Un fucile speciale e diverso dal solito che nasce per sparare una palla unica e non una colonna di pallini. Il fucile slug è entrato da pochi decenni nella nostra cultura venatoria ma non sempre tutti lo conoscono abbastanza a fondo per capirlo interamente.
L’analisi di questi corti fucili è stata fatta in più occasioni ma per molti appassionati i dubbi rimangono sulle caratteristiche balistiche, sull’uso, sulla manutenzione e ben poco si sa della loro pericolosità.
Considerando qualsiasi fucile slug, è importate imparare come eseguire la corretta manutenzione e la messa a punto delle mire ed infine come evitare i pericoli della sua lunga gittata e dell'uso imprudente a caccia.
Nella ricerca delle sue migliori peculiarità, i costruttori cercano nei fucili slug del calibro 12 la precisione migliore e la maneggevolezza, cosa peraltro immediata perché si tratta di un'arma corta e quindi più istintiva nel puntamento.
La precisione intrinseca di una buona canna cilindrica, montata con mire metalliche, è superiore alle normali canne da caccia col solo mirino a sfera o in plastica colorata, soprattutto per la possibilità della miglior collimazione,
Non dimentichiamo tuttavia che proprio la precisione in questa particolare tipologia di arma / munizione deriva in massima parte dalla cartuccia e dalla palla che impiega.
Considerando l’ottimo livello delle cartucce a palla moderne, si può dire che oggi un fucile “slug” di qualità è in grado di fornire delle rosate di cinque colpi decisamente strette. Avremo gruppi sempre più spesso ben raccolti e mortalmente precisi fino a circa 70 / 80 metri, a volte anche poco di più.
Intendiamo riferirci con questo concetto alla capacità di piazzare efficacemente le cinque palle sull’area vitale del nostro cinghiale oppure di un cervide, quindi nella zona anatomica classica, dietro la spalla dell’animale, area circolare delle dimensioni di un piattino da caffè.
Dinamicamente oggi l’energia residua e la penetrazione di una moderna palla del calibro 12 si rivelano adeguate a fermare pulitamente cinghiali di media mole, più o meno fino agli stessi 70 / 80 metri.
Per ottenere con costanza questi risultati disponendo di una media capacità di tiro, occorrono però armi specifiche, selezionate per garantire una buona balistica e controllate per la loro precisione intrinseca nel tiro a palla.
I fucili slug, a differenza di quelle nati per la cartuccia a pallini, hanno organi di mira simili a quelli delle armi rigate e spesso, ma non necessariamente, montano canne più corte.
La braccata classica al cinghiale, è inutile porsi il dubbio, è una caccia da bosco e da macchia.
Ci troveremo spesso in ambienti angusti e poco spaziosi in cui non solo il tiro, ma anche l’imbracciata, possono essere complicati dalla presenza di arbusti o rovi, rami e foglie. La vegetazione ostacolerà spesso il movimento ed il puntamento che sarà rivolto in modo rapido ed istintivo ad un bersaglio fugace che appare e scompare tra la macchia.
È pur vero che nel fitto del forteto lavorano cani e canai, mentre i cacciatori appostati sono generalmente disposti in luoghi maggiormente ampi, ai margini del bosco vero e proprio oppure in radure prive di vegetazione; ma anche questi trarranno giovamento da una canna corta, ma non cortissima, per rendere più immediato e rapido il puntamento istintivo sui cinghiali giunti alle poste.
Siamo convinti, confortati dal parere di veri esperti storici, che si compia un grossolano errore nel ricorrere a canne extra-corte da circa 50 cm. in questa avvincente caccia; simili “lupare” se possono essere utili in alcuni casi lo saranno soprattutto per i canai che lavorano nel fitto, ma mai saranno una scelta felice e razionale per i cacciatori alle poste.
La celerità di puntamento è ugualmente pronta anche con canne da 60 / 65 cm. con la sostanziale differenza che queste di media lunghezza consentiranno ancora un ottimo rendimento della cartuccia a palla senza ridurre troppo pesantemente la velocità iniziale e quindi l’energia del proiettile unico.
Una canna slug da automatico, oppure un paio di canne “per tiro a palla” per basculante sovrapposto o parallelo, quindi armi specifiche per questa caccia, dovrebbero avere una lunghezza non inferiore a 56 centimetri, molto meglio se compresa tra i 60 e 65 cm. per non perdere troppa energia residua.
Un sistema di mire metalliche regolabili e ben studiate.
Serviranno sia per collimare precisamente l’arma su un piccolo bersaglio nel tiro mirato e meditato, sia per consentire un'istintiva e rapida acquisizione nel tiro alla preda in corsa.
La foratura standard in asta dovrebbe essere compresa nel valore di 18,3 / 18,5 millimetri, scelta obbligata, perché è su questi valori che è stata impostata e progettata la maggior parte dei proiettili per l’anima liscia.
Le mire metalliche, a differenza di quanto molti inesperti possano supporre, nella pratica venatoria, non serviranno quasi mai nel tiro istintivo in movimento, ma saranno indispensabili qualora si presenti l’opportunità non improbabile di un colpo mirato sulla lunga distanza ad un bersaglio fermo.
In queste occasioni la sola bindella ed il mirino a perla, tipici delle canne comuni, sarebbero insufficienti.
Esistono e sono sempre più diffuse canne raggiate o rigate.
Vengono montate anche su fucili specifici per cacciare a palla ed il loro impiego in realtà è raccomandabile soprattutto con palle sottocalibrate contenute in “sabot”, in materiale plastico di contenimento e centraggio, oppure con autentiche palle “maremmane” di foggia sferica a piena sezione, oppure di tipo “Foster” a campana, proiettili quindi senza impennaggio, che tramite una stabilizzazione giroscopica, dovuta alla rotazione impressa, possono esprimere un'ottima capacità di precisione e di rosata.
La canna raggiata o rigata è invece inutile su tutte quelle palle di tipo più moderno in cui la stabilizzazione è realizzata tramite un codolo borra con funzioni di impennaggio. Queste palle infatti vengono stabilizzate dalla reciproca posizione del baricentro e del centro di spinta, sul principio dei dardi.
Come regola fissa ed inderogabile, le armi di tipo “slug”, come le carabine a canna rigata, richiedono una precisa e puntigliosa taratura con le stesse cartucce del medesimo tipo e lotto che si useranno a caccia.
Per fare questo, è necessario munirsi di almeno 30 cartucce del tipo che intendiamo usare e recarsi in un poligono di tiro con linea a 25 e 50 metri e banconi da tiro.
In mancanza di questa essenziale operazione di collimazione, le mire non avranno più tutta la loro importante funzione.
Le canne “slug” impiegate nel tiro a palla unica sono sempre molto sensibili alla manutenzione.
Una loro perfetta pulizia dai residui della plastica e del metallo laminato è necessaria tanto in quelle lisce quanto in quelle rigate per poter esprimere tutta la loro potenziale precisione.
In questa tipologia d’arma dove la sorte del tiro è affidata ad un proiettile unico e non ad una rosata, intuitivamente apparirà chiaro a tutti come nell’imbracciatura il perfetto allineamento del calcio con l’occhio del tiratore sia un punto di primaria ed irrinunciabile importanza per il successo venatorio!
È pur vero che qui abbiamo gli organi di mira precisamente tarati e collimati col bersaglio, che daranno la certezza di colpire il punto mirato semplicemente allineandoli, ma non sempre (per non dire mai) si avrà il tempo di farlo molto rapidamente come nei tiri di stoccata, frequentissimi in questa caccia.
Similmente a quanto avviene nel tiro a pallini, anche in questo caso l’arma dovrà porsi naturalmente ed immediatamente in linea con la pupilla, in modo tale da mandare il proiettile esattamente nel punto guardato dall’occhio impegnato nel controllo del bersaglio, anche senza un rigoroso allineamento di entrambi gli organi di mira.
Nella fattispecie, la piega del calcio al nasello ed al tallone avranno importanza basilare per centrare il colpo in linea verticale, mentre la perfetta deviazione ci garantirà la precisione in deriva.
Il calcio delle armi slug è stato in passato foggiato Montecarlo da alcuni produttori, con lo scopo di consentire una posizione più elevata dell’occhio pur con un normale appoggio del calciolo nella fossetta clavicolare. Questa sfumatura tuttavia non è di importanza basilare e resta secondaria alla perfetta messa a punto dell’allineamento eseguita da un bravo calcista.
Il bilanciamento, ovvero la disposizione equilibrata delle masse nell’arma è un punto essenziale, sia per la prontezza di salita alla spalla, sia per un buon assetto ed una perfetta stabilità dell’arma durante il tiro, anche tale operazione è alla portata di qualsiasi competente calcista o armaiolo.
È un’operazione come già detto fondamentale per garantire il perfetto rendimento dell’arma.
Proprio come per le armi rigate, anche per le “slug” è necessario l’azzeramento delle mire con la cartuccia che impiegheremo a caccia.
Vogliamo sottolineare che è sempre meglio effettuare una prima valutazione della balistica della nostra arma, saggiando pochi colpi di diversi tipi di munizioni.
Trovata la cartuccia più performante e costante, sarà il caso di acquistarne una buona scorta, tutte del medesimo tipo e lotto, almeno il fabbisogno di una stagione venatoria.
Per eseguire un corretto e razionale azzeramento, con le cartucce acquistate ed un paio di bersagli da pistola standard, si andrà presso un poligono di tiro oppure in campagna, comunque in condizioni di totale sicurezza.
La taratura dell’arma liscia a palla dovrebbe essere eseguita sulla doppia distanza dei 25 e 50 metri.
Infatti una taratura a tali distanze sarà adeguata per i più svariati scenari di caccia e, calcolando un calo di traiettoria standard e non eccessivo della palla, renderemo l’arma utilizzabile fino a circa 70 / 80 metri, limite massimo ragionevole per l’arma a canna liscia, a palla.
Il tiro, per evitare possibili errori personali, dovrà avvenire preferibilmente in poligono, usando come appoggio un bancone da tiro e da seduti, con l’arma in stabile appoggio su un rest a tre piedi da carabina e posteriormente il sacchetto da tiro in pelle pieno di sabbia.
Insaccata l’arma sui due appoggi con il centro dell'astina in legno su quello anteriore e la punta inferiore del calcio su quello posteriore, troveremo subito una collocazione molto ferma e stabile dell'arma.
Ora, collimando esattamente la punta del mirino ben allineata alla tacca di mira col centro del barilotto nero del bersaglio, potremo iniziare a sparare.
I bersagli ideali sono quelli da pistola standard, quelli bianchi con la zona circolare centrale nera.
Ne fisseremo uno a 25 ed uno a 50 metri.
Trovata la posizione più ferma del fucile, la punta del mirino va prima centrata nella "V" o "U" della foglietta, allineando i tre margini superiori, i due estremi della tacca e quello centrale del mirino, quindi senza perdere l'allineamento orizzontale dei tre punti, porremo la punta del mirino (il riferimento in mezzo dei tre) sulla zona centrale del bersaglio nero.
L'allineamento ora è perfetto.
La taratura la si fa sparando prima a 25 metri, poi a 50 metri dove si verifica soprattutto quale sia il calo di traiettoria.
Lo sparo deve avvenire sempre scattando (tirando il grilletto) dolcemente e senza strappi che muovono il fucile; meglio farlo sparando in apnea dopo un paio di profonde inspirazioni ed una mezza espirazione: in questo modo il colpo sarà preciso, perfetto ed affidabile.
Dopo i primi tre colpi, sapremo quindi dove spara esattamente il nostro fucile con "quella cartuccia" e, se necessario, provvederemo ora a correggere la mira posteriore e a portare i colpi esattamente nel centro.
Le correzioni si fanno meccanicamente intervenendo tramite la tacca di mira, quella posteriore più vicina all'occhio, che ha la possibilità di muoversi micrometricamente a destra/sinistra per correggere la deriva e in alto/basso per correggere l'alzo.
Con un cacciavite piccolo o una chiave a brugola (Allen) eseguiremo per gradi le correzioni.
Anche il mirino anteriore, a volte, può partecipare alla correzione della deriva, spostandosi su una slitta trapezoidale a destra/sinistra, ma richiede un attrezzo speciale e preferibilmente l'armaiolo.
La tacca nella correzione segue il tiro: spostata a dx, porta il tiro a destra e, al contrario, se spostata a sx, porta il tiro a sinistra; alzata, alzerà il colpo ed abbassata, lo abbasserà sul bersaglio.
Il mirino lavora come allo specchio, quindi segue l'errore: portato a dx, sposta il tiro a sinistra e viceversa; se sostituito con uno più alto, abbassa il tiro, se con uno più basso, lo alza.
A correzione ultimata il nostro fucile dovrà colpire sistematicamente il centro del bersaglio a 25 metri.
Ora ci porteremo sul bersaglio a 50 metri e sparati tre colpi, vedremo dove sarà spostato il nostro impatto, solitamente esso si abbassa di poco.
Se si caccia prevalentemente in zone aperte, sparando a medio lunga distanza, si può compensare la taratura ai 50 metri con una piccola correzione dell'alzo.
Una volta collimata l’arma e verificata la sua affidabilità del tiro con una rosata finale di 5 colpi, passeremo a stringere le regolazioni delle mire, magari fissandole con una toccatura di frenafiletti medio (quello azzurro).
La collimazione andrà chiaramente riverificata se cambieremo tipo di cartucce o se incidentalmente l’arma e le mire subiranno impatti o urti.
Questa tipologia di canne è solita trattenere un pesante quantitativo di residui plastici, metallici e carboniosi.
Questi inficiano molto pesantemente sulla precisione e pertanto devono essere sempre eliminati con un adeguato ciclo di pulizia dopo ogni cacciata o sessione di tiro.
In particolare il piombo sotto forma di leggera laminazione aderisce all’anima di canna nel primo tratto fuori camera ed anche al tratto della strozzatura: questa stratificazione, creando una riduzione del diametro effettivo e un forte attrito al passaggio delle palle successive, le deforma e rende imprecise.
Queste condizioni, oltre ad innalzare le pressioni, rendono assai meno preciso il tiro ed è quindi necessario procedere ogni volta ad una completa pulizia al ritorno da caccia o dal poligono.
Oltre al normale smontaggio dell’arma con la consueta pulizia di otturatore o bascula, nei fucili automatici a presa di gas è bene dedicare cura anche alla pulizia del pistone e dello stelo che spesso trattengono particelle metalliche.
Sulle varie superfici è utile un “ammorbidimento” delle fecce con una copertura di solvente per armi spray, come Shooters Choice, Gun Scrubber, ecc., lasciato agire per una decina di minuti.
L’asportazione avviene poi di solito con uno spazzolino in ottone simile a quelli usati per pulire le scarpe in camoscio.
La canna richiede dopo il preventivo trattamento con un solvente una buona azione di spazzolatura meccanica tramite scovoli rigidi in bronzo oppure ancora meglio tramite uno scovolo del calibro minore avvolto con una falda di paglietta di ferro a grana medio-grossa, eccezionale per la rimozione del piombo e del tutto rispettosa della finitura interna della canna.
Il traguardo contro luce dell’interno della canna ci dirà quando tutti i residui saranno stati staccati ed asportati.
Nelle canne specifiche per tiro a palla asciutta, abbiamo trovato utile un trattamento conservativo con lubrificante a base di Teflon micronico, come il Breek-Free o il Tetra-Gun.
Il prodotto, infatti, essendo un antiadesivo, ritarda leggermente ma efficacemente il deposito metallico, almeno nei primi colpi.
Il tiro a palla è infinitamente più pericoloso rispetto al tiro a pallini ed anche a pallettoni: la differenza di gittata è
enorme e per molti quasi inimmaginabile!
Infatti il proiettile del calibro 12 denota tecnicamente una portata massima di circa 1000 / 1200 metri con altissima pericolosità anche in fase di caduta, perché essendo molto pesante sarà ancora lesivo anche a velocità residue modeste, tipiche della parte terminale della traiettoria.
Queste palle, inoltre, mostrano un'incredibile propensione al rimbalzo, fatto che deve far temere, anche con angoli non troppo ampi, un ritorno della palla di rimbalzo sulla linea delle poste.
Oggi una palla del calibro 12 è animata mediamente da circa 340 / 350 chilogrammetri di energia, ma
anche al decrescere delle velocità residue, i valori dinamici risultano pericolosi anche quando queste si riducono ad un quarto del loro valore iniziale.
Il tiro a caccia prudenzialmente e coscientemente deve essere sempre indirizzato frontalmente alla linea delle poste. Solo in alcuni casi, previ accordi col caposquadra, anche alle spalle, con un angolo prudenzialmente ridotto a soli 80° / 90° di ampiezza e mai troppo alto sulla linea verticale.
Il fondo dello scenario di ogni posta dovrebbe essere costituito dal fondo di un fosso, da un terrapieno naturale oppure
da una paratia di vegetazione robusta, molto fitta ed invalicabile.
Nelle armi lisce a palla pur passando su calibri minori con palle più leggere, la velocità iniziale non cambia sostanzialmente e rimane tra i 420 ed i 460 m/s.
Ma qual è il risultato?
Una flessione importante nel computo dell’energia cinetica dei valori relativi ai calibri minori, poiché la massa minore delle loro palle e la velocità invariata determinano una diminuzione naturale dell’energia cinetica alla bocca.
Nell’impiego del calibro 20, a dispetto delle inesattezze fantasiose che spesso si sentono sostenere, come una penetrazione altissima, un migliore killing power ecc... il solo vero vantaggio, come già accade sulle armi a pallini, deve essere ricercato nella maggior leggerezza dell’arma e quindi maggior prontezza al tiro istintivo e di stoccata.
Una palla del calibro 20, con la sua massa di circa 24 grammi, sviluppa mediamente 240 chilogrammetri. Una palla da 17 grammi del calibro 28 circa 150 / 160 kgm, contro i circa 350 della stessa cartuccia nel calibro 12 con palle da 32 / 33 grammi.
L’impiego del calibro minore ha senso solo sulla caccia a breve distanza ed in situazioni nelle quali l’arma leggera possa effettivamente essere avvantaggiata dalla sua miglior prontezza al tiro.
In alcune prove condotte con il calibro 20 e la borra proiettile Gualandi o la Thrill Shock di Baschieri, abbiamo rilevato spesso una precisione eccellente, che a 30 metri differisce veramente poco da quella fornita da una carabina semiauto.
Non siamo d’accordo con i sostenitori assolutisti dell’arma liscia oppure di quella rigata per la caccia in braccata al cinghiale: riteniamo infatti che entrambe le tipologie di armi/munizioni abbiano i propri precisi vantaggi e svantaggi e nessuna delle due sia migliore dell’altra in modo totale ed assoluto.
L’arma rigata dispone certamente di una minore pericolosità legata alla minore propensione al rimbalzo (se non utilizza palle monolitiche in rame), ma per contro è caratterizzata da una portata pericolosa pari a circa tre volte quella dell’arma liscia.
Un arma rigata assicura un effetto terminale, aiutato da una velocità altissima, molto efficace perché può contare sullo shock idrodinamico, ma con buona pace dei suoi fanatici sostenitori, non mostra né facilità di tiro né spontaneità d’uso che solo un’arma liscia usata da anni e impiegata per molti mesi all’anno in cacce diverse può consentire.
L’arma liscia sulle brevi distanze mostra sempre un'eccellente efficacia.
La sua palla di grosso diametro scarica una “momentum” di energia d’urto colossale su una sezione abbondante e garantisce ferite molto invalidanti ed un efficace potere d’arresto, ma il suo vantaggio primario rimane quello di poter usare nel tiro istintivo la stessa arma che utilizziamo con scioltezza per cacciare fagiani, beccacce, lepri, starne, tordi e beccaccini.
Un’arma che, grazie al perfetto affiatamento costruito in anni di impiego, guida spesso la palla attraverso un filo invisibile esattamente dove la nostra pupilla sta guardando.
Questo è un vantaggio di importanza enorme, perché come recita un vecchio adagio americano:
Ha molta più efficacia una modesta e lenta palla che coglie piuttosto di una micidiale e velocissima palla che manca il bersaglio!
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