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Un giorno di caccia ai “Pantanelli” con la MB Super Star

Spesso, rovistando tra le anticaglie venatorie che ognuno di noi custodisce, tra vecchi cimeli e polvere, ti capita di ritrovare un bossolo di una vecchia cartuccia corazzata in cartone nero del calibro 12, riesci a leggerne l’argentata scritta sbiadita, si chiama MB Super Star. 

La memoria ti riporta indietro, allora, ai racconti dei cacciatori del passato, magari di tuo nonno, se hai avuto la fortuna di provenire da una famiglia di cacciatori. Ricordi allora quelle belle storie, ricche giornate di emozioni e di caccia che durante la prima metà degli anni’50, provavano a sanare le ferite di un periodo duro e difficile che tutti volevano gettarsi alle spalle e ti ricordi anche della storia che, quell’oggetto all’apparenza ormai privo di valore, ti narra.

 

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Rosario Calvo, per gli amici Saro, era ricordato nel suo paese natale come il “Comandante”, visto che lì era il primo comandante di lungo corso della Marina Mercantile diplomato presso un Istituto Nautico. Quando sbarcava divideva il suo tempo tra la città natale in Sicilia e l’amata Genova. Sempre appassionato di caccia, cercava di praticarla quando e come poteva approfittando di quei periodi di pausa, tra un imbarco e l’altro, mai troppo lunghi.

 

 

Ritorno al paese

Quel giorno, diretto alla stazione di Genova per prendere il treno per la Sicilia decise di passare dall’armeria Rossi a S.Pietro della Porta.

Sbrigativo com’era acquistò al volo due pacchi di una nuova munizione della Baschieri, una delle prime a chiusura stellare, corazzata, bossolo in cartone nero con scritta argentata, innesco fiamma “K5” bassa potenza, polvere MB semiprogressiva, 36 grammi di piombo con l’8 Montevecchio supernichelato.

 

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Era l’MB Superstar e prometteva di essere una munizione dalle alte prestazioni, a detta del titolare dell’armeria che l’aveva provata con grande profitto sui campi da tiro al piccione.



La caccia primaverile

In Sicilia, il mese di Marzo non era mai avaro di colori e odori unici, i mandorli iniziavano a sfiorire rivelando foglie nuove tra i rami ossuti, gli ulivi in fiore erano attorniati da una miriade di insetti impollinatori, mentre il profumo delle zaghere degli agrumi sospinto da un tiepido vento di levante, diffondeva per le contrade una fragranza che ritemprava l’anima, il verde dei campi di grano era quasi abbagliante. 

Dei nuvoloni gonfi di pioggia facevano ricordare che ancora l’inverno non era completamente finito, ma la bella stagione non era poi così lontana, lo ricordava lo scampanio degli ultimi venerdì di quaresima.

Il carretto lo aspettava da due giorni alla stazione, e quando Rosario scese, venne aiutato a caricare il bagaglio sul retro, lui agile salì di lato.

Giunto a casa salutata l’anziana madre, i fratelli e la cognata, andò a disfare le valige in camera e subito le mani corsero sotto il letto, dove dei sacchi di tela celavano un fodero in pelle, dal quale tirò fuori il suo semiauto Browning cal 12, lo soppesò in mano per un po', provò a mirare e gli venne subito bene in spalla.

Ad ogni prova di imbraccio gli tornava in mente una preda catturata. Non vedeva l’ora di andare a provare le nuove munizioni.

 

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Gli indumenti di caccia, cacciatora e borsa porta munizioni, erano già adagiati sulla sedia ai piedi del letto, sotto, tra le gambe di legno, stavano un paio di stivali in gomma di cautchou acquistati in un’armeria di Marsiglia, durante una sosta al porto.

La mattina seguente, dopo colazione, uscito fuori di casa fu investito da un teso vento da est che faceva traballare le tegole dei tetti delle case più povere producendo un chiassoso sottofondo di nacchere. Era ancora buio e i nuvoloni pesanti e umidi galoppavano velocemente verso occidente, mentre il mare rompeva sulla battigia sempre più violentemente, riempendo le vie di una coltre densa di salsedine e acqua salta. 

Alla fine della strada lo aspettava l’amico con carretto e mulo. Compare Meno, amico e factotum di famiglia, aveva anche lui la passione per la caccia. Con la sua vecchia doppietta a cani esterni da cui spesso tagliava la parte terminale ammalorata delle canne tanto che ormai misuravano circa 60 cm dei 71 iniziali.

Imboccarono la strada sterrata che correva lungo la costa e portava verso la Marza e Pachino, passando attraverso la spiaggia proprio sotto quel grande promontorio di creta bianca le cui pendici mostravano i segni delle numerose ruote che l’avevano solcato. Ma, nei giorni di mareggiata forte come quella, diveniva impercorribile. 



La caccia ai “Pantanelli”

Così decisero di fermarsi ai “Pantanelli”, i primi laghetti costieri che si formavano a ridosso delle dune di sabbia che caratterizzavano tutta la costa e su cui crescevano sporadici ciuffi di canne basse, qualche rinsecchito albero di gelsi e di fichi. 

Rosario pensò che proprio a ridosso di quella strada tra qualche giorno ancora, sarebbe andato ad appostarsi per attendere le quaglie selvatiche e le tortore di rientro dall’Africa, le prime attirate dai campi di grano e le altre dai carrubeti che risalivano fin sopra una collinetta. Quante avventure in quei posti e quei ricordi erano ciò che spesso lo tenevano sveglio facendogli compagnia, durante i turni notturni di guardia in coperta.

 

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Per proteggersi dal vento decisero di sistemarsi a ridosso delle prime dune, anche se un misto di sabbia e salsedine gli pioveva addosso. Rosario iniziò a caricare il Browning inserendo le prime due munizioni in serbatoio, quelle con piombo pesante, e poi a seguire 2 MB Superstar e una la fece scorrere delicatamente in camera richiudendo a seguire l’otturatore.

L’alba iniziava timidamente ad affacciarsi sul nuovo giorno, le sue dita rosate venivano spazzate dalle nuvole e dal forte vento e riuscire a vedere nitidamente era ancora difficile.

Nell’aria si sentiva un rumore costante e continuo, a Rosario ricordava il rumore di quelle pulegge nei generatori delle navi che, rompendosi, rimanevano attaccate all’albero meccanico continuando a sbattere da un lato all’altro finché i meccanici non intervenivano per ripararle. Ma in quel luogo quel rumore indicava soltanto la quantità di ali che, senza soluzione di continuità, volavano verso l’interno cercando di sfuggire al mare grosso.

Avvenne da un momento all’altro che dove prima non si riusciva a distinguere nulla adesso si intravedevano delle forme in volo, sembravano enormi gabbiani sballottati dal vento verso l’alto e verso il basso.

 

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Così quando vide questo enorme corpo che puntava verso di lui, si mise pronto aspettando che arrivasse lungo la perpendicolare, ma un forte colpo di vento lo spostò alla sua sinistra, riducendo in breve la distanza, si accorse così che si trattava di un gruppo di uccelli che volavano all’unisono come fossero un corpo unitario, erano marzaiole. 

Esplose tre colpi in successione, le tre MB Superstar. 

Si riebbe perché sembrava non aver sortito alcun effetto, ma dopo attimi che sembrarono infiniti, dal branco si staccarono 4 corpi che rimasero in aria come arruffati, per poi precipitare uno dopo l’altro sulla battigia. 

Tante furono le fucilate quel giorno e i due pacchi di munizioni in cartone della Baschieri acquistate in quell’armeria di Genova si esaurirono ben presto, ne tenne da parte una decina, da utilizzare per gli ultimi colpi alla fine della giornata che si era già ampiamente dimostrata ricchissima con alzavole, codoni e mestoloni e tante marzaiole. Verso metà mattina, rallentando l’afflusso di selvatici, Rosario decise di caricare tutti e 5 i colpi con le MB Superstar. 

Si presentarono tre alzavole che radenti sormontarono le canne a un quarantina di metri, Rosario le aveva messe sotto ed era pronto a sparare ma un attimo prima di tirare il grilletto, virarono di colpo scartando di lato e tirando dritte, le vide poi tuffarsi verso il basso. 

Decise di andare a vedere. 

Così, mantenendosi basso tra cespugli, canne e dune si affacciò in quell’avvallamento che nascondeva un piccolo laghetto dove numerose anatre avevano deciso di fermarsi per ristorarsi e proteggersi dal maltempo. 

Drizzò il suo Browning quando un gruppo si riunì folto vicino la riva al riparo del vento, esplose il colpo radente, si alzò in volo un grande stormo, misto di tutte le specie viste quella mattina, all’interno del quale espose gli altri quattro colpi mentre il resto del branco prendeva quota e si allontanava a grande velocità. Sbalordito del numero di capi che erano rimasti colpiti non fece in tempo a voltarsi verso Compare Meno che lo vide già in mutande pronto a tuffarsi in acqua per recuperare tutto quel ben di Dio che per molti giorni avrebbe aiutato a sfamare la numerosa famiglia.

Rosario decise di raccogliere un bossolo della Mb Super Star sparate quel giorno e di conservarlo a ricordo di quella straordinaria giornata di caccia primaverile.

 

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Saro Calvo

Siciliano, classe 1975, vive nel sud est dell’isola in provincia di Ragusa dove lavora presso uno studio di consulenza, ed esercita con passione l’attività venatoria con 26 licenze all’attivo. Molto legato al proprio territorio, pratica la caccia col cane da ferma alla stanziale e alla migratoria. Si è appassionato, negli ultimi anni, all’uso del calibro 28 in tutte le forme di caccia e alla ricarica domestica, sempre alla ricerca della giusta munizione. Convinto lettore, ama approfondire tematiche riguardanti l’ambiente, la cinofilia, la ricarica e la caccia vissuta in tutte i suoi aspetti, anche quelli letterari. Sostenitore del connubio caccia/ricerca scientifica, dalla passata stagione venatoria fa parte del gruppo di monitoraggio per la beccaccia della provincia di Ragusa, in collaborazione con l’Unione per la Beccaccia e la FANBPO.

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