Certamente l’allenamento principale per chi pratica tiro al piattello, saranno le serie e le centinaia di colpi che si spareranno, movimenti e impostazioni ripetuti centinaia di volte.
Ma è consiglio ormai ampiamente diffuso, quello di non eccedere con le serie e il numero di colpi sparati, specialmente per chi è all’inizio dell’attività, perché il risultato e il miglioramento delle prestazioni non sono direttamente proporzionali con il numero di colpi esplosi.
Questo è, infatti, uno sport il cui tempismo e sistema d’esecuzione, schemi e impostazioni devono essere digeriti e assimilati gradatamente dal tiratore, dalla sua mente e dal suo corpo e ciò avviene solo con la giusta assiduità, un buon allenamento, il tempo e gli ottimi consigli di un buon allenatore.
La fine della stagione venatoria coincide per molti cacciatori con il ritorno alle pedane da tiro. Questo periodo, infatti, viene vista come l’unica occasione per potersi dedicare un po' al tiro al volo, sia per passione verso la disciplina, che per mantenersi in forma in attesa della nuova stagione venatoria.
Ma frequentare occasionalmente i campi non è la stessa cosa di praticare il tiro al volo con costanza.
Chi pratica assiduamente il tiro al volo e va a “caccia” di risultati, visto che spesso nel periodo invernale non vi ci si può dedicare molto, deve mantenere un certo standard fisico e mentale che consenta, alla ripresa dell’attività, di essere subito pronto per affrontare la stagione sempre ricca di impegni e traguardi da raggiungere.
Chiunque abbia praticato tiro al piattello sa che è uno sport che non consiste solo nel chiamare il piattello, agganciarlo e premere il grilletto, sarebbe una visione troppo semplicistica. Lo sport del tiro al volo è molto di più perchè richiede doti fisiche e mentali di un certo livello che devono crescere man mano che aumenta la difficoltà e la pressione degli impegni agonistici. Curare e allenare il corpo e la mente è assolutamente necessario.
La preparazione del corpo
Prima di salire in pedana, dedichiamo qualche attimo di attenzione al nostro corpo, inteso come la struttura che sostiene noi e l’arma e che ci consente di individuare, agganciare e rompere il piattello.
Benché lo sport del tiro al piattello sia un’attività statica, il corpo del praticante di tale disciplina, deve essere in forma dal punto di vista atletico.
Grazie ad un fisico allenato, infatti, si può mantenere una posizione corretta in pedana, in fase di imbraccio, di sparo e di recupero.
Un corpo allenato tollera meglio gli effetti del rinculo del fucile ed è in grado di sostenere lo stress di lunghe sessioni di allenamento, prove e gare. Analizzando le parti anatomiche del corpo del tiratore si possono individuare quali sono quelle più sollecitate dall’attività e che, pertanto, devono essere meglio allenate e più attenzionate.
Partendo dal tronco superiore, individuiamo la parte del corpo che consente di unire l’arma al corpo e che la sostiene: le braccia.
Esse rivestono un aspetto molto importante per l’attività tiravollistica. Dei bicipiti e degli avambracci ben allenati, infatti, consentiranno di facilitare la tenuta dell’arma in fase di brandeggio, eviteranno che la rotazione dovuta al rinculo si trasformi in un movimento eccessivamente innaturale, riducendo gli errori in fase di recupero del bersaglio di seconda canna.
Muscoli e tendini ben allenati sopporteranno meglio le vibrazioni e le sollecitazioni dei numerosi colpi esplosi, consentendo al tiratore e a tutto il corpo un più celere e immediato recupero fisico. Braccia forti e allenate, ancora, sopporteranno meglio la stanchezza legata al peso, sempre generoso, dei fucili da tiro.
Altra parte fortemente sollecitata è la spalla su cui poggia il calcio del fucile.
Oggi, nonostante le numerose precauzioni che si possono adottare come cuscinetti, calci ammortizzati e calcioli, l’alto numero dei colpi esplosi rappresenta un “nemico” per la spalla del tiratore che rimane molto spesso indolenzita e irritata causando una modifica, non sempre proficua, nel modo di imbracciare l’arma o un fermo forzato dell’attività sportiva fino al totale recupero.
Non vi è dubbio che un buon allenamento che aiuti a sviluppare i grandi pettorali e i muscoli dell’arto, aiutino ad assorbire meglio i colpi e a tutelare l’apparato scheletrico e dei nervi di questa delicata parte del corpo.
L’esercizio fisico, inoltre, aiuterà a rinforzare omogeneamente entrambe le spalle, in modo che la postura del tiratore sia sempre ben equilibrata e solida senza risultare rigida.
Altri muscoli che vengono sollecitati in questo sport sono i lombari, che dovranno sostenere il peso del tronco superiore, anche se per breve tempo ma per più volte durante la sessione, quando il tiratore si trova in fase di puntamento con il corpo e l’arma leggermente sbilanciati in avanti.
Le gambe, infine, che dovranno sostenere il peso del corpo, dovranno essere sempre toniche e muscolose per sopportare meglio la postura eretta durante le sessioni di allenamento o gara.
In realtà esiste un altro apparato muscolare che non andrebbe sottovalutato e che deve essere ben allenato dal tiratore che intende raggiungere dei buoni risultati, gli addominali.
Questa parte del corpo, in moltissime discipline sportive, è stata fortemente rivalutata in quanto è la parte da dove si genera l’input che innesca il movimento in tutto il corpo.
Dall’addominale, in pratica, parte la reazione ad una sollecitazione, in questo caso visiva, facendo seguire una pronta risposta del corpo che agisce in base a quanto acquisito durante l’allenamento.
Nel tiro al volo il compito è perciò duplice, da un lato aumentare la capacità reattiva del corpo e dall’altro donare elasticità al tronco superiore in fase di brandeggio, soprattutto sui traversoni e nei recuperi di seconda canna, consentendo al tiratore di rimanere in linea col bersaglio.
Allenarsi e prendere confidenza con l’arma
Aspetto da curare per chi pratica questa disciplina è la dimestichezza con l’arma.
È necessario entrare in molta confidenza con la propria arma e con tutte le parti che la compongono, pertanto, nell’intimità della propria casa, montare e smontare il fucile diverse volte, portandolo in spalla davanti uno specchio per verificare la correttezza del movimento e il giusto allineamento pupilla/bindella/mirino, sono tutti esercizi che fanno entrare il tiratore e il suo corpo in sintonia con l’arma, facendone memorizzare i corretti movimenti.
Sempre nell’ottica di aumentare la confidenza con l’arma, sono consigliati anche gli esercizi di stretching eseguiti con il fucile scarico e aperto, impugnato al collo del calcio e al copricanne, con le gambe leggermente divaricate.
Si tratta di esercizi che aiutano a distendere i tendini e i muscoli di braccia, gambe e schiena oltre che a migliorare il tono muscolare.
Altro interessante consiglio ci veniva fornito da un allenatore della mia zona che ci invitava a provare un esercizio molto efficace da praticare ad arma scarica magari sul terrazzo di casa, specie nel periodo primavera/estate, ed era quello di imbracciare il fucile mimando i movimenti che si sarebbero fatti in pedana, assumendo la corretta posizione e in questo modo seguire con il mirino il volo delle rondini provando a indovinare la traiettoria nei loro innumerevoli giri, fingendo poi la fase dello sparo.
Anche questo risulta essere un ottimo esercizio per aumentare la confidenza con l’arma, per tonificare la muscolatura, per affinare la posizione e migliorare la fase di aggancio del bersaglio.
“No mente...”
La celebre frase tratta dal cult movie “L’Utimo Samurai”, invita il praticante ad attuare la tecnica del vuoto mentale per permettere al corpo di reagire seguendo l’istinto rispondendo agli stimoli esterni senza essere “frenato” dalla mente.
Anche nel tiro al volo la risposta deve venire dall’istinto, la mente non deve ostacolare il movimento ma lavorare come un muscolo super allenato, dopo aver digerito schemi, tempi, calcoli e diagnosi balistiche, deve avere il tempo per elaborare tutte queste informazioni, registrare i movimenti e farli propri in modo da metterli in atto senza doverci “pensare” trasmettendo al corpo un impulso istantaneo immediatamente successivo all’ingresso del bersaglio nel proprio campo visivo.
Questo compito, però, lo può svolgere una mente allenata e soprattutto rilassata.
La rilassatezza mentale facilita la concentrazione.
Quante volte il tiratore si ritrova in pedana, durante una gara o una dura sessione di allenamenti, e cerca disperatamente concentrazione, si isola nel silenzio delle cuffie, gli occhi fissano le munizioni inserite nei tubi delle canne appoggiate davanti, poi guizzano sulle munizioni sparate di diversi colori e sparse un po’ in giro, quindi con un certo affanno cerca aria, ossigeno per la mente cercando di fissare un punto lontano all’orizzonte, ma c’è poco da fare se la mente si arrovella in tutti gli schemi accumulati e inculcati.
Questo affatica il corpo e rallenta i movimenti, traducendosi in due colpi sparati dietro al bersaglio che si abbatterà integro al suolo.
Cercare di rilassare la mente è molto importante, infatti molti tiratori professionisti, si cimentano in altre discipline per distrarsi dalla tensione agonistica, sembra strano ma per colpire il piattello non devi pensare al piattello quando sei in pedana.
Ultimo ma non meno importante... il divertimento
Uno dei consigli che vengono forniti da molti professionisti del settore: andare in pedana con lo scopo di divertirsi non concentrandosi solo sul risultato.
Certamente si tratta di un atteggiamento più facile a dirsi che ad attuarsi, però è sicuramente uno stato d’animo che si può raggiungere con l’esperienza, il giusto approccio, il buon allenamento e con qualche migliaio di colpi alle spalle.
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