La scelta delle cartucce migliori per insidiare la regina del bosco non è affatto semplice come si crede. Dispersanti o con borra biorentabile, oppure la tradizionale vecchia borra in feltro, magari unita alla chiusura ad orlo tondo?
Quali grammature, quali numerazioni del piombo? Ma soprattutto andranno bene nella nostra arma?
E sicuramente ci saranno molte altre domande e considerazioni che ad ogni stagione ci poniamo con attenzione e alle quali non sempre riusciamo a rispondere con immediatezza. Perché nonostante l’aspetto minuto e fragile la beccaccia, sia per i fitti ambienti boschivi che ama frequentare, sia per l’estrema rapidità con cui si invola velocissima, con traiettorie imprevedibili, non è affatto raro che riesca a sfuggire a cacciatore e fido ausiliare.
Molto spesso, oltre ad errori di mira per cui nulla possiamo fare ( è il bello della sfida rappresentata dalla caccia), la causa delle nostre padelle sono spesso proprio le cartucce che possono non essere adatte al particolare contesto di caccia oppure, sebbene con ottimi dati di banco, non vanno come dovrebbero nel nostro fucile; e questo può sempre capitare!
Allora, prima di andare in armeria e acquistare delle cartucce a scatola chiusa confidando molto nella marca o solo perché hanno un bel nome che ci ispira davvero molto, valutiamo insieme come dovremmo indirizzare la nostra scelta per ottenere la massima soddisfazione nella caccia alla regina del bosco.
Scegli le cartucce per la beccaccia in base alla distanza media di tiro tipica del tuo ambiente di caccia
Qualsiasi cacciatore lo sa bene, e sicuramente anche tu avrai pensato e fatto la stessa cosa numerose volte.
Sappiamo che sfideremo la regina quindi la scelta si limiterà a specifiche cartucce per questo selvatico e fin qui dovrebbe essere abbastanza facile. Il problema è che oltre alla selvaggina è molto importante, per qualsiasi forma di caccia, avere già una chiara idea di quale situazione e contesto venatorio, inteso come orografia, andremo a trovare, cacciando le nostre prede.
Cacceremo in radure abbastanza aperte con possibilità di sparare su medie distanze? Oppure nella macchia più fitta tra cespugli e vegetazione che creano del nostro regale selvatico una sequenza di vedi e non vedi.
Differenze importanti ci sono anche tra l’apertura della stagione beccacciara e l’inverno inoltrato in cui troveremo prevalentemente regine già smaliziate e sfuggite a mille insidie. In questo caso il nostro fido ausiliare ci permetterà di arrivare a pochi metri dalla preda oppure questa si involerà ad una media distanza dopo aver eluso la ferma?
L’ambiente di caccia
L’ambiente di caccia o meglio lo scenario che perlustreremo con il nostro ausiliare condizionerà in modo sensibile la distanza a cui spareremo nel tentativo di attingere la nostra preda.
Spesso ci troveremo a cacciare la beccaccia in fitti ambienti boschivi con visuale corta e perturbata dalla vegetazione, in questo caso scegliere cartucce con una borra contenitore e comunque studiate per colpire efficacemente selvatici a medio lunga distanza sarà chiaramente inutile per due motivi.
Primo perché molto probabilmente a causa della stessa vegetazione la beccaccia si involerà molto vicino a noi a volte meno di 12 metri. In questo caso una cartuccia, non progettata per la caccia alla beccaccia, creerà una rosata troppo compatta e di fatto inutilizzabile in questo frangente.
Secondariamente se una fortunosa fucilata andasse a segno in queste condizioni, il risultato sarebbe quello di distruggere la più pregiata ed ambita preda di ogni cacciatore.
Inoltre il secondo colpo in tali ambienti di caccia e condizioni finisce per diventare più un disperato tentativo di colpire un bersaglio invisibile che una precisa fucilata mirata con intenzione di recuperare il primo colpo fallito.
Una buona cartuccia con piombo fine o in alternativa una borra bioorientabile o in feltro rappresenterà un ottimo compromesso tra distanza di tiro, poca visibilità del bersaglio e almeno una notevole ampiezza delle rosate.
Se ci spostiamo in campi più aperti, caso non così insolito quando si dà la caccia alla beccaccia, in zone a radura o ai margini del bosco, il discorso sarà molto diverso.
Infatti vedremo la beccaccia involarsi e ci saranno meno ostacoli sulla linea di mira. In questo caso si può sempre optare per una dispersante in prima canna e a seguire in seconda (e in terza con i semiautomatici) una cartuccia con borra in feltro o anche con borra biorientabile per migliorare l’efficacia del nostro secondo colpo.
Periodo della stagione
All'inizio della stagione, fatta eccezione per gli esemplari più anziani, che saranno ben consci del pericolo rappresentato da cane e cacciatore la maggior parte dei selvatici tenderanno ad essere meno attenti, meno smaliziati e quindi sarà possibile trovarli e cacciarli a distanze più brevi.
Come in tutte le cose però l’esperienza aiuta, anche i selvatici che cacciamo.
Infatti le beccacce sopravvissute diventeranno molto scaltre e particolarmente attente nel cercare con la fuga di pedina di mettere la massima distanza tra loro e il cane / cacciatore nel minor tempo possibile.
Queste beccacce scampate a mille insidie sono poi particolarmente brave nell’involarsi nelle direzioni meno prevedibili e nel mettere tra se stesse e il fucile il maggior numero possibile di rami, foglie e cespugli.
La tipologia di fucile e soprattutto canne utilizzate
Per la caccia alla beccaccia il calibro principe è rappresentato sicuramente dal 12. Infatti le cartucce per beccaccia in calibro 12 grazie ad una maggior quantità di pallini unita ad un’efficace potenza balistica dell'arma rendono il calibro maggiore da sempre la scelta vincente, anche se meno sportiva, per la caccia alla beccaccia, nella ricerca del maggior numero di prede incarnierate.
Considerate le varie possibilità d’incontro e i diversi ambienti di caccia la canna del nostro fucile dovrà essere tendenzialmente corta tra i 55 e i 65 centimetri, per la massima maneggevolezza nel bosco, e con una strozzatura adeguata alla distanza di tiro alla quale sappiamo di dover sparare prevalentemente.
Per le distanze inferiori ai 15 metri sarà d’obbligo la scelta di una canna rigata / raggiata unica soluzione balistica capace di creare una rosata sfruttabile sulle brevissime distanze.
Tra i 15 e i 25 metri la strozzatura cilindrica (*****) rimane ancora la scelta più efficace e redditizia.
Tra i 20 e i 30 metri la canna a strozzatura cilindrica modificata (****) rappresenta la più adeguata risposta alla balistica necessaria per ottenere la massima efficacia.
La grammatura delle cartucce utilizzate dovrebbe essere in primo luogo commisurata al peso dell’arma che utilizziamo per fornire una perfetta gestibilità del secondo colpo. E’ perfettamente inutile sparare cartucce ad altissima grammatura in fucili super leggeri che porteranno le canne ad impennarsi eccessivamente impedendo di fatto un immediato recupero di seconda canna nel brevissimo tempo concesso dall’arcera.
Per i fucili super leggeri di peso inferiore a 2,8 Kg le cartucce da 28 / 32 grammi rappresentano il massimo razionalmente impiegabile. Le armi di peso standard, quindi tra i 3,1 e 3,3 Kg, possono impiegare senza nessuna difficoltà cartucce standard con grammature medie e pesanti, quindi da 32 a 36 grammi.
Solo i fucili più pesanti come i vecchi automatici in acciaio o i basculanti da tiro al piccione, con pesi compresi tra 3,4 e 3,5 Kg possono all’occorrenza impiegare razionalmente 36 / 38 grammi in prima canna e volendo eccedere 40 / 42 grammi in seconda e nelle fucilate successive.
La caccia alla beccaccia con i calibri minori
Nei calibri 16 e 20, mantenendo la filosofia di scelta dell’arma / cartuccia sopra accennata, quindi canne di modesta lunghezza e strozzature cilindriche o minime, potremmo disporre di un’efficacia balistica non molto dissimile dal calibro 12.
Con cartucce di tipo dispersante (come la nuovissima F2 Short Range in calibro 16 e 20) oppure con cartucce di tipo tradizionale con borraggio in feltro, magari abbinato alla chiusura ad orlo tondo (come la F2 Fiber oppure la MB Tricolor per il calibro 20), risolveremo egregiamente tutti gli incontri fatti sulle medie e brevi distanze.
Da alcuni anni stanno prendendo piede con grande forza e passione i calibri minori 28 e 410.
Pur riconoscendo che le loro prestazioni balistiche con le pesanti grammature oggi raggiungibili non si discostano eccessivamente dai calibri 16 e 20, utilizzando queste piccoli calibri, dovremmo avere la coscienza di saper abbassare il fucile quando il tiro risulti palesemente azzardato.
Il calibro 28 può utilizzare oggi cartucce con 24 / 26 / 28 grammi di pallini caratterizzate da velocità iniziali elevate quasi quanto il calibro 12, la scelta di una munizione non troppo violenta e in grado di fornire rosate qualitativamente elevate nella nostra arma, pone il 28 in una condizione di adeguata efficacia per cacciare in modo razionale ed eticamente corretto la regina del bosco.
Infine il calibro 410 dovrebbe essere preso in considerazione solo nei caricamenti Magnum con 18 / 21 grammi di piombo ed utilizzato con razionalità e buon senso, sparando soltanto in condizioni adeguate a poter sfruttare questa piccola cartuccia ottenendone una buona efficacia.
Sovrapposto, doppietta o semiauto? La risposta è: quello che ti affascina di più!
La tipologia di fucile utilizzata per la caccia alla beccaccia rappresenta una scelta al proprio gusto personale, alle tradizioni e non di rado alle abitudini “di famiglia”. Chi ha accompagnato e visto il padre e il nonno cacciare beccacce con una romantica doppietta a cani esterni difficilmente cambierà questa scelta quando sarà il suo momento venatorio per insidiare la regina.
Tutte queste armi: doppietta, sovrapposto e semiautomatico risultano perfettamente utilizzabili e denotano ciascuna vantaggi e svantaggi di fatto non così importanti, sarà la scelta personale ed il proprio gusto a decidere quale utilizzare.
Caratteristiche comuni alle migliori cartucce per la caccia alla beccaccia
La chiusura della cartuccia influenza marginalmente ma in modo percepibile la capacità di creare rosate più o meno aperte o distribuite. Questo aspetto deve tuttavia essere analizzato sempre in concomitanza con le caratteristiche delle canne che andremo ad utilizzare.
Canne tendenzialmente troppo strozzate possono trarre vantaggi in termini di rosata dall’impiego di munizioni con chiusura ad orlo tondo e borre dispersanti, biorientabili o in feltro.
Le cartucce dispersanti andrebbero sempre provate nella propria canna, selezionando il tipo, la marca e la numerazione dei pallini capaci di fornire i migliori risultati balistici in relazione alle nostre necessità. Il loro impiego è comunque ascrivibile sempre alle distanze minime solo in pochi casi medie.
Questa tipologia di cartucce è immediatamente riconoscibile per la definizione stampata sulla scatola e sul bossolo come: Dispersante, Spreader, Streu.
L’effetto dispersante viene creato solitamente da una crociera meglio definito alla francese “croisillon”. Questa struttura separa in quattro sezioni la colonna dei pallini già all’interno della cartuccia e ne favorisce l'allontanamento e la dispersione radiale dei singoli sub proiettili già alle medio-brevi distanze.
Chiaramente allora l'efficacia sul campo di una cartuccia dispersante per la caccia alla beccaccia dipende dalla qualità e lo sviluppo di un artificio dispersore quanto più funzionale possibile.
Considerando la numerazione dei pallini possiamo affermare che da sempre non ci sia mai stato argomento più dibattuto e controverso di questo.
Da un parte abbiamo infatti sostenitori dei pallini relativamente piccoli quindi n. 9 (2,1 mm) e n.10 (1,9 mm), considerati la scelta ottimale per creare rosate sature e compensare la parziale copertura del bersaglio da parte dei rami e vegetazione.
Dall'altra abbiamo i sostenitori del piombo grosso quindi n.6 (2,7 mm) perché capaci di sfrascare e perforare più agevolmente ramaglia e fogliame.
In realtà riteniamo che come sempre in media stat virtus.
Un pallino n.7 (2,5 mm) o n.8 (2,3 mm) risulta dinamicamente e praticamente la scelta più azzeccata in relazione alla superficie della preda e dalla capacità penetrative richieste per infliggergli ferite mortali con un numero sufficiente di impatti sulla sagoma.
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