dall’altro, invece, abbiamo il peso piuma dei fucili da caccia con le sue munizioni affusolate con pochi grammi di piombo.

Però, per il cacciatore che vuol mettersi alla prova, utilizzare il piccolo calibro per andare a caccia di lepri si traduce in una bella e oltremodo stimolante sfida, condendo con un po’ di pepe una caccia già ricca di emozioni ed adrenalina.

Quando si decide di utilizzare il calibro 28 per insidiare la lepre, si deve lasciare poco spazio all’approssimazione avendo cura di scegliere e valutare dei fattori essenziali che condizioneranno non poco il risultato della nostra sfida, e sono: modalità di caccia, luogo dove si svolge la caccia, il periodo in cui si decide di dedicarsi a tale attività, tipologia di fucile da impiegare e importanza del munizionamento.

 

 

Modalità di caccia alla lepre in calibro 28

La caccia classica all’amato selvatico avviene con i segugi da seguita, che, coadiuvati da almeno un cacciatore, spingono verso le poste il selvatico che a tutta velocità cerca di dileguarsi. Il tiro in questi casi non è quasi mai ravvicinato, pertanto l’uso del calibro 28 alla posta sarebbe da sconsigliare.

Viceversa, nella modalità di caccia c.d. allo “schizzo”, cioè quando il cacciatore, a stretto contatto con i suoi ausiliari, riesce ad accostarsi a breve distanza al covo della lepre la quale, sentendosi scovata, decide di “schizzare”, appunto, dal giaciglio con i formidabili tre balzi, ad una distanza che varia tra i 10 e i 20 metri, il nostro beneamato piccolo calibro è fruttuosamente impiegabile.

 

 

Inoltre, il vantaggio che offre il calibro 28 nella caccia alla lepre, è che la sua leggerezza ci consente di non sentire le braccia pesanti dopo ore e ore di tanto camminare e che al momento dello scovo e dello “schizzo” del selvatico, che sia sotto la ferma del cane o dettato dall’abbaio sincronizzato della seguita.

La maneggevolezza del calibro 28 e la facilità nel brandeggio ci consentono di ottimizzare i tempi di reazione e di puntamento regalandoci qualche decimo di secondo di anticipo al momento di imbracciare il fucile e di tirare il grilletto, aspetto che, sparando quasi sempre di stoccata, non è da sottovalutare.

Naturalmente bisogna cercare di essere più precisi possibile nel centrare il bersaglio, in quanto, le nostre rosate in calibro 28 risulteranno poco dense non solo per l’esigua quantità di piombo tipica del calibro in oggetto, ma anche per la dimensione delle sfere che, dovendo essere proporzionate alla mole della lepre, dovranno essere di grossa numerazione.

 

 

Per tale motivo è necessario che il cacciatore armato di calibro 28 mantenga un contatto non solo visivo col proprio ausiliare, specie se nota che inizia a dimenarsi o ad avventare l’usta del selvatico, e gli si mantenga piuttosto vicino, prediligendo una posizione elevata rispetto all’ausiliare (ad esempio nel terrazzamento superiore, o sopra il bordo di un avvallamento del terreno o, per chi ci riesce, mantenendosi in equilibrio sopra un muro a secco).

In questo modo si avrà un’ottima visuale e posizione di mira che consentirà di scorgere il selvatico appena deciderà di partire.

Praticando la caccia col cane da ferma, certamente, la cosa potrebbe risultare più vantaggiosa, specie se il nostro ausiliare è dotato di un buon olfatto e riesce a fermare l’orecchiona a una buona distanza, questo ci darà il tempo di sistemarci bene e di scegliere le migliori angolazioni di sparo da effettuare con il calibro 28.

 

 

Scenario e contesto di caccia alla lepre

Decidendo di cacciare la lepre con il piccolo calibro, sarà necessario anche scegliere il teatro della nostra sfida. Dal punto di vista topologico, lo scenario dove avviene la caccia alla lepre con il calibro 28 non è sicuramente il paesaggio montano, ambiente nel quale si predilige lo stile di caccia delle poste, come detto, e dove le distanze si fanno lunghe per il ventotto e si rischia, non solo di non abbattere il selvatico, ma di ferirlo irrimediabilmente condannandolo a morte certa.

La caccia alla lepre allo “schizzo”, invece, avviene essenzialmente su due tipologie di terreno che ci consentono di sfruttare al meglio le potenzialità e le qualità del moderno calibro 28/70 o 76, la pianura più o meno aperta caratterizzata da vegetazione bassa, spine e cespugli; e le c.d. “trinche” cioè quei tratti di terreno scosceso che delimitano il terrazzamento collinare e che, non potendo essere pulite dal trattore, rimangono sempre sporche di vegetazione, non troppo alta, costituendo un ottimo rifugio e luogo di ricovero diurno per la lepre.

 

 

Su entrambi questi scenari le caratteristiche di leggerezza e maneggevolezza del calibro 28 si esaltano, agevolando la caccia, in quanto con la lepre, si sa, bisogna camminare e non poco e su terreni “pesanti” molto accidentati e spesso arati.

Sarà sempre necessario possedere degli ausiliari molto collegati e non degli scavezzacollo che si mantengono troppo distanti dal cacciatore, in questo modo sarà possibile effettuare una ricerca proficua tra i terrazzamenti o nella pianura, mantenendo l’azione sempre all’interno di un range di azione circoscritto e alla portata del nostro calibro.

 

 

Periodo in cui dedicarsi alla caccia alla lepre

Anche il periodo da dedicare alla caccia della lepre, deve essere ben ponderato.

Sicuramente i primi giorni di apertura, che sono anche i più caldi, risulteranno essere anche i migliori per l’utilizzo del piccolo calibro o, quantomeno, per prenderne confidenza.

In questo periodo, infatti, il lagomorfe è più confidente e consente a cacciatore e ausiliari di avvicinarsi al covo e conseguentemente di effettuare dei tiri a media distanza e possibili anche per il nostro calibro 28.

 

 

Quale fucile in calibro 28 per la lepre

Secondo consuetudine, quando si parla di caccia con i cani da seguita alla stanziale, si predilige avere un calibro 12, raro il 20 anche se da qualche anno un po’ più diffuso, solitamente semiauto, per il terzo colpo, o doppietta per l’ottima visuale, con canne non oltre i cm 65 strozzatura 4 stelle o 4/2 per le due canne.

Con il fucile calibro 28 è consigliabile utilizzare canne di almeno 67-71 cm.

Perché questa scelta?

Semplicemente consideriamo che le canne lunghe servono bene nei tiri lunghi in cui la massa della canna/e col suo “traino” aiuta a seguire il bersaglio lontano in un puntamento armonico e lineare, mentre quelle corte (relativamente corte se di 66/68 cm.) cacciando allo “schizzo” dove il tiro è corto e rapido, su bersaglio a traiettoria irregolare, saranno più rapide da puntare, e molto avvantaggiate nel trovare un bersaglio rapido e non lineare.

Ottimo il semiautomatico con la sua unica canna, elegantissime ed equilibratissime le doppiette che nella moderna produzione hanno raggiunto livelli di equilibrio, finezza estetica e capacità balistica che nulla hanno da invidiare ai calibri maggiori. Perfetto e ben bilanciato il sovrapposto, preciso nel puntamento e maneggevole nell’imbraccio e puntamento.

 

 

Benché la rosata del calibro 28, come accade spesso nei piccoli calibri risulti abbastanza compatta anche nei primi metri, è sempre preferibile avere una strozzatura media (***) per il semiauto e media/massima quindi ***/* per i basculanti a due canne.

Con queste strozzature potremo essere meno precipitosi e concedere qualche metro alla lepre, perfezionando il puntamento, possibilità che non avremmo con strozzature “larghe” ovvero **** o ***** che come sappiamo richiedono un primo colpo di stoccata, col rischio di sprecarlo proprio perché troppo rapido ed avventato.

Per quanto riguarda la lunghezza della camera di scoppio, quella da 70 è più che sufficiente, in quanto ci consente di sparare cartucce fino a 30 gr. di piombo, poi se si vuole disporre della elevata potenza delle nuove cartucce Magnum ed essere ancora più sicuri dell’efficacia dell’arma in questa caccia, si può propendere anche per il nuovo 28/76 Magnum che può sparare fino a 32/34 grammi di piombo.

 

La cartuccia calibro 28 per la lepre

Prima di trattare delle tipologie di cartucce, vogliamo spendere due parole sulla numerazione del piombo da prendere in considerazione per la caccia alla lepre, partiamo dall’inizio.

Genericamente in base al calcolo dell’energia residua sui singoli pallini si consiglia per la lepre (una preda di 3,5/4,5 chilogrammi) un pallino n. 2-3-4 (3,5/3,3/3,1 mm.) adeguato per energia e quindi penetrazione.

Del resto la lepre è un mammifero, ha struttura e consistenza fisica potenti, ossa robuste e resistenza alle ferite, decisamente elevata. Cacciando allo schizzo col 28, contro ogni base tecnica della letteratura cinegetica, abbiamo trovato però già adeguato il pallino n. 7 (2,5 mm.) e pallini più grossi di un paio di numerazioni per i colpi successivi.

Perché?

Il motivo è semplice, il pallino n. 7 (2,5 mm.) dispone alle brevi distanze della “prima canna” tipiche di questa caccia, di una adeguata penetrazione.

 

 

L’elevato numero di impatti sulla preda consente poi di colpire quasi sistematicamente i bersagli vitali, ovvero collo e testa della preda, con effetto letale, mentre i pallini n. 5-4 saranno adeguati per potenza e penetrazione sui tiri più lunghi.

Il mercato delle munizioni commerciali offre diverse tipologie di munizioni, anche con piombo grosso; parlando di B&P ci si potrebbe orientare sull’Extra Rossa HV n. 5 ½ e al limite anche n. 7 ½ di prima canna e sull’Extra Rossa 28 Max a grammatura pesante col piombo 5 di seconda canna.

A secondo delle situazioni però, in zone in cui si possa cacciare su medio brevi distanze non sarebbe da disdegnare neanche la Extra Rossa Fiber piombo 6 o 7 di prima canna, che consentirebbe di facilitare il puntamento avendo una rosata più omogenea anche su breve distanza.


Cacciando con fucili 28/76, utilizzando la linea 28 Magnum della B&P, riteniamo adeguate le numerazioni cha vanno dal numero 7 al numero 5 tutte in 32 grammi.

 

 

Per concludere: la mia prima lepre

Dopo qualche ora di saliscendi tra i terrazzamenti delle colline iblee, sovrastato da un terso cielo ottobrino, l’aria tiepida del mattino preannunciava già la giornata calda e con pochissimo vento.

Il cane girava bene nella residua frescura del mattino, avendo già avventato un paio di volta l’usta dell’orecchiona, ma concludendo l’azione con un nulla di fatto.

Si avanzava speranzosi con la stanchezza che iniziava a farsi sentire con l’aumento della temperatura anche se attenuata, fortunatamente, dalla leggerezza del mio Rizzini Ares in cal.28.

Al terzo livello di terrazzamento, mentre mi approssimavo a salire per mettermi in posizione ottimale in caso di incontro, mi ritrovo il cane in ferma in mezzo ai piedi, bloccato come una pietra, essendo ancora all’inizio della salita ritengo più opportuno fare qualche passo indietro e scendere sotto in posizione sfavorevole.

Chiudo il fucile e tolgo la sicura, mi affido alla fortuna e alla prima canna da 3 stelle con una cartuccia caricata dal sottoscritto con polvere B&P M92S, coppetta, borra in feltro e 22 gr.di piombo temperato del 6.

Il cane carica, la lepre schizza e sale come un fulmine il crinale coperta dall’erba gialla e alta distanziando da subito, fortunatamente, il mio ausiliare, tra solo 10 metri sparirà dietro il bordo del terrazzamento, è un attimo, “festina lente” veloce a imbracciare lento a sparare, seguo il movimento con il mirino e appena vedo le orecchie tiro il grilletto.

 

 

La piccola carica del 28 mi regala un dolce rinculo progressivo, la munizione è equilibrata e secca come lo sparo che riecheggia deciso. Resto così, la corsa sarebbe inutile, il secondo colpo non lo potrei sparare, scarico ed è allora che vedo il cane affacciarsi dal bordo del terrazzamento, mi guarda soddisfatto, con una giovane e bella lepre in bocca.

La caccia con il calibro 28 rappresenta di per sé un sfida per il moderno cacciatore che intende fare di questo fucile un tutta caccia, specie se ci si cimenta con prede di una certa mole e pregio come il nostro lagomorfo.

Tuttavia, considerando i moderni fucili e le moderne munizioni dedicate, si ritiene che di limiti insormontabili non ce ne siano, tranne quello che esiste dentro di noi.

Ricordandoci sempre, come spiegato, di effettuare un lavoro preparatorio nella scelta del fucile e delle dimensioni delle canne, nell’individuazione delle munizioni e del territorio dove andare ad insidiare la lepre con il calibro 28, e infine di saper abbassare le canne e rispettare la preda davanti ad un tiro azzardato in cui il ferimento sarebbe il risultato più probabile.