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Baschieri & Pellagri: il mondo del tiro a volo e il successo

Scritto da Gianluca Garolini | 15-gen-2021 7.18.07

Caccia e tiro a volo sono due mondi paralleli, accomunati spesso da appassionati comuni e dall’uso delle medesime armi e da munizioni molto simili, le differenze balistiche sono sottili, come quelle tecniche richieste nelle armi, certo è che la elevata qualità delle polveri si traduce sempre in cartucce di successo. 

 

Le prime polveri B&P

La storia della Baschieri & Pellagri è ormai noto a tutti che ha inizio nel 1885, la grande azienda di Marano di Castenaso (Bologna) prende vita con la fabbricazione della polvere Acapnia, una delle prime italiane ad essere senza fumo e caratterizzate da qualità e balistica per l’epoca sorprendenti.

Le qualità dell’Acapnia, presto affiancata dall’Anigrina Granulare, in pochi anni divennero evidenti e note a tutti, a caccia la rossa polvere bolognese negli anni di fine ‘800 e primi novecento faceva davvero la differenza e infatti portò alle stelle il marchio felsineo.

 

 

Ben presto il settore dove apparve necessario un ammodernamento e qualcosa di più efficace, nuovo e potente si mostrò essere quello del tiro a volo, nella fattispecie in quegli anni del Tiro al Piccione, attività molto aristocratica e diffusa soprattutto nelle grandi città, in campi splendidi e racchiusa in cornici lussuose nelle quali spiccavano oltre ai forti tiratori dell’epoca, anche personalità, nobiltà e uno spirito sportivo davvero molto alto.

Nel settore del tiro, altri concorrenti nazionali ed europei avevano creato polveri moderne e potenti che conferivano alla balistica di queste importanti cartucce, performances evidentemente superiori e diverse da quelle fino a quel periodo conosciute e note. 

Erano apparse già solo a livello nazionale la Sidna, la Sipe, la S4, la DN e a livello europeo inglesi, belgi, francesi e tedeschi, avevano già provveduto o stavano provvedendo a loro volta allo sviluppo di propellenti moderni, con alla base una efficacissima innovazione: la gelatinizzazione della nitrocellulosa o l’apporto della Nitroglicerina.

La casa bolognese non era rimasta con le mani in mano e alla fine degli anni ’20 l’ing. Ulisse Manfredi, marito di Maria Baschieri e direttore dello stabilimento, aveva iniziato la ricerca su una polvere moderna con le doti necessarie a “vincere” nelle gare di tiro al piccione.

 

 

La MB Tricolor

Ulisse Manfredi aveva capacità e carattere eccezionali, infatti dopo i tempi di studio (prese per realizzare al meglio questo impegno una seconda laurea in chimica) e progettazione uscì con una nuova polvere definita “MB” la cui sigla erano semplicemente le iniziali della sua amata consorte.

Il metodo produttivo cambiò, stravolgendo letteralmente quello a molatura e macinazione dell’Acapnia, si passò alla laminazione a caldo che peraltro creava la necessaria gelatinizzazione sulla nuova polvere.

Nel 1929, la MB venne presentata ufficialmente e con essa la cartuccia “MB Tricolor”; la nuova MB, non venne definita polvere da caccia, bensì “Polvere speciale per tiro al piccione”.

La nuova monobasica alla nitrocellulosa purissima, con elevato titolo di azoto e gelatinizzazione completa e perfetta, era: potente, insensibile ai climi e all’umidità/temperatura, stabilissima chimicamente (e poi come si vedrà, anche nel tempo) e soprattutto creava cartucce micidiali di una efficacia strepitosa sui volatili degli stand di tiro a volo.

 

 

Non servì molto tempo, le cartucce MB Tricolor addirittura differenziate in tre caricamenti stagionali con bossoli di tre diversi colori, erano efficacissime e portavano spessissimo alla vittoria i tiratori.

Le grandi gare al piccione dall’inizio degli anni ’30, a Montecarlo, Parigi, e sui campi più prestigiosi d’Europa furono di fatto appannaggio di queste cartucce e la fama della polvere MB salì alle stelle.  

 

 

Il periodo post-bellico

Dopo la guerra, che segnò un momento non di arresto totale ma di importante sosta nel Tiro a Volo, la vita sui campi di tiro riprese con frenesia e entusiasmo, gli anni in cui tutto si era fermato avevano creato sugli appassionati una voglia fortissima di ricominciare e così le grandi gare ripresero, i campi nuovi spuntavano come funghi ovunque e altre discipline tiravolistiche, in particolare il tiro al piattello, si unirono ed affiancarono a quelle del volatile, su piccione, storno e passero.

 

 

La B&P, che aveva subito un arresto e una vera metamorfosi pesantissima nel periodo bellico, rapidamente si riprese e con il figlio dell’ing. Ulisse il mitico Adolfo “Dodo” Manfredi, riconquistò in pochissimo tempo la supremazia assoluta sulle gare di tiro; polveri come la MB a cui si affiancarono la Anigrina Lamellare e la GP e nel 1962 la F2, vennero utilizzate parallelamente alla caccia anche sulle linee di cartucce da tiro al volo.

Soluzioni balistiche atte a perfezionare il rendimento di ogni singola cartuccia nelle varie discipline vennero ricercate e applicate a questa difficile materia. Basti ricordare la particolarissima chiusura “Vecchiotti”, individuata e applicata alle cartucce da prima canna per la caratteristica intrinseca di creare rosate ampie e generose, perfettamente distribuite grazie alla plissettatura elicoidale del tratto di bossolo impegnato nella chiusura.

 

 

Per il tiro al piattello le nuove cartucce avevano assunto la designazione di Ball Trap con AL, GP e MB, cartucce superlative, protagoniste nei Campionati del mondo e Olimpiadi.  

Sui campi mondiali da tiro al piccione la MB si era ulteriormente imposta confermando una supremazia quasi assoluta.

 

 

La MB Super Star

Alla MB Tricolor (il nome deriva dalla già descritta produzione di tre caricamenti stagionali identificabili dai bossoli verde, rosso e avana) negli anni ’50 si era affiancata la MB Super Star, in cui la designazione “Star” identificava la cartuccia con la moderna chiusura stellare, balisticamente eccezionale per potenza, rosata e penetrazione.

 

 

La MB Super Star ebbe un successo tale che a seguire nel tempo dal bossolo classico verde si produssero altri due caricamenti in bossolo rosso, con pallini temperati e non nichelati, adattissima per la prima canna o per handicap medi, e la Super Star in bossolo blu azzurro, per la prima canna con handicap ridotto a 24/26 metri, che era abituale in gara per signore e ragazzi.

Tuttavia se la MB è rimasta incontrastata sovrana del tiro, ancora oggi la si usa nelle poche gare al piccione disputate in paesi esteri dove questa specialità è consentita, fu la polvere F2, creata da Gianni Manfredi, figlio di Dodo nel 1962, che diede quella sferzata di innovazione e di performance altissime che l’epoca moderna nuovamente richiedeva.

 

 

La polvere F2

La polvere F2 aveva migliorato e ammodernato ancora la balistica delle cartucce da pedana, con velocità ancora più elevate e rosate compatte, last but not least con un rinculo a detta dei tiratori meno forte.

L’attenzione dell’azienda è sempre stata infatti molto focalizzata sulla ricerca del miglior comfort nell’uso delle proprie munizioni; il rinculo e rilevamento prodotto dalle cartucce è infatti uno dei fattori di disturbo più penalizzanti per la concentrazione del tiratore, e quindi indirettamente un fattore importantissimo ai fini del migliore risultato. Queste intuizioni saranno poi alla base di ulteriori ricerche sviluppate nel futuro.

 

 

La nuova polvere esordì sia nel tiro al piccione con la Super Flash, che nelle più sofisticate cartucce da caccia con la Flash, nel tiro al piattello ed allo storno con la versione da pedana della stessa Flash e con una cartuccia a grammatura minore ideale per l’allenamento con 34 grammi di piombo indurito, usata a caccia e in pedana in tutte le specialità.

Il campione Mattarelli all’Olimpiade di Tokyo 1964 consacrò la nuova polvere F2, affiancando alla sua prediletta MB Super Star la F2 Flash, e vincendo l’oro olimpico.

 

 

Il bossolo Gordon

Gli anni ’60 e ’70, hanno visto il mondo del tiro portare al culmine la sua gamma di cartucce B&P da pedana, tutto è stato vinto.

Gli anni ’80 sono stati sicuramente uno dei momenti più impegnativi e prolifici nella ricerca di un’evoluzione balistica in cui obiettivamente era già stato scoperto tutto.

Consci della massima importanza di limitare le energie di rinculo e rilevamento, ritornando su un punto focale che era stato importante anche in passato, B&P crea il bossolo Gordon, dotato di buscione attivo, capace di generare due effetti altamente positivi: la riduzione dell’energia di rinculo sul tiratore e un miglioramento della balistica legato alla perfetta conservazione della sfericità dei pallini.

 

 

Il tiro, supportato da un comfort evidente, si rivela ottimamente pagante, soprattutto nel recupero di seconda canna, dove l’arma rimane più stabile e nel ridotto affaticamento dell’atleta in quelle gare che comprensive di molte serie successive.

La sfericità dei pallini, balisticamente significa portare alle rosate migliore densità, distribuzione e penetrazione/capacità fratturativa. Il Gordon ha ottenuto tutto questo.

 

 

Le cartucce B&P: una scelta di fiducia

Le cartucce Baschieri & Pellagri dal 1930 ad oggi hanno rappresentato per decine di campioni la scelta di fiducia con cui raggiungere i gradini più alti del podio.

Olimpionici come Giovannetti, Cainero, Falco, e altri atleti di caratura internazionale hanno contribuito con le loro vittorie a mantenere altissimo e quasi leggendario il palmares della casa felsinea, con un’evidente espansione a livello mondiale della rappresentatività del marchio e delle proprie solide qualità.

 

 

Baschieri & Pellagri a sua volta ha creato e sostenuto la comunità degli atleti del tiro a volo a livello “globale”, suggellando con i suoi tiratori un altissimo scambio reciproco di fiducia e perfezione tecnico balistica.

L’impegno attuale della Baschieri & Pellagri, nel contesto di questa sua filosofia, è quello di poter continuare a fornire gli appassionati di tutto il mondo quanto di meglio, di più moderno ed efficace essi possano utilizzare nelle loro gare, con la fiducia e la certezza di avere al proprio fianco il prodotto migliore.