Il cane è un'evoluzione del lupo dovuta al suo affiancamento all’uomo, iniziata 15-20mila anni fa ed arrivata ai giorni nostri presentandoci una moltitudine di razze diverse. Ognuna di queste, a seconda di particolari caratteristiche, rende un aiuto prezioso sia nella vita quotidiana, sia a caccia.
Molto importante è stato per i nostri antenati capire come un cane potesse aiutarli non solo con la guardia alla casa o alle proprietà, ma anche nella caccia, grazie alle sue incredibili capacità uditive ed olfattive.
Fin da prima della comparsa delle armi da fuoco, il cane è stato in questo senso un aiuto importantissimo per l’uomo nella caccia e nella cattura degli animali in genere.
La sua naturale capacità di scovare e fermare la selvaggina fu inizialmente un aiuto basilare, soprattutto per la caccia con le reti ed in seguito, con l’evoluzione e lo sviluppo delle armi da fuoco, divenne il compagno inseparabile del cacciatore “moderno”.
Dal Medioevo sono nate diverse razze di cani che sono poi state evolute e migliorate con lo scopo principale di aiutare e servire l’uomo con grande efficacia ed attitudine proprio nella caccia e nelle sue più diversificate forme.
Nell'articolo parleremo di:
Specializzazione cinofila ed enti di tutela delle razze canine
Quali sono le razze di cani riconosciute
Quante e quali sono le fasi della caccia
Il gruppo più tipicamente scelto dai cacciatori italiani
Lo Springer Spaniel un'eccellenza tra i cani da cerca
Labrador Retriever lo specialista nel riporto
Il ruolo dei levrieri
Come scegliere un cane da caccia
Il buon cacciatore fa buon cane
Specializzazione cinofila ed enti di tutela delle razze canine
Nel corso degli anni gli uomini hanno selezionato ed addestrato diversi tipi di cani e negli ultimi 150 anni, vista la moltitudine di razze selezionate per gli scopi più disparati, sono nati diversi enti per il loro controllo. In Italia abbiamo l'ENCI, Ente Nazionale della Cinofilia Italiana fondato nel 1882, e a livello internazionale uno dei più famosi è il britannico Kennel Club.
Entrambi gli enti hanno lo scopo di migliorare le morfologia e le attitudini delle diverse razze canine e, nel nostro caso specifico, le razze utili nell’attività venatoria.
Il lavoro svolto per affinare i caratteri predominanti di ogni singola razza e per avere cani perfettamente adatti ad ogni tipo di caccia è stato lungo ed estenuante, ma si è giunti ai giorni nostri ad un elevatissimo grado di specializzazione cinofila, che di fatto soddisfa tutte le esigenze venatorie con cani specificamente destinati alla cerca, alla ferma o allo scovo ed al recupero-riporto delle prede.
Si è andati addirittura oltre, specializzando e finalizzando alcune specie alla ricerca ed al recupero degli animali ungulati feriti e perduti durante la caccia di selezione, oppure creando animali destinati alle cacce collettive al cinghiale, addestrati per ricercare ed inseguire solo ed unicamente quella razza.
A sostegno di questa importante attività che collega l’uomo al cane, sono nate negli anni associazioni ed organismi di tutela delle specie diverse e della purezza delle razze canine. Tra questi, oltre al nostro ENCI, riportiamo anche la FCI (Federazione Cinologica Internazionale), costituita da associazioni di allevatori canini, con la funzione di suddividere le diverse razze facendole rientrare in un determinato gruppo.
Quali sono le razze di cani riconosciute
La FCI riconosce 399 razze canine, ogni Paese di appartenenza ha l’obbligo di redigere uno standard che poi verrà tradotto nelle diverse lingue.
In base alle caratteristiche morfologiche, provenienza ed attitudine, le razze sono suddivise in 10 gruppi. Noi ci limiteremo a considerarne solo alcuni, ovvero quelli dedicati ai cani da caccia.
- Gruppo 3 – Terrier
- Gruppo 4 – Bassotti
- Gruppo 6 – Segugi e cani per pista di sangue (o da traccia)
- Gruppo 7 – Cani da ferma
- Gruppo 8 – Cani da riporto, da cerca e da acqua
Diverse sono le attitudini nel cercare il selvatico, ragion per cui possiamo effettuare un'ulteriore distinzione tra: cani da ferma, cerca, riporto, tana, seguita e da sangue o traccia.
In ogni gruppo sono presenti diverse razze canine, distinte ognuna per le diverse caratteristiche morfologiche e caratteriali, quindi per quello che viene definito standard.
Terrier e Bassotti
Parlando di attitudini alla caccia, prendiamo in considerazione i primi 2 gruppi di nostro interesse, Terrier e Bassotti. Questi nascono principalmente come cani da tana, sono ausiliari impiegati per stanare la selvaggina dalle rispettive tane situate nel terreno, anche in profondità. Tane che possono essere state scavate da tassi, istrici, volpi e nutrie.
Una volta entrati infatti nelle tane, questi cani ingaggiano una sorta di combattimento che termina con l’uscita allo scoperto della preda, che verrà poi abbattuta dal cacciatore, oppure con l’uccisione della preda stessa all’interno della tana per opera dell’ausiliare.
I cani da tana possono essere utilizzati sia per il completamento del lavoro dei cani da seguita, che tracciano il selvatico in pastura e lo localizzano nei cunicoli sotterranei, sia per l’intervento in tane scoperte e segnalate dall’uomo durante l’attività agricola, venatoria o durante semplici passeggiate in campagna.
Le qualità preponderanti di questa tipologia di cani da caccia sono la passione, la grande agilità nei movimenti, la predisposizione a scavare nel terreno ed infine il coraggio nel confrontarsi in uno scontro diretto con tassi, volpi, istrici o nutrie.
Il gruppo 3 è costituito da cani di origine prevalentemente inglese, per la maggior parte cani da tana per la caccia di conigli, volpi e tassi: tra le più importanti e conosciute in Italia, troviamo il Jack Russell Terrier ed il Parson Jack Russell.
Tra queste due specie, l’unica differenza è relativa alla lunghezza della zampa; si tratta in entrambi i casi di cani da lavoro attivi e robusti, agili e vivaci, che vengono selezionati per lavorare insieme al Foxhound.
Troviamo poi altre razze molto diffuse, tra cui il West Highland White Terrier e lo Yorkshire, oppure il Deutscher Jagd Terrier, un altro terrier di origine tedesca, oggi molto apprezzato per la caccia in tana alla volpe.
Il cane da tana tedesco nasce con lo scopo di superare i terrier britannici grazie alle sue doti di potenza, aggressività ed in generale per le sue notevoli qualità in ambito venatorio.
Caratterizzato da agilità estrema, ha un carattere forte e determinato, sempre molto reattivo. È un cane resistente ed indipendente, talvolta presente anche nelle mute di cani da cinghiale.
Del gruppo 4 fanno parte i Bassotti, per la maggiore quelli di origine tedesca nelle tre varianti a pelo lungo, duro e corto, di taglia piccola o standard. Anche se la loro origine viene fatta risalire a discendenze faraoniche, lo standard venne redatto nel 1885.
Il nome originale Dachshund lo identifica come cane da tasso, ma i bassotti sono stati comunemente usati per la caccia al coniglio o alla volpe, per la localizzazione di cervi feriti e, in certi casi, per cacciare animali grandi come i cinghiali.
Segugi e cani per pista di sangue o da traccia
Il gruppo 6 è uno dei più affollati perché presenta diverse razze, intanto per due diverse forme di caccia: la caccia alla seguita e quella da traccia o da sangue.
I cani da traccia o da sangue vengono così definiti perché specializzati nel seguire gli animali feriti e sanguinanti. Il loro fiuto fortemente sviluppato e la loro caratteristica attitudine a trovare e seguire le piste formate da tracce ematiche danno loro la capacità di trovare un capo ferito da un colpo di fucile mal piazzato.
Vengono usati per il recupero degli ungulati, infatti una volta che il selvatico si allontana dal luogo del ferimento o anschuss, riescono a trovare e seguire la pista fino a portare il cacciatore/conduttore sulla preda, che potrà essere così finita, terminando le sue sofferenze.
A tal proposito, sono da menzionare i Segugi Bavaresi e di Hannover, il Bloodhund, il Dachsbracke ed anche in minima parte il Bassotto Tedesco a pelo lungo.
Tra questi, la razza più antica è il Bloodhound, cane di media taglia, forte e robusto, che oltre ad un grande olfatto è caratterizzato anche da una mole massiccia ed una grande forza corporea in grado di finire il selvatico ferito e agonizzante.
Di notevole interesse è inoltre il tono della voce dei segugi, che varia in base all’intensità delle tracce odorose seguite, giungendo al culmine appena in prossimità della preda, sul punto di scovarla.
La vocalità dei segugi ha due funzioni estremamente importanti: potenziare l’emotività e la passione dell’intera muta e comunicare al cacciatore o alle poste le varie fasi dell’azione di ricerca e scovo e la direzione che presumibilmente seguirà la preda stolzata.
Questa dote è importante per il conduttore e per i cacciatori alle poste, che si concentrano e si posizionano in attesa dell'arrivo del selvatico.
Discorso ben diverso è quello relativo ai cani da seguita, che hanno la predisposizione a trovare la selvaggina seguendo le sue tracce e l’odore, compito facilitato se lavorano sulla traccia fresca, più odorosa e percepibile.
Proprio attraverso gli odori delle tracce lasciate sul terreno, inizia la ricerca che porta la muta di ausiliari a trovare e scovare la preda per poi mandarla possibilmente verso il cacciatore o la linea delle poste.
La vocazione naturale dei cani da seguita è quella di cacciare la selvaggina da pelo, come lepri, volpi, caprioli, cervi, daini, mufloni e cinghiali.
Durante le battute di caccia, i cacciatori di solito usano una muta di cani selezionati per abbinare le capacità dei singoli in modo tale da ottenere il miglior risultato di gruppo: il lavoro di ogni esemplare è complementare a quello degli altri.
Ognuno ha una fase ben precisa durante le diverse situazioni di caccia e svolge il proprio compito in sinergia con gli altri componenti senza disturbarne l’azione di caccia.
Il gruppo 6, come detto, è molto ampio e a parte la suddivisione dei cani da traccia, tra le diverse razze da seguita, possiamo trovare anche cani per la caccia al leone, il Rhodesian Ridgeback o gli italianissimi Segugi Italiani a pelo forte e liscio, il piccolo Lepraiolo dell’Appennino o Segugio dell’Appennino ed il Segugio Maremmano.
Il Segugio Italiano è un cane dalle origine antichissime, derivante da cani da corsa egizi e si trova in molte pitture venatorie del Medioevo. È un animale che si adatta spesso a qualsiasi terreno di caccia, che ha buona resistenza e velocità, nonché un grande temperamento e carattere.
Esso lavora sia da solo in un’azione di caccia che conduce singolarmente sia in muta insieme ad altri segugi, con i quali sinergizza le sue capacità, creando un’importante potenziamento dell’azione di caccia.
Il Segugio dell’Appennino, cane da seguita specializzato per la caccia alla lepre o per altri animali da pelo viene utilizzato infatti anche sul cinghiale, dove si dimostra ottimo e prudente abbaiatore a fermo.
Vive in affiatamento perfetto con il proprio conduttore e denota spesso un forte temperamento caratteriale, insieme ad una grandissima passione per la caccia.
Il Segugio Maremmano è un cane da seguita specializzato nella caccia al cinghiale. Dotato di grande passione venatoria, ha un forte temperamento, voce squillante e piacevole, che cambia tono e si differenzia nelle varie fasi della cacciata; è un ausiliare accostatore, sicuro e razionale, che abbaia efficacemente a fermo ed insegue tenacemente gli animali stolzati.
Tra i segugi esteri prevalentemente originari di altre nazioni europee, troviamo diverse razze che qui in Italia quasi sempre vengono utilizzate sul cinghiale: l’Ariegeois, un cane francese di taglia media e leggero, ausiliare dinamico ed intraprendente sia da solo che in muta, efficace sui terreni difficili.
La sua caccia elettiva è quella alla lepre, anche se in Italia la fa da maggiore la caccia al cinghiale.
Cane di grande passione e volontà, è un ottimo scovatore, dotato di una forte e caratteristica voce e veloce nella seguita.
Il Grand bleu de Gascogne è invece una razza molto antica. Nel XIV secolo veniva utilizzato per la caccia al lupo o all'orso e rappresenta il capostipite di tutte le razze del sud della Francia. Imponente e possente, dà impressione di forza e calma.
Con le medesime caratteristiche ed attitudini alla caccia troviamo il Petit Bleu di Gascogne, che da questi deriva sicuramente per volontà dell’utilizzatore.
Il Griffon Bleu di Gascogne è invece a pelo forte, ardimentoso e fine di naso, un ottimo cane da cinghiali. Razza rustica e solidamente costruita, prende le sue caratteristiche dal Grand Bleu e dal Griffone da cui deriva.
Il Briquet Griffon Vandeen è un griffone di taglia media con un buon olfatto: non rifiuta né la macchia fitta né il roveto. Accostatore, scovatore e forte inseguitore, è anche molto indipendente ed appassionato. Di origine slava, sta cominciando a farsi spazio nel cuore dei cacciatori italiani.
Parliamo del Segugio Istriano, calmo, docile e per vocazione cacciatore di lepri e volpi, utilizzato anche come cane da sangue. Di origine antichissima, risalente al 1400, la sua spiccata attitudine alla caccia ha fatto sì che venisse esportato anche nelle regioni attigue.
E poi ancora il Beagle dalla Gran Bretagna, apprezzato per la piccola taglia, presenta un carattere dal forte temperamento. Grazie alle sue grandi doti olfattive, alla seguita veloce e alla voce forte e caratteristica, viene utilizzato principalmente per il cinghiale.
Quante e quali sono le fasi della caccia
Un'azione di caccia svolta insieme ai cani può essere divisa in quattro fasi:
- La cerca
- L'accostamento
- Lo scovo
- La seguita
Ma andiamo per ordine.
La cerca
La prima, chiamata "la cerca", avviene naso a terra. Il cane non deve mai tornare indietro sulle tracce della pista, ma sempre andare avanti fino ad arrivare a scovare la preda, qualsiasi sia la condizione meteo.
Un buon cane segugio non deve essere impulsivo.
Deve seguire le tracce con cautela e razionalità, senza farsi influenzare da elementi che potrebbero disturbare il suo lavoro di ricerca. È importante che ci sia intesa con il compagno o con i compagni di muta per poter svolgere un perfetto lavoro di gruppo, giungendo al rintracciamento della preda, al suo scovo.
L'accostamento
La seconda è "l'accostamento". Il cane che ha questa capacità è molto intelligente, agile e sicuro: deve muoversi accuratamente mantenendo l'attenzione ed alzare spesso la testa da terra nella fase conclusiva, richiamando l'attenzione del conduttore attraverso la voce.
Lo scovo
La terza fase è "lo scovo". In una muta efficace dovrebbero essere presenti almeno due cani scovatori adibiti a questo scopo: uno specializzato ad operare nel folto bosco ed un altro in quello pulito.
La seguita
La quarta, "la seguita", è simile alla fase di scovo, poiché viene inseguito un animale già scovato e fuggito. L'ausiliare, specializzato in questa funzione di recupero, attraverso un olfatto molto fine, segue la traccia lasciata dalla preda scovata e fuggita e la ritrova permettendo al cacciatore di terminare positivamente la battuta di caccia.
Molte volte nella muta è presente il “cane di testa”, un esemplare forte e molto carismatico, con la capacità di guidare l’azione di caccia dall’inizio alla fine, influenzare positivamente il lavoro dell’intera muta e di avere un raggio di controllo più ampio rispetto agli altri.
Ma qual è il gruppo più tipicamente scelto dai cacciatori italiani?
La risposta è il gruppo 7, quello dei cani da ferma.
I cani da ferma o anche da punta vengono chiamati così per la loro attitudine a segnalare al cacciatore il selvatico, immobilizzandosi appena ne avvertono la presenza.
Non è importante solo l'arresto del cane.
Segue un graduale e lento accostamento e poi la vera ferma, con sguardo fisso sul punto d'interesse ed un'espressione caratteristica che fa capire al cacciatore che l’ausiliario ha individuato il selvatico e lo ha proprio davanti a sé.
L’evolversi dell’azione può comprendere anche la guidata, cioè quando il selvatico cerca di allontanarsi di pedina così da eludere il pericolo ed involarsi fuori tiro dal cacciatore.
Dote molte importante nel cane da ferma, per concludere l’azione di caccia, è il recupero del selvatico, soprattutto in zone molto sporche, se parliamo di fagiani o beccacce e il riporto.
Caratteristica di ogni razza è il tipo di ferma, se eretta o flessa e la posa che viene assunta.
I cani da ferma vennero selezionati con l’avvento delle armi da fuoco ed utilizzati principalmente nella caccia a starne e fagiani.
Nell’ENCI troviamo 36 razze, ma quelle maggiormente utilizzate sono circa una decina che possiamo raccogliere in due 2 sottogruppi, i continentali e gli inglesi.
I cani da ferma continentali
Partendo dai continentali italiani, troviamo il Bracco Italiano, cane dalle origini antichissime, si parlava di lui già ai tempi di Dante.
Un cane robusto, pesante e vigoroso. Ha una cerca ampia ed adeguata all’orografia del terreno, la sua andatura ideale è il trotto. Ferma a testa alta, mai di scatto e sempre con eleganti filate.
Lo Spinone, che somiglia molto al Bracco Italiano, ha la stessa mole, un carattere rustico, calmo e mansueto. Grande trottatore, compensa la poca velocità nella cerca con il fondo. Cacciatore generico, si adatta a tutti i terreni e, come il Bracco, ha la stessa ferma solida e guidata, prudente e meticolosa.
Dalla Francia arriva l’Epagneul Breton, cane energico e robusto, fermatore generico, in patria molto utilizzato sulla beccaccia. Piccolo e leggero, è particolarmente indicato per terreni difficili.
Il galoppo è energico e la sua andatura gli permette una cerca vasta e brillante. La sua azione è prudente. Ferma solitamente di scatto, naso al vento, con grande sicurezza. Riporta e recupera per istinto.
Insieme a questi troviamo il Bracco Francese di tipo Gascogne o taglia grande, caratterizzato da un galoppo facile, armonioso e non eccessivamente veloce, dal grande fondo. Molto resistente, si adatta sia al terreno che al freddo.
Nami, photo credits: Cristina (@krillysbry)
Il Bracco Francese di tipo Pyrenèes è invece di taglia più piccola. Un cane robusto, dagli arti forti. Il galoppo è veloce, ma sempre nella nota del continentale. Cerca aperta, diligente e sempre adattata all’orografia del terreno ed alla vegetazione. Deciso e rapido sull’emanazione, ferma di scatto con la testa verso il selvatico.
Anche il Korthals si è ritagliato un piccolo spazio tra i cani da caccia utilizzati in Italia. Le origini sono francesi, ma la storia della nascita è mista olandese/tedesca. È particolarmente indicato per terreni difficili e diventa uno specialista in zone palustri. La sua andatura è piuttosto veloce, con galoppo sostenuto e cerca estesa.
L’addestramento è agevole, facilitato dal carattere docile ed intelligente. Riporto e recupero completano il suo essere un ottimo fermatore!
Passiamo ai continentali di origine tedesca come il Kurzhaar; un cane con forme armoniche e che esprimono forza. Ha un galoppo continuo, sciolto, anche esuberante ed energico, resistente alla fatica e mai impetuoso. Abile riportatore e recuperatore, è adatto a tutti i terreni e per tutta la selvaggina.
La sua cerca è attenta e diligente. Quando avverte il selvatico, rimonta l’emanazione attento e scrupoloso, passa dal galoppo al trotto e al passo per andare a fermare con autorità. Collo proteso e testa orizzontale, leggermente flesso sugli arti, occhio ardente, assolutamente immobile.
Il Drahthaar, cane da caccia tuttofare, ha una cerca continua e ordinata. Si muove bene su tutti i terreni; forte e tenace, è dotato di un grande olfatto, capace anche di seguire le tracce, viene usato come cane da sangue.
I cani da ferma inglesi
Ma le razze che hanno più ammiratori ed utilizzatori sono quelle degli inglesi: cani eleganti e veloci, si sono fatti largo nei cuori degli italiani come ottimi cani da ferma, utilizzati per lo più sulla beccaccia, anche se la loro caccia congeniale è la starna, dove poter dare sfogo a tutta la loro passione e velocità.
Il Pointer Inglese è il cane da ferma per eccellenza. L’ armonia di tutte le sue parti ne fanno una straordinaria “macchina” da galoppo; sfrutta la massima potenza per un'andatura con galoppo serrato continuato e velocissimo, impetuoso.
La potenza del suo naso è rapportata alla sua andatura, la cerca è ampia, ferma di scatto e guida a strappi. Un cane davvero emozionante!
Il Setter Inglese è un cane versatile, riflessivo e di buon carattere. Il suo galoppo è spinto, veloce come nel Pointer. Diverso è lo stile, data la diversa costruzione. La ferma è morbida, spesso a terra, ma solidissima.
La guidata è continua e caratteristica nella razza, strisciante e prudente. Di grandi doti olfattive, si adatta a tutti i terreni e a tutta la selvaggina.
Lo Springer Spaniel un'eccellenza tra i cani da cerca
Tra i cani da cerca, emerge sicuramente lo Springer spaniel, di origine inglese e alla fine anche il più utilizzato, sia per la cerca che per il riporto.
È scattante ed elastico, sempre attento.
Caccia indifferentemente dal bosco al folto di qualsiasi ambiente. La selvaggina d’elezione nel paese natio dello Spaniel è la beccaccia, ma è un grande specialista della caccia al fagiano o dei rallidi dei canneti e non disdegna la lepre.
L’addestramento di un soggetto di buon sangue è semplice e veloce. Caccia istintivamente collegato e con grande impegno. Riporta ma è anche un forte recuperatore.
Labrador Retriever lo specialista nel riporto
Tra i cani da riporto troviamo invece il Labrador Retriever. Anche questo è una selezione inglese, ma l’origine è canadese, proprio della regione del Labrador.
La richiesta di un cane del genere è dovuta soprattutto alla cultura venatoria inglese, che prevede infatti la caccia in drive e quindi la ricerca di un ottimo e forte riportatore.
Molto robusto e resistente alle intemperie, si adatta ad ogni condizione, compreso il riporto da acque gelate.
Il suo lavoro consiste nel seguire attentamente lo svolgersi dell’azione di caccia, tenere a memoria il punto di caduta della selvaggina e, a comando, ricercarla e riportarla sollecitamente.
Calmo e riflessivo, si affeziona alle persone e alle cose, ma come molte altre razze da caccia rischia in questi casi di perdere le sue straordinarie doti venatorie.
... e i levrieri?
Parliamo di cani che ancora in qualche Stato vengono utilizzati a caccia e che in origine venivano affiancati ai cani da ferma o seguita per inseguire e catturare la selvaggina.
A queste, come molte altre razze canine, nate ad uso esclusivo della caccia e pur mantenendo caratteri e caratteristiche predatorie, vengono affidati compiti diversi come salvataggio, pet therapy o semplicemente compagnia.
Come scegliere un cane da caccia
La scelta del cane da caccia non è un’impresa facile: diversi sono i fattori che concorrono a farne realmente un buon cane da caccia, sia sul piano morfologico che su quello psicologico ed attitudinale.
Una volta scelta la razza, decisione mossa essenzialmente dal tipo di caccia preferita o praticata, dal tipo di selvatico cacciato e dal tipo di territorio frequentato, bisogna scegliere il singolo cane.
Cucciolo, cucciolone o adulto che sia, vanno tenuti presenti sia l’aspetto esteriore, sia le qualità naturali.
Un cane morfologicamente corretto è un ausiliare con una costruzione funzionale al lavoro da svolgere, che gli permetterà quindi di cacciare secondo il suo stile di razza e con un buon rendimento, onde evitare un eccessivo affaticamento che potrebbe incidere negativamente sulla concentrazione e quindi sulla determinazione nell’azione di ricerca del selvatico.
Dal punto di vista psicologico ed attitudinale, la scelta del cucciolo deve essere molto accurata e prevedere la conoscenza dei genitori.
Anche il pedigree offre delle buone indicazioni circa il patrimonio genetico del nostro futuro cucciolo, soprattutto se garantito da un allevatore a noi noto per serietà e professionalità.
Da preferire, senz’altro, sono gli allevatori scrupolosi che crescono i cuccioli in buone condizioni igieniche, assicurandogli uno spazio aperto ed uno riparato, la possibilità di uscire spesso dalla cuccia e vivere le prime fondamentali esperienze.
Non dimentichiamoci che la cruciale fase della socializzazione termina a quattordici settimane (tre mesi e mezzo). Quando porteremo a casa il nostro cane, questa fase sarà già iniziata (forse anche terminata) e per quanto questo debba ancora sperimentare, il cosiddetto imprinting sarà già avvenuto.
Cani da caccia belli fuori...
Se guardiamo l’aspetto fisico, sono da evitare le depigmentazioni, i difetti nei genitali maschili (il monorchidismo o criptorchidismo), i difetti della mandibola (enognatismo) e della mascella (prognatismo), cui si aggiungono eventuali ernie.
Altre cose a cui prestare molta attenzione sono l'eventuale dentatura non completa, la presenza di speroni, l’aspetto gracile, i colori non ammessi negli standard e anche la difficoltà nei movimenti.
... e belli dentro!
È fondamentale, poi, la valutazione del temperamento di ciascun cucciolo: da evitare l'eccessiva timidezza o aggressività. Meglio preferire il carattere equilibrato e socievole, il cucciolo curioso, quello che presta attenzione all’uomo e non si tira indietro.
Se si ha la possibilità di assistere ad un pasto, sarà già possibile vedere quali sono i più forti e scaltri!
Il buon cacciatore fa il buon cane
Questi possono essere i primi indizi nella scelta di un cane, ma poi assieme alla loro, ci dovrà essere la nostra determinazione e pazienza nell’addestramento e allenamento del nostro ausiliare da caccia.
Dovremo lavorare molto per ottenere il massimo dell'affiatamento e dell'armonia con il nostro compagno con cui affronteremo ogni giornata di caccia, e non solo!
L'obiettivo sarà quello di lasciare il cane libero di lavorare, noi presteremo la massima attenzione ai suoi movimenti e direzioni, ai suoi atteggiamenti e al suo metodo di lavoro. Con il tempo saremo in grado di comunicare con lui solo con sguardi e movimenti, sapremo sempre con certezza quando sarà sull’usta delle nostre prede.
Ma a parte tutto nella scelta del nostro cane da caccia ricordiamoci anche di lasciarci guidare la nostro istinto e passione, perché magari sarà proprio lui a scegliere noi!
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