La caccia alla lepre non è una semplice forma di caccia ma una vera e propria specializzazione venatoria, che nel tempo è diventata tradizione, spesso tramandata all’interno delle famiglie di lepraioli di padre in figlio.
Un tempo per i nostri nonni lepraioli portare a casa una lepre significava assicurare a tutta la famiglia un pasto a base di carne che per l’epoca poteva essere definito lussuoso o quanto meno raro!
Per questo nulla veniva lasciato al caso, dalla scelta dei migliori segugi alla ricarica domestica delle proprie cartucce, fatta o classicamente nel periodo estivo, rigorosamente in luna piena o crescente, oppure in base alle preferenze locali e personali la sera prima della caccia, forse per essere certi del rendimento delle cartucce aggiustate precisamente in base alle particolari condizioni meteo.
Oggi, nonostante la cattura di una lepre non sia più così celebrata da tutta la famiglia, rimane una delle forme di caccia emotivamente più sentite ed importanti sia per la preparazione necessaria dei cani, autentici specialisti e responsabili del successo o degli insuccessi caratteristici di questa forma venatoria, sia per la ricerca di luoghi adeguati ed esplorati per verificare la presenza di un buon numero di esemplari adulti.
Forse sono propri questi i motivi per cui l’emozione e la passione che questo importante selvatico è capace di suscitare tra gli appassionati sono rimaste praticamente immutate.
Qualsiasi lepraiolo che ha provato l’ebrezza di uscire a caccia di lepri con i propri fidati segugi difficilmente riuscirà a dimenticare i dettagli, i profumi, i suoni e le sempre diverse emozioni di ogni singola giornata di caccia.
Perché la caccia alla lepre con i segugi, sebbene segua tecniche di caccia ormai consolidate, è fatta soprattutto di imprevisti e colpi di scena che mettono continuamente alla prova segugi e cacciatori, stimolandone fortemente la passione e le emozioni
Vediamo allora come prepararci al meglio per cacciare la lepre con i nostri fidati ausiliari e soprattutto onorarne uscita dopo uscita la profonda passione e tradizione.
La caccia alla lepre con i segugi alle poste
Una delle forme di caccia più tradizionali consiste sicuramente nella braccata con i segugi in zone collinari o montane in cui, accertata la presenza di buon numero di lepri, si dispongono le poste e si sciolgono le mute dei cani nelle zone in cui si prevede siano i covi.
Gli ausiliari una volta individuati i covi e levate le lepri dovrebbero indirizzare i selvatici alla linea delle poste, nelle quali sono l’abilità e la prontezza di riflessi le caratteristiche importanti per chiudere positivamente il cerchio di questa antica forma di caccia.
Come in tutte le cacce in braccata, l’emotività è altissima in tutti i partecipanti nel momento in cui la lepre viene levata dal covo e la canizza inizia un graduale concerto che segue l’animale alzato facendone percepire la posizione e la direzione ai partecipanti alle poste.
Dai segugi nazionali ampiamente utilizzati fino ad alcuni decenni fa molte squadre sono passate a cani da seguita più specializzati e particolarmente versati a questa forma di caccia: stiamo parlando dei Petit Bleu de Gascogne oppure dei Beagles o altre specie da seguita, come i Jack Rusell, anticamente impiegate nei Paesi esteri.
Fucili, strozzature e cartucce per la caccia alla lepre dalle poste
La panoramica della posta classica alla lepre è quella di uno spiazzo su un sentiero montano con davanti una zona di intersezione che può essere un bivio o un trivio in cui la confluenza dei percorsi abituali dei selvatici del posto facilita notevolmente la possibilità di passaggio.
La lepre è un selvatico estremamente abitudinario che tendenzialmente tiene il proprio covo in una zona ben definita e da lei preferita.
Quindi il percorso che essa fa per giungere ed allontanarsi dal covo è praticamente sempre il medesimo. Può variare leggermente nel momento della levata solo per l’azione dei cani, che infatti opportunamente cercano di indirizzarla con sagacia alla linea delle poste.
Il fucile preferito per la caccia alla lepre con i segugi è la classica doppietta, quindi un parallelo giustapposto a due canne che nei casi di maggior attaccamento alla tradizione sarà con i cani esterni.
Di fatto però per questa forma di caccia risultano perfettamente adeguati sia i fucili basculanti che i semiautomatici con canne di media lunghezza e strozzature non eccessive di ***/**.
La scelta dipende chiaramente dall’orografia del luogo di caccia e quindi dalle distanze di tiro più probabili in quella determinata zona. Naturalmente piccole variazioni sulla strozzatura possono essere opportunamente eseguite in base all’esigenza di sparare sulle medie distanze oppure al limite della portata.
Il selvatico è un mammifero di relativamente grandi dimensioni che sopraggiunge alle poste in corsa a volte lanciata, a volte molto lenta o quasi di passo
L’azione di tiro prevede sugli animali veloci un tiro di stoccata molto istintivo, poco davanti alla testa della lepre. Il tempo invece di dare un’occhiata al bersaglio, migliorando la precisione di puntamento, lo si avrà solo sugli animali che giungeranno alla posta più lentamente
Nella caccia alla lepre non si deve lesinare sulla qualità delle cartucce considerata l’importanza di questa preziosa preda e della non troppo frequente possibilità di incontrarla
Le cartucce saranno quindi ottime corazzate a grammatura pesante.
Per il calibro 12 ci orienteremo su cartucce caricate con 36 / 40 grammi di pallini numero 2-3-4, mentre nel caso del calibro 20 potremo scegliere sempre corazzate a grammatura pesante oppure Baby Magnum con 28 / 32 grammi di pallini numero 3-4-5.
Nella caccia alla lepre i pallini in piombo nichelato per la loro superiore penetrazione sono sicuramente un vantaggio molto significativo data la tenacità del selvatico, la sua spessa pelliccia e possente muscolatura.
Considerando la dimensione dei pallini abbiamo il miglior compromesso intorno ai 3 mm. Quindi avremo i numeri 3 (3,3 mm.) 4 (3,1 mm.) 5 (2,9 mm) saranno la scelta elettiva per sviluppare rosate sufficientemente dense e penetranti, quindi di adeguata micidialità per l’orecchiona.
La caccia alla lepre allo schizzo
In contrapposizione alle cacce montane, i lepraioli delle zone pianeggianti cacciano il pregiato lagomorfe seguendo la muta dei cani nelle fasi di ricerca del selvatico che iniziano dalla pastura notturna, segnalata da diverse fatte sferiche o a pera e dipanando il percorso notturno al fine di localizzare il covo in cui la lepre riposa nelle ore diurne.
Nella caccia di pianura ha notevole importanza l’esperienza, l’intuito e la capacità del conduttore della muta dei cani. Sarà proprio il conduttore a guidare i suoi ausiliari con opportune indicazioni e spostamenti alla ricerca delle zone che ritiene di più facile presenza dei selvatici.
A differenza della caccia in montagna, nelle zone pianeggianti gli ausiliari sono quasi sempre sotto il diretto controllo visivo dei conduttori che percepiscono in tempo reale ogni segnale che la muta da in relazione al contatto con il selvatico inseguito.
I cacciatori più esperti intuiscono con notevole anticipo dal comportamento della muta, quando l’inseguimento sta volgendo al termine con l’atteso scovo e levata della lepre. In questo modo i partecipanti si stringono a distanze più brevi dagli ausiliari e cercano di circondare la zona per chiudure all’orecchiona ogni via di fuga. Ai primi scagni che seguono l’alzata dal covo quasi sempre segue la fucilata che termina l’azione di caccia.
Fucili, strozzature e cartucce per la caccia alla lepre allo schizzo
La panoramica dei luoghi di caccia pianeggianti è abbastanza ricorrente e costante. Solitamente si tratta di campi di terra arata o erpicata, stoppie o zone incolte in cui la lepre pone molto volentieri il suo covo.
Avendo la possibilità di seguire da vicino la muta e di intuirne con buona precisione il momento dello scovo, avvicinandosi quindi alla preda che sta per schizzare, il tiro soprattutto nelle prime giornate di caccia raramente avviene a lunga distanza.
Col progredire della stagione venatoria le lepri sempre più smaliziate avranno la tendenza a schizzare dal covo alle prime avvisaglie di arrivo della muta dei segugi, anticipando quindi l’avvicinamento dei cacciatori.
Per questo motivo è basilare distinguere la caccia dei primi giorni dell’annata venatoria da quelli della stagione inoltrata in quanto cambierà profondamente la distanza e la difficoltà del tiro.
Nel primo periodo della stagione venatoria sarà quindi ottimale un fucile basculante a due canne con una strozzatura leggera nella prima canna (****/***) ed una strozzatura massima nella seconda canna (**/*).
Completerà l’ottimizzazione balistica del nostro sistema arma/munizione la scelta per la prima canna di una cartuccia con borra in feltro e magari orlo tondo, capace di fornire in abbinamento alla strozzatura leggera una rosata già ampia e piuttosto generosa sulle medie distanze, più abituali e tipiche di questo periodo.
In questo caso cartucce con 36 grammi di pallini delle numerazioni 3-4-5 saranno sicuramente un'ottima scelta.
La seconda canna la caricheremo invece con una cartuccia con borra contenitore e chiusura stellare, magari con piombo leggermente più grosso rispetto alla prima canna. Sarà la nostra garanzia di successo per un tiro eventualmente lungo o per un recupero di seconda canna sull’orecchiona mancata con la prima fucilata e arrivata ai limiti della portata.
Le grammature ideali per questa tipologia di cartucce sono comprese tra i 36 e i 40 grammi, caratteristiche che possono aumentarne l'efficacia sulla lunga distanza, oltre all'imprescindibile borra contenitore, sono sicuramente una buona scorta di energia e velocità e soprattutto la presenza di pallini nichelati.
Nel periodo invernale in coda alla stagione è consigliabile utilizzare fucili con canne di 71 / 76 cm e strozzature piuttosto accentuate abbinate a munizioni di alta potenza con borra contenitore e chiusura stellare, perfettamente confacenti alla necessità di sparare sulle massime distanze.
Sempre tenendo in considerazione i diversi scenari e condizioni di caccia anche armi e cartucce Magnum risultano adeguate e assolutamente non eccessive per la caccia in questo periodo della stagione. (Baby Magnum 42 o Magnum 50).
Considerando i vari calibri impiegabili il 12, il 16 ed il 20 sono quelli balisticamente più adatti ed eticamente preferibili per questa impegnativa forma di caccia e per questa preda che costituisce per importanza, rarità e prestigio un vero trofeo venatorio di altissimo livello.
I calibri minori, nella fattispecie il 28 e il .410, caricati con munizioni di notevole potenza e pallini di diametro adeguato non inferiore al n° 6 (2,7 mm.), possono essere utilizzati soprattutto all’apertura in quelle condizioni di caccia in cui si prevede che il tiro avvenga a media distanza e comunque non oltre i 25/28 metri.
In queste condizioni soprattutto il calibro 28 con grammature medio-pesanti (26-30 grammi) e pallini numero 4 e 5 risulta perfettamente adeguato per garantire l’abbattimento degli animali correttamente centrati.
Il .410 dovrebbe essere usato “cum grano salis” solo in quelle condizioni in cui l’orografia della zona di caccia, la qualità dei cani e la capacità dei cacciatori possa dare piena garanzia di sparare a distanze inferiori ai 25 metri.
La caccia alla lepre all’ungherese
Si tratta di una peculiare forma di caccia collettiva in cui una fila di persone alza le lepri presenti sul territorio battuto, facendole giungere alla fila delle poste. Sebbene venga praticata solitamente senza un ausilio diretto dei cani, segugi e altre razze sono spesso utilizzati per il recupero di esemplari feriti.
E’ sicuramente una caccia molto spettacolare per l’elevato numero di prede alzate e per l’azione di fuoco sempre densa e consistente che si svolge dalla fila delle poste.
Una piccola variazione a questa tradizionale caccia è costituita dall’avanzamento a rastrello dei cacciatori che battono zone molto ampie e sparano alle lepri che schizzano dai covi davanti a loro.
In questo caso le armi e le munizioni impiegate sono le medesime della caccia alle lepre nelle zone pianeggianti con la differenziazione tra il periodo estivo o d’inizio stagione in cui gli esemplari saranno confidenti e spesso abbattuti sparandogli sulle brevi distanze.
Mentre nel periodo di fine stagione, in pieno inverno, converrà decisamente utilizzare fucili lunghi e strozzati abbinati a munizioni di alta potenza con pallini di grossa numerazione.
Una caccia che ogni cacciatore dovrebbe provare almeno una volta
Pur con il trascorrere dei decenni la caccia alla lepre ha conservato tutto il suo fascino, con la capacità di emozionare ed appassionare in modo avvincente decine di cacciatori che attendono trepidanti con i loro ausiliari il periodo della caccia all’orecchiona.
L’importanza della preda, più volte sottolineata, è legata spesso anche alla tradizione di festeggiare la conclusione della caccia con cene di selvaggina con tutti i partecipanti della propria famiglia, o anche della squadra!
Proprio la bellezza di questo momento conclusivo e di celebrazione la rende una delle forme di caccia da praticare almeno una volta nella propria vita venatoria. Inoltre la lepre sin dal passato ha sempre suscitato, parallelamente alla forte emozione della caccia e dell'abbattimento, un rigoroso rispetto etico della preda.
Basti pensare che i vecchi lepraioli, a stagione di caccia ormai inoltrata, davanti ad una lepre che schizzava dal covo non prontamente e con le gambe posteriori leggermente divaricate (segno evidente di gravidanza) abbassavano rispettosamente le canne del fucile per salvare sia la madre che la cucciolata che rappresentava il capitale per l’anno venatorio successivo. E ancora oggi i veri lepraioli continuano a farlo.
Photos Credits:
http://www.huntingpleasure.com/
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