Fu l’ultima notte della mia lunga attesa.
I pensieri sembravano smossi nella notte, il tempo pareva fermarsi e nel mentre il corpo s’aggrovigliava tra le coperte.
Bastarono solamente due scatti di orologio (“tic, tac”) e gli occhi subito si aprirono, dirigendosi verso quel soffio di luce che illuminava il bianco cupo della soffitta.
- “Accidenti Elisa! Non puoi svegliarti così presto... guarda che ore sono: le 3, in punto!” mi dissi, sottovoce.
Non feci altro che sorridere nella stanchezza dell’attendere solamente che questo sogno si avverasse.
Mi alzai di scatto, sentendo sulla pelle la traccia dei muscoli tesi, girovagai nei corridoi di casa per qualche minuto, nella speranza di riuscire a scaricare la tensione. Successivamente mi vestii nel calmo silenzio della notte.
Di loro sentivo solo il respiro ed io, per paura di svegliarli, trovai la calma, insinuando la mano dolcemente sul legno del fucile e traendo un lungo sospiro.
- “Abbiamo già lavorato un po' io e te al tiro a volo per conoscerci: ora tocca a noi vivere questa meravigliosa avventura, non credi? Luigi ci ha aiutato ad entrare in sintonia ed ora bisogna fare come lui diceva!” dissi fra me e me, con gli occhi rivolti verso di lui, L’Ethos calibro 20, che ormai da tempo ha saputo rubarmi il cuore.
In viaggio verso Rivergaro
La tarda mattina ormai si avvicinava ed io, impaziente, caricai già tutto il necessario sull’auto.
Pronti, partenza, via!
Direzione?
Solo Felicità.
Arrivai circa dopo quattro ore a destinazione, più precisamente a Rivergaro, un paese situato nella bassa Val Trebbia, nella zona dei Colli Piacentini.
Ci accogliemmo con grande entusiasmo, tra una risata e l’altra, svecchiando i ricordi e per me non c'era in quel momento una cosa altrettanto meravigliosa.
M'infilai nel letto dopo aver passato in compagnia la serata, con pensieri rivolti a cosa avrei vissuto, per la prima volta, il giorno seguente: addormentarmi non fu per nulla facile, ma la stanchezza anche stavolta ebbe la meglio.
Mi svegliai la mattina seguente insieme all’alba... all’innalzarsi della sua luce: avevo il sorriso sul volto e un’emozione tremolante nel cuore.
Iniziai a prepararmi nonostante l’anticipo sull'ora, ammirando dalla finestra il farsi del giorno mentre il sole nasceva dai colli piacentini.
Sullo scorrere svelto dei torrenti di questo paesaggio, vidi la luce farne piccoli diamanti con i suoi riflessi, sentii in me la pace e la voglia di esplorare e scoprire una caccia per me nuovissima, vissuta in un luogo che non pensavo fosse così affascinante.
Sentivo i guinzagli dei cani tirare, mentre nei miei pensieri il mio respiro s’immedesimava in quello dei cani con la loro voglia di cacciare.
Presi il fucile e - chiudendo piano la porta - uscii, finalmente!
Lì nel cortile, posto nella parte sottostante alle camere, arrivarono poco più tardi gli altri cacciatori. Facemmo colazione: un the, una fetta di torta al cioccolato, una mela e poi... partimmo tutti per la grande cacciata con i cani!
Il fuoristrada navigò lungo strade sterrate fino all’arrivo alla casa di caccia della Riserva “La Stoppa” di Montefeltro, ed io non feci altro che rimanere con il viso affacciato verso l’esterno del finestrino per ammirarne il paesaggio.
Il territorio della Val Trebbia, compreso fra le sorgenti del fiume Po fino alla sua foce, si estende in una lunghezza di circa 115 km aprendosi in un varco di montagne per giungere poi alla pianura piacentina.
Di questo territorio rimane impressa la profonda bellezza delle sue innumerevoli varietà paesaggistiche, con l’alternanza di piccole fasce boschive, pianure, prati e laghetti.
In questi luoghi troviamo il regno della Biodiversità, anche con Starne, Pernici Rosse, Fagiani e Lepri, grazie alla presenza di aree per loro ricche di nutrimento e rifugio.
Arrivati, fummo accolti all’interno dell’edificio, dedicato a tutti i soci e clienti di questa azienda Faunistica Venatoria che fu per me una nicchia dove perdermi con i pensieri.
Decidemmo prima insieme, facendo un quadro generale, da dove partire e come proseguire durante la giornata e poi... via!
I nostri compagni d'avventura
Conobbi per mia fortuna due ragazzi che con loro avevano due meravigliosi compagni di avventura: un Setter Inglese ed un Bracco Italiano.
Il primo è una razza canina originaria dell’Inghilterra, affinata intorno al 1800 dopo un’accurata selezione dei vari ceppi genetici; in questo cane al primo impatto ho subito ammirato la potenza, senza necessaria pesantezza, l’eleganza nelle forme ed i suoi facili movimenti.
Il suo sguardo era dolce, vivace, attento e a volte nervoso;
Il secondo, che insieme allo Spinone Italiano rappresenta il cane italiano da ferma più noto al mondo, fu selezionato nel Basso Medioevo in Italia sempre tra i cani da ferma e lo vediamo citato anche nelle opere di Brunetto Latini e Dante Alighieri, dove si descrivevano in pochi e semplici versi piccole azioni di caccia alla lepre in pianura.
<< Sonar bracchetti, e cacciatori aizzare,
lepri levare, ed isgridar le genti,
e di guinzagli uscir veltri correnti,
per belle piagge volgere e imboccare [...] >>
Il suo carattere m'ispirava grande simpatia, grinta e dolcezza.
Da ogni cane, per un’appassionata come me, benché giovane in esperienza, si può imparare tanto.
Questo però può avvenire soltanto essendo empatici con i loro stati d’animo.
Di ognuno di loro ho colto l’attimo per riflettere, soprattutto sulla mia vita, perché spesso s’impara più da uno sguardo di un cane che dalle parole di una persona!
Pronti, partenza... via!
Successivamente io e Davide caricammo i fucili: lui il Be Diamond calibro 12 ed io, il Benelli Ethos calibro 20.
Per il mio fucile utilizzai tre tipi di cartucce:
- La F2 Short Range, una dispersante utilizzata per tiri a breve distanza
- La F2 Super Flash, una cartuccia in serie limitata commemorativa con bossolo in cartone, eccellente sulla lunga distanza
- La MG2 Mythos Fiber, una cartuccia con borra in feltro di buone potenza, per tiri a media distanza.
Davide invece utilizzò:
- La MB Super Gigante, una cartuccia con borra di feltro ideale per la prima canna, sia in campo aperto che nel folto
- La MG2 Mythos Fiber, borra tradizionale e prestazioni notevoli
- La Semi Magnum 40 HV, con contenitore ad alta velocità, ideale per fermare nel pulito fagiani e pernici molto lunghe e per poter garantire rosate omogenee anche nel folto
Il territorio in partenza era variegato di prati e piccole fasce di bosco e proprio qui vidi il primo lavoro effettuato dalla nostra signorina di Bracco Italiano.
La trovai ampia d’umore, dolce e grintosa. Sapeva accompagnarmi ad ogni suo passo, facendomi capire con i suoi movimenti le sue azioni di caccia o i suoi messaggi, per comunicarmi qualcosa di eventualmente importante.
Ed eccola! D’improvviso mi sorprese.
Si ferma!
Il cuore impazzì per l’emozione...
Mi avvicinai a lei, per guidarla piano piano avanti, ad ogni nostro passo guida, poi... l’esplosione delle sensazioni alla prima innalzata di ali nell’azzurro cielo.
Fu proprio una femmina di fagiano con la sua volata veloce e goffa a regalarmi la mia seconda emozione dopo la ferma.
D’istinto alzai il fucile imbracciandolo, mirando il fagiano dietro la fibra ottica rossa… poi premetti il grilletto.
Subito fece un movimento di caduta e poi il nostro secondo colpo, insieme a Davide: abbattemmo il primo capo.
Guardai ogni istante del suo riporto con il cuore tremante. La sua azione fu immediata e svelta. Il suo sguardo era pieno di soddisfazione ed io, guardandola, mi sentii davvero fortunata per averle regalato una possibilità di compiere il suo lavoro fino alla fine.
In un secondo tempo, conclusa la carica dei nostri fucili, facemmo un’altra ricerca, con molto più entusiasmo nel vedere ogni singolo gesto della nostra compagna di caccia. Mi sentii più sicura nel saper comprendere ogni suo movimento e a risponderle... già cominciavo ad allarmarmi ad ogni sua alzata decisa del naso e lentamente le andavo dietro, mantenendo una lieve distanza tra me e lei.
L’analisi dell’area fu quasi conclusa ed all’ultimo lei decise di regalarci la seconda ferma.
Subito la seguii facendole da guida, accarezzandola e sussurrandole dolci parole d’affetto.
Venne il momento di lasciarla andare, ma improvvisamente vidi una pernice prendere il volo: subito d’istinto imbracciai il fucile cogliendo l’attimo e premendo il grilletto con più facilità per la mia preparazione psicologica.
La pernice rossa prese una traiettoria del tutto variabile ed io, in un colpo sorprendente e deciso, seppi regalarle un altro riporto, stavolta eseguito tra le mie mani mentre io, incredula, avevo gli occhi quasi colmi di lacrime per l’emozione.
Lei rispondeva felice e scodinzolante e per me fu del tutto appagante vedere l’immensa vivacità dipinta nei suoi occhi. Le carezze per il suo coraggio e per la sua tenacia furono infinite.
I pensieri che correvano per la mia mente in quel momento erano tanti.
Fui davvero sorpresa per questo esito positivo e sicuramente inaspettato, ma forse, come si dice, i tiri più belli sono quelli fatti quando il grilletto ed il tuo istinto sanno agire al meglio più di quanto tu possa credere.
Riposi - per rispetto ed etica di un bravo cacciatore - la testa della pernice sotto la sua ala ed infine la misi nel carniere.
Facemmo ancora altre ispezioni sul territorio circostante per un’altra eventuale presenza di selvaggina, procedendo con esiti positivi per gli altri miei compagni di caccia.
Il primo pomeriggio stava ormai aprendo le sue porte e noi, concluse le ricerche, ci trovammo all’area di ritrovo a sistemare i cani nelle gabbie per il trasporto nei fuoristrada, insieme a tutto il resto necessario per compiere l’attività venatoria.
Il pranzo alla casa di caccia
Partimmo poco dopo per dirigerci verso la casa, dove per noi organizzarono un pranzo in onore della selvaggina cacciata.
Facemmo anticipatamente una degustazione di pietanze a base di selvaggina con l’aiuto del sommelier Tommaso Cattivelli.
Il menu presentava diversi assaggi che il sommelier aveva sapientemente abbinato con vini locali, tra cui il più famoso Gutturnio dei Colli Piacentini.
Nella fase di preparazione, ebbi anche la fortuna di sbirciare in cucina, aiutando la cuoca e “rubandole” qualche bella ricetta, tra cui i tagliolini al cacao con ragù di cinghiale, l’insalata di fagiano e la panna cotta allo yogurt con fragole (anche la cucina rimane una delle mie più grandi passioni!).
Arrivata l’ora del pranzo ed in generale il momento della “ricreazione”, ci regalammo i racconti delle nostre esperienze, descrivendo le differenti impressioni sulla giornata, sempre scherzando e ridendo tra una battuta e l’altra.
L’esperienza vissuta in questa attività con i cani e persone appassionate e ricche di valori per me fu unica ed intensa di insegnamenti.
Perché dai Cacciatori si può imparare il rispetto verso il territorio, verso la fauna e la flora, adottando nelle abitudini di tutti i giorni l'etica corretta suggerita da questa meravigliosa passione, o come viene chiamata in modo più completo, “Arte Venatoria” o “Stile di Vita”.
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