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Gli inneschi di cartucce a pallini: tutto quello che c'è da sapere

Scritto da Gianluca Garolini | 4-lug-2022 8.03.57

Nell’insieme della cartuccia a pallini, l’apparecchio d’innesco o capsula, situato al centro del fondello è il micro detonatore che funge da meccanismo d’accensione per la carica di polvere.

Con l’azione del percussore, la carica di miscela contenuta nell’innesco detona e fornisce la vampa che penetrando nella polvere ne innesca la deflagrazione.Le capsule in passato erano prodotte da varie aziende e in una moltitudine di tipi e potenze.

 

 

 

Le differenti tipologie di inneschi

Oggi le case produttrici fabbricano solo inneschi di tipo unifocale scoperto e per dimensione sono omologati agli americani tipo 209, con corpo da 6,12/6,15 mm.

La forza d’accensione per ogni fabbricante prevede due o tre livelli di potenza innescante: leggero, medio e forte e questi produttori spesso ottimizzano perfettamente gli apparecchi d’innesco da loro prodotti alle caratteristiche delle polveri fabbricate oppure impiegate nelle loro linee di caricamento.

Gli apparecchi d’innesco più antichi, con impulso più leggero e di struttura più semplice sono oggi definitivamente scomparsi, erano le capsule cosidette “comuni” di tipo 6,45 e 5,45, bifocali o trifocali, ovvero a due o tre foconi, la cui sigla numerica viene dal loro effettivo diametro al corpo della coppetta porta miscela.

Oltre questi, già dai primi anni del secolo scorso erano apparsi anche apparecchi più potenti e affidabili, con struttura chiusa e con un solo focone detti infatti “unifocali”, ebbero un enorme sviluppo nel secolo scorso quando erano presenti in grande assortimento di marche, tipologie e potenze prodotte, esistevano nei due tipi: a doppia forza “coperto” e “scoperto”.

Lo speciale innesco Doppia Forza Coperto “Fiamma” ovvero il tipo più prestigioso della Fiocchi è rimasto impresso nella memoria di generazioni di cacciatori per la stampigliatura della famosa “Fiamma” la bomba infuocata.

 

 

Negli inneschi coperti, la coppetta contenente la miscela innescante e l’incudinetta erano chiusi all’interno di un ulteriore involucro in rame che costituiva il contenitore delle parti e isolava tutti gli elementi chimici della miscela innescante da possibili infiltrazioni di olio o di umidità.

Il mono focone centrale era il solo tramite con l’esterno ed era sigillato da una paillette di stagnola o da un film di vernice colorata differentemente in base alla forza dell’innesco.

 

 

Negli apparecchi scoperti, la struttura è formata da una capsuletta di metallo morbido e plastico che contiene la miscela innescante, da un'incudine a "V", e da un contenitore metallico portacapsula, che contiene tutte le parti, il contenitore presenta ad una estremità il focone ed all’altra un lato aperto e flangiato da cui si ha accesso alla capsuletta.

Tutti i tipi di innesco hanno un bordo flangiato d’arresto che permette il suo preciso inserimento nella specifica sede nel fondello metallico e nel buscione del bossolo, la profondità di inserimento dell’innesco nel bossolo è un parametro sottoposto a severo controllo in fase produttiva, ed è fondamentale per garantire sempre una regolare accensione dell’innesco alla percussione.

 

 

 

Verso i moderni inneschi per cartucce a pallini

Negli inneschi di vecchia produzione, le miscele innescanti erano spesso costituite da detonanti molto potenti e capaci di sviluppare temperature altissime, come il clorato di potassio e il fulminato di mercurio.

Le spinte caratteristiche incendive, che conferivano ai vecchi inneschi una eccellente potenzialità d’accensione anche su polveri dure, erano però responsabili di gravi fenomeni erosivi e corrosivi e di un degrado rapido e inarrestabile delle canne che si trovavano ben presto attaccate e corrose nel loro primo tratto successivo alla camera di scoppio.

Proprio la rovina di migliaia di canne, in particolare sui fucili da tiro, ha portato il moderno caricamento a svolgere ricerche su nuove miscele innescanti che fossero meno aggressive sulle anime metalliche delle canne.

 

Tali ricerche sono sfociate da oltre trent’anni nelle attuali miscele a base di stifnato di piombo, un sale detonante meno potente e anche meno caldo dei vecchi potentissimi ossidanti, ma capace di risparmiare in modo molto efficace l’integrità delle canne.

Le miscele innescanti moderne, sono state molto perfezionate col passare degli anni, la loro relativamente bassa temperatura di fiamma (parametro importantissimo nel potenziale innescante) è stata migliorata sensibilmente aggiungendo polveri vetrose e di carborundum molto fini come componente primario, caratteristica applicata e sfruttata in modo evidente negli inneschi di tipo più forte destinati specificamente alle cartucce magnum dove si ottiene una efficace accensione della polvere, senza che si incrementi la temperatura evitando in questo modo di favorire negativamente il potenziale erosivo, responsabile primario come abbiamo già detto dell’usura del primo tratto della canna.

 

 

Nella produzione moderna degli apparecchi d’innesco, la miscela innescante viene oggi dosata allo stato umido dalla maggior parte dei produttori di inneschi, per eliminare i rischi di accensioni ed esplosioni pericolosissime, durante le fasi di lavorazione e di fabbricazione, il dosaggio ad umido è decisamente meno preciso e costante rispetto a quello a secco utilizzato fino a circa 25 anni fa, ma garantisce una sicurezza molto più elevata nelle fasi di lavorazione.

La scelta dell’innesco è un punto determinante nella composizione della cartuccia, si sono viste al banco alcune polveri rifiutare caparbiamente un tipo di innesco ed offrire risultati eclatanti con un altro tipo.

L’abbinamento dell’apparecchio d’innesco ad una polvere o più genericamente ad un particolare tipo di caricamento, deve essere fatto con competenza ed esperienza, analizzando con precisione l’assetto di caricamento e le caratteristiche dei componenti impiegati, la correttezza di questa scelta è confermata da un parametro rilevabile nei test al banco di prova che si chiama “ritardo d’accensione”.

La potenza dell’innesco è sempre correlata alla facilità d’accensione e vivacità della polvere usata, essa inoltre decresce man mano che si passa a calibri minori, in cui il minor volume della camera a polvere non necessita di elevate potenze innescanti.