La quaglia comune è il selvatico più piccolo cacciabile col cane da ferma. Appartiene all'ordine dei Galliformi, che comprende anche il pollo domestico, il fagiano, la starne e la coturnice, ma rispetto a loro è l’unica migratrice, dalla distribuzione geografica molto vasta.
Nidifica nell'Europa centrale e meridionale, nell'Asia occidentale e nell'Africa nord-occidentale, in un'area che comprende anche le Azzorre, Madeira, le isole Canarie, le isole del Capo Verde, il nord dell'Egitto, Israele e il nord dell'Iraq e dell'Iran.
In Asia fino al lago Baikal, ai piedi dei monti Altai in Mongolia, all'ovest della Cina, al Pakistan, all'Afghanistan, al Kashmir, al nord-est dell'India, al Nepal, al Bhutan, all'ovest dell'Assam e al nord del Bangladesh.
I migratori raggiungono l'Egitto, la Libia, l'Africa equatoriale fino al nord del Kenya, l'Angola, lo Zambia, l'est della Repubblica Democratica del Congo, nonché la metà settentrionale dell'India.
Viene definita una nidificatrice ostinata perché se il nido viene distrutto, è in grado di deporre una seconda o terza covata e alcuni degli uccelli che svernano nel Nordafrica sono già in grado di riprodursi prima di raggiungere l'Europa.
Selvatico utilizzato come metro di giudizio per le prove sia classiche che attitudinali per il cane da ferma, come da regolamento ENCI, animale che ha fatto e proclamato tantissimi campioni nelle diverse categorie e razze da ferma, è stato e sarà ancora per tanto tempo un selvatico adatto all’istruzione e al completamento dei cuccioli, fungendo da palestra di allenamento ormai per i cani già esperti alla caccia.
Viene ormai utilizzato in diverse prove anche amatoriali, frequenti nelle varie Zac anche a caccia ormai chiusa, quindi con selvatico abbattuto, in cui i concorrenti provano la loro abilità di cacciatori e anche quella dei loro ausiliari: un vero e proprio esame di bravura e predisposizione alla caccia di entrambi.
Infatti le prove vertono su diversi aspetti, differenti tra razze inglesi e continentali che così possiamo riassumere.
In queste prove verrà valutato anche il comportamento del cacciatore, dallo sgancio dell’ausiliare fino all’approccio con lo stesso durante accostamento e ferma, fino all’abbattimento.
Non è raro vedere numerosi sbagli clamorosi anche sulla semplice quaglia... la solita padella, che può avvenire per l’emozione o per aver sottovalutato un selvatico che invece si è dimostrato vero e genuino, anche se di allevamento!
Selvatico snobbato da molti, la quaglia sa dare prova di essere un animale intelligente e astuto, non come la beccaccia o il fagiano, ma allo stesso modo riesce a mettere in difficoltà anche il cane più smaliziato.
Viene sottovalutato perché nella maggior parte dei casi viene identificato con quelle quaglie volatrici o da lancio, quindi d’allevamento, utilizzate per l’addestramento dei cuccioli, acquistabili nei consorzi o nelle fiere.
Le quaglie veramente selvatiche sanno essere sfuggenti ed inarrivabili, in grado di dare scacco a cane e cacciatore.
Tuttavia tanti cinofili tendono ad evitarle perché i cani potrebbero prendere diversi “vizi”, se così possiamo chiamarli, che influiscono sugli standard di lavoro delle varie razze da ferma.
Gli standard più importanti e rilevanti sono proprio il portamento di testa, che alla ricerca delle quaglie non sarà più a testa alta, ma anche abbondantemente bassa per cercare i delicati effluvi, ma soprattutto il movimento di coda, che si manterrà continuo e nervoso, fino a trovare il giusto sito del selvatico.
La loro migrazione inizia in primavera, con i primi arrivi dei selvatici dal Nord Africa, animali stanchi e debilitati che per i primi giorni stazioneranno anche a pochi metri dal mare per riposare ed iniziare a rifocillarsi, per poi spostarsi nelle alture e iniziare il loro periodo dell’amore con le prime covate.
Anni orsono, quando ancora aperta la caccia primaverile, la quaglia era preda dei nostri cacciatori, che la cercavano anche senza cane in vicinanza del mare.
Non si trattava però di una vera e propria caccia, visto lo stato di salute dei selvatici stanchi e provati dalle miglia di volo che li portavano fino alle nostre coste, ma di una vera e propria mattanza.
Fortunatamente quella parentesi è ormai chiusa, anche se non è raro vedere sui vari social video di catture sia nel Nordafrica quanto in mare con pescherecci che stendono reti a pochi metri dal pelo dell’acqua, catturando centinaia di quaglie tutti i giorni.
Ma la primavera è un periodo fertile e propizio per portare i nostri cuccioli e cuccioloni a confrontarsi con animali veramente selvatici che in qualche giorno tornano in forze.
Alla fine la quaglia è un selvatico molto più semplice rispetto ai fagiani, alla starna o alla beccaccia, ma ha un costituzione minuta e di conseguenza un effluvio minore, per cui i cani devono iniziare ad usare bene il naso: da buona pedinatrice e con l’erba alta che in quel periodo è costante su buona parte dei terreni buoni, fa perdere ben presto le tracce, allontanandosi in tempi brevi, tanto da depistare il nostro ausiliare.
Resta quindi una buona scuola per il nostro cucciolo oppure un ottimo esercizio per il nostro adulto, dopo la pausa che avviene tra la fine della stagione di caccia e la lontana nuova apertura.
A parte il breve periodo primaverile di possibili allenamenti, la caccia riprende a settembre, di norma dopo la terza domenica del mese in base ai vari calendari venatori.
Nel sud Italia è la caccia più diffusa con il cane da ferma: mancando starne e fagiani nelle campagne, tanti cinofili anche a caccia aperta si deliziano con un’attività molto semplice e coinvolgente.
La caccia alla quaglia infatti sarà una parentesi in attesa delle beccacce, quindi un buon allenamento per cane e cacciatore che inizieranno a muovere i primi passi su e giù tra pianura e bassa-media collina alla loro ricerca.
In primavera, con i primi arrivi, le si sentirà cantare tutte intorno. Si chiamano e iniziano ad aggregarsi per riprendere la migrazione e dirigersi negli areali di riproduzione… un canto magico e diverso a seconda che siano maschi o femmine, che si sentirà a tutte le ore del giorno!
Il periodo della riproduzione inizierà quasi subito: è bene quindi non continuare ad insidiarle appena si saranno stabilite nei loro quartieri ed aspettare l’agognata apertura per iniziare la nuova stagione venatoria in compagnia del fedele ausiliare.
Visti ormai i nuovi calendari venatori, non resta che preparare l’occorrente per poter cacciare questo delizioso e delicato selvatico: occorreranno quindi cartucce leggere, con numerazioni di piombo consone a non rovinare le loro squisite carni.
I tiri saranno sempre ravvicinati, quindi non servirà mai tanto piombo nelle nostre cartucce e le rosate di conseguenza dovranno essere sempre abbastanza ampie, non tanto per il bersaglio, che è molto ristretto, quanto per evitare concentrazioni di rosata troppo folte di pallini che sciuperebbero il selvatico.
Anche i fucili saranno leggeri, dalle canne corte e pochissimo strozzate e veloci nell’imbracciata.
Non sarà di vitale importanza di che razza siano i nostri compagni di caccia, ma importanti saranno l’abilità e la perizia nella cerca, visto che la quaglia dà poca emanazione sul terreno.
Oltre al metodo ci vorrà un tocco di fantasia e tanta costanza, visto che il periodo di caccia è quello più caldo dell’intera stagione e a novembre i tanti cacciatori cinofili sposteranno la loro attenzione sulle beccacce.
I terreni non saranno quelli delle beccacce o dei fagiani, quindi non si caccerà tra le spine, i macchioni e le forre solite dei fagiani o i boschi cedui delle beccacce: saranno terreni ugualmente duri e difficili, cotti dal sole a cavallo tra fine estate e inizio autunno.
In questi terreni ampi ed aperti, vedrei bene razze trottatrici lente e costanti nella cerca, come i nostri italianissimi bracchi e gli spinoni.
Il collegamento col padrone aiuterà a non chiamare troppo spesso l’ausiliare che, vista l’estensione dei terreni prediletti dalle quaglie, spazierà a dismisura, fino al momento della ferma. Ferma che dovrà essere solida e mai incalzante, visto che la quaglia tenderà ad alzarsi solo se lontana da ampi ripari erbosi.
Ma all’arrivo del cacciatore le guidate saranno ben strutturate e non troppo nervose.
Da qualche anno ormai anche in Italia, questi cani che all’inizio venivano utilizzati in maggioranza solo per recupero e riporto, vedono una nuova vita in quella che è la loro vera natura... e cioè la cerca.
Per questo motivo vengono molto utilizzati oltre confine.
Lo Springer Spaniel avrà una cerca molto incalzante, che non permetterà al selvatico di allontanarsi di pedina, ma affretterà al frullo sempre a tiro utile di fucile.
La cerca sarà adatta e produttiva con limitate estensioni in base al terreno e all’orografia. Naturalità al recupero e al riporto saranno molto importanti dopo, se la fucilata non sarà stata efficacemente accurata.
Oltre a dover conoscere bene il selvatico, il cacciatore condurrà il lavoro nella ricerca del selvatico individuando la zona di caccia da battere.
Prerogative importanti saranno calma e pazienza, vista la possibilità di percorrere centinaia di metri senza avere nessun incontro.
Molta attenzione dovrà essere riposta nel lavoro del cane e nel cercare di non forzarlo, né nella cerca né nella ferma, dove anzi dovrà essere incoraggiato a far frullare il selvatico ad una distanza consona al tiro.
L’accostamento al cane sarà molto più semplice rispetto alla caccia al fagiano e alla beccaccia, quindi ci si potrà posizionare anche di fianco al cane, tanto il volo della quaglia non sarà mai difficile ed imprevedibile come quello caratteristico della beccaccia.
Tuttavia servirà ugualmente tanto autocontrollo e concentrazione per non farci prendere alla sprovvista pensando erroneamente alla facilità del tiro e poi sbagliare il colpo.
Consone alla caccia alla quaglia saranno munizioni con borre bior o in feltro e con 28-32g di piombo in prima canna per il cal 12 e 24-26 g per il cal 20.
Utili ed utilizzabili saranno anche le cartucce con borra dispersante e sempre con basse quantità di piombo, visto che di norma l’utilizzo di queste cartucce in prevalenza interessa la caccia di beccacce e fagiani e possono arrivare a grammature dell’ordine dei 35/40 g di piombo, troppi per la nostra quaglia; una carica di 31/32 g di queste munizioni dispersanti sono utili ed ideali come prima canna.
Ma attenzione al loro utilizzo: infatti tanti dei nostri cani non sono dressati ad essere corretti al frullo e quindi tenderanno a rincorrere. Il volo della quaglia sarà sempre basso e a poca distanza dall’ausiliare, quindi una rosata tanto ampia potrebbe essere pericolosa per la sua incolumità.
In tutti i casi non occorreranno cartucce con contenitore, ma le si potrebbe utilizzare come terza canna nei semiautomatici, sempre con poco piombo per recuperare un selvatico sbagliato che si sia allontanato, sparando sempre ad una distanza eticamente corretta.
Come calibri, a parte i soliti 12 e 20, stanno tornando in auge ormai da diversi anni il calibro 28 ed il 36/36 magnum/410 magnum.
Forse i migliori calibri per questa splendida forma di caccia sono disponibili in armi leggere e maneggevoli, ideali per lunghe camminate dietro le code dei nostri cani.
Le cartucce sono leggerissime e compatte, non peseranno nei nostri gilet o trisacche, e le grammature saranno perfette per un selvatico che come la quaglia non sarà mai troppo lontano.
Ma attenzione a non sparare nei primi metri come si farebbe col 12 o il 20: le rosate sono strettissime e molto concentrate e potrebbero sciupare le deliziose carni della nostra quaglia.
Una cartuccia su tutte che mi sento di consigliare è la famosissima MB Gigante con piombo 10 o 11. Bossolo da 65 mm, quindi utilizzabile anche nella doppietta del nonno.
La polvere non ha bisogno di presentazioni, quindi la solita e super prestazionale MBx32 e 32 g di piombo sopra una coppetta otturatrice e borra diana, che insieme all’orlo tondo permetterà rosate ampie e abbastanza guarnite per un abbattimento sicuro, senza rovinare il selvatico.
Per quanto riguarda invece una cartuccia con borra bior, ideali saranno le GP Universal, sia per il cal. 12 che per il cal. 20. Bossoli da 67 mm e rispettivamente 32 e 25 g, grammature e rosate consone all’abbattimento della quaglia.
Per quanto riguarda i nostri piccoli calibri ideali ed adeguati allo scopo, come grammature e relative rosate, avremo le Extra Rossa Fiber, disponibili nei due rispettivi calibri 28 e 410.
Nuova vita sta per essere riservata al cal. 16, forse il calibro migliore per la caccia col cane da ferma, per leggerezza sia dell’arma che delle rispettive cariche, caratterizzate dalla favorevole ampiezza delle rosate.
Dopo anni di abbandono, sta riprendendo terreno e con la cartuccia F2 Classic Fiber con 29 g di piombo e bossolo da 67 mm, utilizzabili sempre anche nei fucili dei nostri nonni, e borra in feltro, saprà garantirci solo splendide soddisfazioni sul terreno di caccia.
Chi volesse ricaricare ha dalla sua un’ampia scelta di polveri e materiale da ricarica. Le più indicate sono le polveri vivaci per basse quantità di piombo e borre bior o in feltro con coppetta otturatrice, orlo tondo per avere una rosata ancora più ampia e piombo fine.
Per quel gusto in più nella caccia, anche il vecchio bossolo in cartone farebbe bella figura in questa bellissima attività.
Per la quaglia non esiste ancora sul mercato un fucile specifico, ma si adattano bene quelle armi nate per la caccia alla beccaccia e di norma utilizzate anche sui fagiani.
Parliamo di armi leggere e bilanciate, caratterizzate da canne corte e poco o nulla strozzate, per rosate ampie alle brevi o brevissime distanze.
Utili saranno nei fucili basculanti anche le strozzature raggiate, ma attenzione sempre all’incolumità del cane se tende a rincorrere il selvatico perché non dressato alla correttezza al frullo!
Ma un buon cil/4* o cil/3* o il solito tutta caccia col cane da ferma 4*/3* o 4*/2* andranno più che bene utilizzando una cartuccia bior o con borra in feltro in prima canna. Sui semiautomatici andranno bene le solite strozzature cil o 4* e si giocherà con le cartucce per bilanciare le rosate e l’unica strozzatura disponibile!
La leggerezza dell’arma utilizzata sarà importante, visto che parliamo di una caccia di movimento caratterizzata soprattutto da temperature tutt’altro che miti, ma ampiamente calde visto il periodo e le notevoli estensioni di terreno da battere non totalmente pianeggiante, ma intervallato anche da mutevoli colline da salire e ridiscendere.
Come per le cartucce trattate precedentemente, l’utilizzo dei piccoli calibri aumenterà il piacere nella caccia, sia per quanto riguarda la sportività nell’azione che per quanto riguarda la leggerezza di armi e munizioni da portarsi appresso sotto il caldo sole autunnale.
Visto il periodo a cavallo tra la fine dell’estate e i primi mesi autunnali, anche il vestiario sarà un fattore importante per la caccia.
Passando dal caldo estivo dei primi giorni dell’apertura al freddo autunnale, con albe fresche e mattine invece sempre abbastanza calde e col sole a picco sulle brulle colline e i continui saliscendi, preferiremo un abbigliamento a strati con capi impermeabili, anche per fronteggiare l’umidità del mattino o repentini cambiamenti climatici.
Da provare sono quegli indumenti tecnici e traspiranti utilizzati come intimo che per chi pratica caccia in movimento: l’ideale per scongiurare bagni di sudore e raffreddamenti appena ci si ferma, deleteri soprattutto quando si alza un po’ di brezza.
Utili saranno anche ghette e cosciali, per averla vinta anche su rugiada mattutina e un buon gilet o ancora meglio una buona trisacca, in grado di contenere poche cartucce ma molto comoda per la schiena ed utile per il trasporto di una bottiglia d’acqua, essenziale tanto per il cacciatore quanto per l’ausiliare, viste le temperature e i km fatti.
La quaglia sarà anche un selvatico facile e snobbato da molti, ma si rivela una buona palestra per i nostri cuccioli ed un ottimo allenamento per il nostro ausiliare adulto, con già diverse stagioni di caccia e vari selvatici cacciati alle spalle.
A settembre, a parte chi avrà la possibilità di cacciare i fagiani, sarà l’unico selvatico cacciabile fino all’arrivo delle beccacce.
Sarà un allenamento continuo per cani e cacciatori, vista la facilità di spostamento dalle semplici pianure alle dolci colline, fino alle irte montagne, ricche di sottobosco.
La caccia sarà sempre appassionante ed imprevedibile, metterà alla prova i nostri nervi e la nostra abilità nel tiro.
Il cane riprenderà la sua attività di caccia e cerca dopo mesi di inattività e potremo dressarlo in terreni ampi e dall’ottima visuale.
Avremo la possibilità di passare un paio d’ore immersi nella natura a vivere la nostra grande passione, lontani dalla frenesia del lavoro… per cominciare a correre dietro alla coda del nostro fedele cane da caccia!