Un giorno, alla ricerca di fotografie storiche da condividere con gli appassionati del mondo B&P, mi sono imbattuto in questa bellissima foto del 1924. Una foto particolare, che racconta una storia d'innovazione...
Il banco di prova Baschieri & Pellagri di Marano di Castenaso l’ho riconosciuto subito, perché in me è ancora viva l'emozione della prima volta che lo visitai a novembre 2021. Non ho riconosciuto però la canna manometrica utilizzata nella foto, ben diversa per dimensione e forma dall’attuale cannone presente al banco.
La “fortuna” vuole che in Baschieri & Pellagri sia attivo e più disponibile che mai un tecnico balistico, fonte di conoscenza tecnica e storica senza pari: Gianluca Garolini. Ho deciso così di inviare a lui la foto.
La risposta non tarda ad arrivare: “ma sai che canna è? Non è una canna manometrica comune!!” A questo punto, per passione e curiosità, decido di farmi raccontare la storia di questa canna.
Quella in foto è una canna manometrica particolare creata da Jules Polain, tecnico balistico belga dell'inizio del secolo scorso. La sua particolarità è quella di consentire, in 10 punti diversi, di rilevare la pressione interna della canna stessa. I primi otto punti si trovano dalla camera di cartuccia e proseguono sul primo 50% della lunghezza complessiva della canna. Un altro punto è a 3/4 della lunghezza della canna e il decimo è sulla volata.
La capacità straordinaria di questa canna è quella di rilevare contemporaneamente 10 punti della curva pressoria, così da poter disegnare la curva stessa con una precisione assoluta ed effettiva. Questo strumento venne costruito negli anni 20 e acquisito da tutti i banchi nazionali di prova più famosi dell'epoca, infatti, la B&P possiede questo strumento dal 1924.
La sua funzione è interessante per la rilevazione della pressione in punti di otturazione sulla diversa lunghezza della canna oppure, allo sparo di cartucce alterate nell'apparecchio di innesco o nella polvere, quindi in grado di creare picchi pressori molto avanzati.
In sintesi, l’unicità straordinaria di questa canna, non presente neanche nelle canne più moderne, è quella di dare questi 10 punti di pressione accertati tramite l'uso di altrettanti cruschers di rame. I 10 punti di rilevazione sono certi, nel percorso della curva pressoria, che verrà successivamente disegnata in modo preciso semplicemente unendo i punti stessi.
Come sempre quando mi imbatto in queste realizzazioni rimango sbalordito dall’ingegno e dalle capacità realizzative che possedevano gli armaioli dell’epoca.
Il funzionamento è semplice ma geniale: si inseriscono nelle loro sedi i 10 cruschers di rame, si spara, si svitano i tappi a vite di metallo che tengono in posizione e tensione i cruschers e si misurano gli stessi dopo averli estratti.
In questo modo, quando la cartuccia viene sparata, i gas in pressione deformano il "cilindretto". Misurando la deformazione dello stesso, si può risalire alla pressione massima raggiunta.
Successivamente, seguendo la tabella di riferimento, che associa la compressione dei cruschers una determinata pressione, basterà misurare la compressione degli stessi per rilevare la pressione esercitata dalla carica. Unendo poi i 10 punti pressori rilevati si otterrà la curva pressoria reale, non stimata da un software.
Questo metodo, venne poi sostituito dall'attuale sistema piezoelettrico dove, al posto dei cruschers di rame, viene utilizzato un trasduttore piezoelettrico che genera una carica elettrica proporzionale alla pressione esercitata su di esso.
L’altra riflessione che mi viene spontanea è sulla filosofia della casa di Marano di Castenaso. Nel 1924, cioè 100 anni fa, l’approccio alla realizzazione delle cartucce era già “data driven” per usare un termine molto in voga attualmente.
Alle prove pratiche alla placca, orizzontali e verticali, si univa l’approccio scientifico basato sui numeri, sfruttando le più importanti tecnologie disponibili all’epoca. Non ci si fidava quindi solo dell’interpretazione personale, purché svolta da tecnici eccellenti, delle rosate. Si andava a ricercare la perfezione supportando le impressioni attraverso i numeri.
La rilevazione della pressione all'interno di una canna manometrica è uno strumento essenziale, non un vezzo scientifico. Infatti, serve per garantire la sicurezza, per migliorare le prestazioni e garantire la qualità delle munizioni. Permette di ottimizzare le cariche, identificare eventuali difetti di produzione e comprendere meglio il comportamento balistico.
Credo sia proprio questa mentalità che abbia fatto diventare l’azienda un punto di riferimento mondiale per la produzione di cartucce e componenti. Passando per innovazioni rivoluzionarie come quelle del bossolo Gordon e della più recente borra Green Core, partendo dall’invenzione di polveri che hanno fatto la storia come l’Acapnia, la MB e l’F2.
E la canna di Jules Polain? È ancora conservata al Banco di Marano di Castenaso. Inutilizzata ma potenzialmente funzionante, in attesa che qualche altro “malato” di questa passione come me gli dedichi qualche attenzione, magari tra altri 100 anni.