Ultimo vero selvatico cacciabile in tutte le regioni d’Italia, è un uccello migratore che nel periodo che va da ottobre a marzo sceglie il nostro “Bel paese” come luogo ideale per svernare.
Caccia difficile che mette alla prova tutti i giorni cacciatori e cani, trova sempre più fedelissimi appassionati che agognano alla sua ricerca, il vero cane specialista.
Quindi non un semplice cane da caccia, ma un cercatore intelligente e con un sesto senso appropriati allo scopo massimo che è trovarla, ma soprattutto ritrovarla, perché questa caratteristica ne fa lo specialista, perché a fermarla ci pensano un po’ tutti i cani visto l’abbondante effluvio sviluppato dalla beccaccia.
A parte gli amanti e appassionati delle vette alla ricerca di galli e pernici bianche, ma dove è sempre possibile la presenza della nostra regina, tutti gli altri cacciatori cinofili negli ultimi anni, visto il graduale spopolamento nelle campagne e colline di fagiani e starne, si sono prima confrontati e successivamente appassionati alla caccia alla beccaccia, ormai l’ultimo selvatico realmente cacciabile con i nostri cani da ferma, o da cerca, ma anche perché la sua caccia è davvero molto difficile e compararsi con Lei da davvero tanto piacere e soddisfazione.
Negli ultimi 10/15 anni, tanti cacciatori cinofili, ma soprattutto tanti migratoristi che praticavano le diverse cacce anche senza il cane da ferma, quindi alla migratoria minore come tordi e allodole, per una cosa o l’altra, spinti dalla curiosità e aggregandosi in qualche uscita nel bosco con un amico o parente specialista beccacciaio si sono così appassionati che, gradualmente, questa è diventata l’attività venatoria più amata nel nostro Paese.
Tanto amata e desiderata è la nostra arciera che esempi lampanti di ciò si trovano nell’ambito della sua caccia che ha interessato tutti gli strumenti ed accessori migliori e specialistici utilizzabili per poterla insidiare nel massimo comfort e con la massima efficacia.
Si parte dalle armi e cartucce predisposte per questa caccia, fucili specifici per questa splendida attività, con pesi, ingombri e materiali idonee a essere leggeri, bilanciate e resistenti. Tecnologia della foratura delle canne e strozzatura o degli strozzatori interni particolari, per tiri alle brevi e brevissime distanze ben guarnite e micidiali.
Munizioni anche queste adatte allo scopo di avere sempre rosate ampie e guarnite alle medesime distanze, ma utilizzabili efficacemente in tutti i tipi di armi e specifiche per le diverse geometrie di canne e strozzatura.Altri esempi sono riconducibili anche e soprattutto ai tanti strumenti e accessori disponibili sul mercato.
Troviamo tutti i diversi capi di abbigliamento, dalle calze fino al cappello, passando per scarponi, maglie, pantaloni, giacche, gilet e trisacche. Articoli studiati proprio per la necessità reale di far passare ai cacciatori un’intensa giornata di caccia, su e giù in montagna, con tutti le varie condizioni metereologiche, col massimo confort, comodi ed asciutti.
Strumenti super tecnologici sono invece beeper e radio collari gps, mutuati dalla caccia al cinghiale e ora specialistici anche questi per la caccia alla beccaccia, ormai con doppia funzionalità beeper gps aiutano il cane a cercare e fermare la beccaccia nel maggior silenzio possibile e il cacciatore a trovare il proprio cane in ferma sul selvatico anche a notevole distanza e sapere in ogni istante dove si trova in cerca, distanza ed atteggiamento di cerca compresi, vista la possibilità di sapere anche la velocità con cui si muove sul terreno.
Questo è niente se il cane non sia solo un buono o ottimo ausiliare da caccia. Il cane come tutta l’attrezzatura deve essere uno specialista, ma dare la definizione esatta di cosa sia un cane specialista beccacciaio è molto difficile che quasi è impossibile averne una.
Punto principale è l’intelligenza, caratteristica basilare anzi. La cerca dovrà essere versatile, instancabile e continua, ma sempre intelligente e finalizzata all’incontro, in una parola redditizia. Dovrà essere un grande fermatore, sicuro. Equilibrato nel lavoro con giuste caratteristiche psicologiche, perché dovrà attendere l’arrivo del conduttore senza incalzare o forzare il selvatico.
In cane non deve solo fermarla, perché per quello sono buoni la maggior parte dei cani da caccia, sia da ferma che da cerca, anche se quest’ultimi non la fermano, ma la indicano con il loro esplicito atteggiamento di caccia. Il cane deve cercarla e trovarla.
Qui iniziano a venir meno tutti i parametri riguardanti la presa di terreno specifici dei vari stili di razza, infatti in montagna non si vedranno più i vari lachet di ampiezza più o meno tale da coprire l’intero terreno di caccia tipici delle razze inglesi per esempio.
La cerca del cane alla ricerca della beccaccia sarà consono al terreno di caccia, sarà ampia e intelligente, con un sesto senso innato o dato dall’esperienza, per cercare in posti più indicati di altri che possono ospitare la beccaccia.
Massimo e costante sarà il collegamento col conduttore/cacciatore, tanto che cani correttamente collegati con il solo campano e il beeper in modalità ferma nei primi periodi di passo, con beccacce poco smaliziate, non avranno nessun problema a fermarle e tenerle fino all’arrivo del cacciatore.
Ma come fa un cucciolo a diventare uno specialista? Le scuole di pensiero sono tante, e tanti hanno la propria ricetta. Di norma si parte sempre da cuccioli con alle spalle genitori e nonni di una certa caratura. Ma non sempre i cuccioli diverranno specialisti come gli avi, ma potranno sempre essere buoni ausiliari, forse non adatti alla beccaccia, ma che diranno la loro in altre cacce.
Quelli che invece saranno ottimi cani da caccia, con la massimizzazione degli incontri e con l’esperienza nell’affrontare diversi selvatici, ad esempio, e diverse beccacce sul loro terreno, faranno il resto per conquistare l’agognato titolo. Poi ci sono anche quei cani che saranno specialisti, con quel sesto senso e quell’iniziativa nella cerca e nell’accostamento del selvatico, metteranno quindi subito le carte in tavola sulla loro tecnica e bravura, facendo godere bellissime giornate di caccia ai loro conduttori con brividi che percorreranno la schiena ad ogni azione e ad ogni nuovo incontro, giorno dopo giorno, relazionandosi immediatamente col terreno di caccia e, all’incontro, trattando il selvatico in modo che solo loro sanno e portando il cacciatore sul selvatico fermato anche dopo diversi frulli.
Non parleremo qui di razze ideali, intanto perché non ne esiste una migliore di un’altra, anche perché ogni cacciatore ne utilizza una rispetto le altre per proprio gusto personale, simpatie e affinità dopo anni di utilizzo.
Quindi è una questione di appagamento ed emozioni che quella razza amata potrà dare, già nel movimento nello stile di razza tipico della cerca, fino alla ferma sempre tipica, e all’accostamento al selvatico e al frullo. Discorso diverso sarà invece la conformazione del terreno di caccia, il quale invece ci potrà condizionare e far cambiare idea sulla preferenza di una razza rispetto un’altra.
C’è da dire intanto che ogni singolo soggetto di una certa razza potrà adattarsi alle diverse contrade in cui dimorano le beccacce, lo faranno però snaturando il proprio stile di razza. Luoghi chiusi e impenetrabili con sottoboschi fitti, prunai, marrucheti ridurranno la velocità e la cerca ampia e aggressiva tipica del pointer o strisciata ed elegante del setter.
Questo e solo questo potranno far preferire un buon bracco italiano o uno spinone, che per caratteristica naturale avranno una cerca più corta e pacata, ma sfoggiando altri accorgimenti per finalizzare l’azione. Non sarà più il gusto a cui siamo abituati a farci decidere, ma il finalizzare gli incontri però.
Ma è qui che si vedrà la differenza tra chi cerca la beccaccia per il fine ultimo dell’abbattimento e chi lo fa per la passione e la magia intrigante e coinvolgente di farlo con il proprio fedele amico, per l’attrazione verso razza amata e al loro stile tipico e che ci emoziona durante tutta la battuta di caccia.
Scelto il cucciolo si passerà a relazionarsi con lui, giorno per giorno. I primi tentativi per saggiare le sue doti venatorie sarà la farfalla, cioè una ala di un qualsiasi selvatico che legata ad uno spago e una canna o bastone lo si farà volare davanti al cane, e questi, dopo un paio di tentativi di abboccarlo si fermerà in pose più o meno espressive, ad indicare il selvatico davanti a se.
Ma questo non lo si potrà identificare come addestramento, ne tanto meno indicativo di alcuna bravura del cucciolo, perché in questo frangente il cane fermerà a vista, ma a noi il cane serve che fermi a naso, cioè utilizzando l’effluvio emanato dal selvatico.Con l’andare del tempo, ai cuccioli verranno mostrati i primi selvatici, tante volte beccacce già abbattute ad esempio, ma per la maggior parte delle volte si utilizzeranno le solite quagliette da voliera.
Importante per alcuni, saranno proprio le prime esperienze con questo selvatico ed utilizzate proprio per il primo addestramento del cucciolo. Qui distingueremo il reale interessamento del cucciolo al nuovo profumo, all’ effluvio del selvatico. L’eccitazione mostrato attraverso lo scodinzolare, l’avvicinamento un po’ timoroso e la possibile ferma, anche se di norma lo scodinzolare e l’avvicinamento si concludono con un abbocco e una corsa trionfale col selvatico in bocca, se l’animale era già stato abbattuto, oppure con lo sfrullo della quaglietta liberata e una breve corsa di inseguimento.
La quaglia se di gabbia è un’ottima palestra, ma da alcuni specialisti beccaccia è proprio rinnegata perché potrebbe portare vizi al cucciolo/cucciolone: cerca con la testa bassa per reperire il piccolo effluvio del selvatico, snaturando tutti gli standard delle diverse razze da ferma che prevedono testa portata sull’orizzonte. Altro vizio è il movimento di coda continuo e costante, soprattutto nelle razze da ferma inglesi durante la cerca.
Ma l’addestramento non si fermerà qui. Infatti il cucciolo verrà messo in condizione di fare diverse uscite sul terreno di caccia. La presenza del selvatico faranno acquisire maggior confidenza con l’ambiente e la selvaggina.
Inizierà a capire come confrontarsi col selvatico, come seguire il vento per avere nel naso l’effluvio, la giusta distanza di azione col proprio conduttore. Ci saranno i primi sfrulli, ma quelli fanno parte del gioco, perché cosi capirà da solo come doversi rapportare con la selvaggina per non farla involare prima dell’arrivo del cacciatore cosi da poterla abboccare dopo l’abbattimento come gratificazione propria.
Altra possibilità sarebbe affiancare il cucciolone con un cane più grande e più esperto così da potergli fare da maestro e imparare di volta in volta tutti i segreti della caccia.
Cani di una certa intelligenza propensi per l’attività venatoria e seri sul terreno di caccia sbaglieranno poco ed in poco tempo saranno già adatti a poter fare qualche uscita nel bosco. Tanti cacciatori a stagione iniziata li avranno già portati a quaglie ad esempio o chi ha la possibilità, anche a fagiani, che da grandissimi pedinatori quali sono, saranno un’ottima scuola e palestra per i cuccioloni, che calmeranno i bollenti spiriti venatori pedinando e cercando di mantenere una certa distanza col selvatico perché altrimenti se forzato frullerebbe prima dell’arrivo del conduttore.
L’ ambiente nel bosco sarà diverso rispetto a quello a cui è abituato, cioè campi ampi a vista d’occhio, quindi se il cane non fosse già collegato col padrone e tende ad allontanarsi finirebbe per perdersi. Il fischietto oltretutto durante la caccia alla beccaccia non è neanche indicato, perché nel bosco il silenzio è d’oro. Quindi il primo elemento richiesto al cucciolone è una certa educazione.
Tanti colleghi cacciatori portano i propri ausiliari nel bosco già nel periodo dei funghi così da abituarsi sia all’ambiente che agli odori caratteristici ed effluvi vari, profumi di marcescenza, di sottobosco e di umidità così da riconoscerli e far attenzionare gli ausiliari all’usta della beccaccia.
Ma la parte più importante per l’addestramento del cane da beccaccia sarà l’esperienza. Tanti beccaccia oltre ad andare a caccia di beccaccia all’estero, non disdegnano di andare o mandare all’estero in addestramento e dressaggio il proprio cucciolone a selvaggina che non è la beccaccia.
Non è raro infatti che soggetti di 8/10 mesi vengono dressati su starne e fagiani presenti nella Serbia o Croazia e nel resto del Est Europa da addestratori cinofili, nel periodo che va da agosto ad ottobre così che all’arrivo della beccaccia nel nostro Paese i cuccioli siano pronti ad affrontare nel migliore dei modi e con una cerca mentalità, data dai tanti incontri con altri selvatici molto difficile e coriacei, il selvatico più difficile che esista.
Difficile perché la beccaccia per scampare al pericolo utilizzerà diverse astuzie: pedinare e coprire diversi metri e nel caso in cui vengano incalzate si involeranno fuori tiro; fare dei voletti anche di 10/20m per far perdere le tracce, ma rimanere nella stessa zona e quando non ci si renderà conto, involarsi dietro le spalle ci cane e cacciatore. Le più smaliziante, nel periodo di dicembre e gennaio, le più difficili e toste, al minimo rumore invece voleranno lontane.
Altra astuzia unica e tipica della beccaccia è una tattica che attuerà sia se involata per allontanarsi all’arrivo del cane o se padellata, cioè, una volta in volo farà una forma di 7 in aria, quindi procedendo in linea retta per qualche tempo e poi spostarsi indistintamente a destra o sinistra, per arrivare in zone da lei solo conosciute.
Un metodo per evitare che si trovi la rimessa, comportandosi in modo diverso dagli altri selvatici cacciabili col cane da ferma, che contrariamente voleranno in linea retta. È qui che emergeranno gli specialisti, quegli ausiliari con quel sesto senso innato o acquisito che sapranno dove cercarla, dove ribatterla, ricorrendo alle loro abilità date dall’intelligenza e dalle esperienze.
Questo anche se ogni beccaccia è una cosa a se e che possibilmente diverse beccacce non si comporteranno mai allo stesso modo. Ci saranno infatti quelle che per giorni ci faranno scoprire solo la loro calda, voleranno via facendo impazzire cani e cacciatore nella loro ricerca. Selvatici che saranno da evitare se cacciate da soli, ma possibili se cacciate insieme ad un ottimo compagno di caccia e avere una possibilità per prevalere su questa strega.
Esempi nella mia vita di beccacciaio ce ne sarebbero tanti e riconducibile per la maggior parte ad una magnifica Pointer Inglese, nata Beccaccia, che tante soddisfazioni ha dato a mio padre, il quale ripete sempre che non avrà mai più un cane come Heidy. Ma tante ne ha date anche a me.
Una su tutte è stata una beccaccia fermata sotto un dosso naturale che tagliava una pineta da un’abetaia. Arrivati sul cane io e mio padre aspettiamo l’involo, ma ci trova impreparati, tanto che la padelliamo in 2. La nostra Heidy però non si da per vinta, parte subito dietro di lei ed io ricarico e inseguo entrambe. Fatti 200m, perdo di vista e d’udito il cane ma penso subito che l’abbia intercettata e rivolata.
Mi ritrovo su un sentiero a mezzacosta e sento il campano del cane arrivare verso di me dall’alto, inizio a vederla ed è un attimo, la cagna fatti pochi metri del crinale si blocca e sulla continuazione del sentiero dietro di me riparte la beccaccia, mi giro al rumore del frullo e le indirizzo una fucilata e mi rendo subito conto di averla toccata, ma continua il suo volo.
Mio padre è rimasto indietro, ma rimango attaccato al mio cane. Facciamo un lungo gancio sulla nostra destra, finchè il cane si perde in salita. Io continuo nella sua direzione finchè non la vedo ferma in salita, testa sull’orizzonte e coda distesa, una fotografia del Pointer inglese in ferma.
Mi dirigo immediatamente sul cane e non mi rendo neanche conto ci sia mio padre dietro di noi che era rimasto sempre alto rispetto a noi e ci seguiva sul suono del campano. Non aspetto tempo, l’azione vuole conclusa e il selvatico è anche ferito anche se non so quanto gravemente. Mi sposto a sinistra del cane, ma è tutto aperto, incito il cane e al primo tintinnio del campano, parte la beccaccia, attimi che mi fanno sbagliare il primo colpo, ma la raggiungo di seconda canna.
Cade, finalmente, ma per la gioia di Heidy, la quale salta il fosso che ci separa, infatti si era posata a bordo di una vecchia strada, e l’abbocca, riporta e mentre si avvicina la sento ringhiare sommessamente, atteggiamento tutto suo e caratteristico nel caso si tratta di beccacce che l’abbiano fatta penare.