In questi tempi di malessere e di costrizioni, turbati dalle proposte di parlamentari europei che legiferano in materie che ci interessano da vicino e che loro evidentemente neppure conoscono, in questi tempi… è normale sentire un certo malessere, percepire una insicurezza ed un dubbio sul futuro, sulle nostre speranze legate alle nostre passioni.
È così, che in questi giorni cercando un'ispirazione che possa riaccendere passioni e istinti venatori nei miei consimili e in me stesso, medito sulle bellezze del passato e sul fascino dei tempi in cui si cacciava con serenità, ma soprattutto con la benevolenza e il rispetto degli “altri”, quando ogni cosa, anche secondaria, brillava di una luce propria e di un'estetica forte ed evidente.
Sono un poco nostalgico e spesso mi volto a guardare nel passato, ripensando a quegli anni magici, mi aiuto cercando tra i documenti dell’epoca ed allora mi riappaiono tanti ricordi, nella loro bellezza, valori legati a stati d’animo felici e piccole cose materiali che ci riempivano gli occhi attraendo la nostra attenzione, colmando il cuore di belle speranze; cose di cui oggi in un’epoca ben più triste e deludente, manteniamo le vestigia e un vago ricordo.
Così, armeggio, aprendo una vecchia cassapanca dei cimeli venatori, subito mi appare una scatola vuota della polvere GP e alcune vecchissime cartucce “a marca polvere”, ormai vetuste e non più funzionanti, ma immacolate nel loro ben noto e meraviglioso abito nobiliare in cartone serigrafato.
Rigirando tra le mani quei contenitori di latta smaltata alla perfezione, che contenevano la polvere felsinea, ripenso alla storia di quel glorioso propellente, alle sue caratteristiche balistiche, ai ricordi correlati, nostri ed altrui, agli aneddoti, al suo uso a caccia da parte di tanti amici e anche al mio… è un piccolo patrimonio.
La storia della GP
La polvere GP è per me segno di giovinezza e di fierezza nella sua storia reale, perché segna il passaggio di consegne in casa Baschieri & Pellagri tra i due uomini più grandi e attivi della casa di Marano di Castenaso, i pionieri, Ulisse Manfredi padre della celeberrima MB e Adolfo “Dodo” Manfredi, a sua volta figlio di tanto padre ed erede di tutto quanto il genitore avesse voluto e cercato di passare a tanto figlio.
Nella fine degli anni ’20 del secolo scorso, l’azienda bolognese dopo le prime ottime granulari aveva creato da poco due polveri eccezionali, moderne, potenti ed all’avanguardia; un simbolo forte per i tempi di allora.
Tutto si era evoluto dopo le polveri storiche “Acapnia” e “Anigrina Granulare”, infatti erano arrivate la “MB” nel 1929 e l'Anigrina Lamellare nel 1932 definita in seguito più concisamente “AL”, polveri che avevano dato un grande impulso all’azienda e avvio alla grande meritata fortuna della casa bolognese… tutto era stato vinto nelle gare sulle pedane del mondo, tutto era stato lodato a caccia nelle selve e nei paduli, tra i boschi e sui valichi.
I due nuovi propellenti, ma l’MB in particolare, avevano segnato una svolta importante nel mondo delle moderne polveri da sparo alla nitrocellulosa ed il rivoluzionario quanto eccellente prodotto italiano aveva quasi detronizzato e spodestato le blasonate polveri “Mullerite” di produzione belga e “Rottweil” di produzione tedesca dalle competizioni mondiali di tiro al volatile, portando alla ditta italiana grande successo, ed un forte rispetto e considerazione.
La nascita della nuova polvere
Il figlio dell’ingegner Ulisse, il dottor Adolfo Manfredi divenuto direttore tecnico dello stabilimento bolognese aveva evidentemente ereditato dal padre la medesima intelligenza inventiva e la più viva passione per la ricerca, infatti nel 1939 il giovane Adolfo “Dodo” Manfredi aveva creato una nuova polvere di carattere piuttosto vivace e soprattutto dotata di buona elasticità, adatta a grammature medie e leggere e a diversi componenti anche comuni per il caricamento delle cartucce da caccia del calibro 12, un prodotto destinato a grande diffusione, con buone qualità di costanza ed energia e soprattutto facile da utilizzare anche da parte dei cacciatori appassionati di caricamento.
La nuova polvere, presentata quell’anno venne ribattezzata “GP”, perché queste erano le iniziali dei figli di Dodo Manfredi: Gianni e Paolo, come del resto la sigla moderna “AL” riferita alla Anigrina Lamellare aveva voluto immortalare le iniziali della figlia Anna Laura.
La nuova polvere era stata concepita e realizzata per sposarsi perfettamente ai bossoli comuni in cartone con l’apparecchio 6,45 bifocale e rendere con questi molto facile e redditizio sia il caricamento che il ricaricamento domestico delle cartucce da caccia di tipo più semplice, le più richieste sul mercato della caccia nazionale.
Detto questo, non si deve però fraintendere la qualità veramente elevata di questa polvere, che venne a volte usata addirittura per le cartucce da tiro al volatile e in seguito spessissimo per il tiro al piattello ed al volatile.
Il successo della GP
La nuova GP ebbe notevole successo e le cartucce originali nei bossoli grigio azzurri, avorio o nei corazzati rossi, tutti tradizionalmente inquartati in nero, ebbero decenni di piena fiducia da parte dei cacciatori e tiratori italiani ed anche stranieri.
Le sue versioni da tiro erano state svariate, una addirittura dotata di chiusura Vecchiotti per breve distanza, ottima in prima canna con handicap ridotto a 24/26 m., riservato a ragazzi e signore che sparavano in pedana.
In viaggio tra i ricordi con la polvere GP
Terminato questo primo sogno e ritrovati i ricordi nitidissimi della sua storia, maneggiando le diverse cartucce, azzurre, grigie, avana e rosse, il pensiero vola negli anni passati, dove si era cacciato proprio con queste cartucce dal bossolo in meraviglioso cartone col tubo colorato inquartato di nero… eccoci in una mattina di ottobre dalla luce gialla e radente, nel capannello di canna dentro un fossetto di scolo, … è la caccia alle allodole; caccia comune e meravigliosa a dispetto della sua semplicità e della modestia della preda… siamo là, accomodati sul seggiolino seguiamo i sobbalzi della civetta impastoiata sul suo fungo di sughero, i voletti a ritornello si susseguono mentre dall’altissimo azzurro del cielo terso, i trilli e le scivolate delle lodole di passo, attratte dalla strega impastoiata, ci immergono in uno stato di grazia.
Il carniere è secondario alla smisurata bellezza dei quadri, immagini, di questi attimi, ben fissati nella nostra mente.
Ancora, … ora siamo a caccia col cane, è la mia Betsy, l’oggetto della mia fantastica visione, timorosa e giovanissima, siamo sulla ferrovia abbandonata dello zuccherificio, cerca con l’entusiasmo dei cuccioloni, ignara di tante cose, che poi avrebbe appreso, … sta filando su una emanazione quando una quaglia di settembre, grassa e pesante come un panetto di burro, d’un tratto si invola davanti alle sue narici attente ai suoi occhi curiosi … il colpo secco della bella cartuccia di cartone, caricata molti anni prima da Benno e Nino, la spegne in una nuvoletta di piume, la GP ha fatto ancora una volta il suo dovere.
La chiamo ma Betsy non la riporta, l’ha trova subito, l’annusa a lungo … e da lì tutto ha inizio nella sua esistenza di piccolo grande ausiliare per la mia caccia.
Non riesco a fermare la fantasia, il desiderio di ricordare, penso e mi trovo in una gelida mattina di dicembre, la veloce colazione con la mamma e il babbo, lui partito per il lavoro ed io per la caccia.
Passo la vecchia borgata comunale della Guisa dei Pepoli ormai la campagna è spoglia, terra arata e erba gialla, è molto freddo pur col sole ormai nascente ad oriente, l’erba, le piante, la canna palustre dei fossi, tutto è coperto di gelo, un brillante manto candido di brina e galaverna, è su ogni cosa, pare vetro.
Mentre cammino sulla riva del fossato largo e con poca acqua a tratti ghiacciata, l’alito esce e si fa fumoso nell’aria gelida e tersa, guardiamo avanti sapendo che lo troveremo ed infatti subito il frullo del beccaccino ci fa sussultare, anticipato da quello schiocco identico ad un rumoroso bacio, col suo volo velocissimo e saettante è un punto screziato di bianco e marrone che si confonde sull’orizzonte, quando tutto si compie.
Il bossolo grigio è ancora quello della GP, raccolto tra l’erba gelata è ancora leggermente fumante, aspirato ci inebria di quel profumo a noi ben noto, un aroma che una volta gustato sarà sempre dentro di noi, … riassetto le piume di quel bellissimo fulmine alato col lungo becco perfetto per pasturare nella fanghiglia, lo accosto al bossolo della GP, bello nel suo cartone lucido, così efficace e fedele in quella leggera carica con pallini del n. 10, ci fermiamo entrambi un attimo, a meditare, è un dono!
La beccaccia, nella macchia di more, biancospino e prugnolo, quella radura nella quale Lei si fa sempre trovare è ormai a pochi passi, Lei c’è sempre, ci sarà?
Mentre lo chiediamo sottovoce alla nostra anima, Lea si blocca ed il frullo ci fa trasalire, la "fata" in abito screziato del colore del bosco proveniente dal Nord, riesce a stregare anche il cane, attonito nella ferma, si è materializzata dal tappeto di foglie marce e con un volo ondulato velocissimo, sale al cielo, lo sparo è in quel momento e il cerchio si chiude.
È emozione forte!
È sempre lei che da secoli quando ti muore nella mano con un ultimo sussulto ti lascia sconcertato e con una stretta al cuore, allora in quei due occhi neri immensi, pieni di malia, come dice Pieroni, scrutando con attenzione, puoi vedere i posti da cui è partita per il suo lungo viaggio: i laghi d'acqua limpidissima e le betulle della Lapponia o le foreste vergini della vecchia Russia, ne puoi quasi percepire il freddo intenso, che ti arriva fino alle ossa.
Il bossolo lo raccogliamo di riflesso, poi riguardandolo ancora una volta volgiamo lo sguardo a Lei, con quegli occhi nerissimi enormi è l’Astronuta inviato dalla Natura. La riassettiamo con cura e religiosamente la accomodiamo nella “ladra” della cacciatora di fustagno, … due passi e poi, poi ci chiediamo ancora per l’ennesima volta … Dove? Quando?
Analisi tecnica della polvere GP
Ma ora ritorniamo in soffitta e davanti alla cassapanca aperta pensiamo alla polvere, noi lo sappiamo ma tanti amici ci chiedono:
“Che cos'è la GP?”
La GP era una polvere da sparo, da caccia e tiro, di ottima qualità, prodotta a Bologna è nata alla nitrocellulosa pura in quadretti color giallo uovo chiaro, vivace e di facile accensione, versatilissima e capace di spaziare con successo dagli apparecchi 6,45 agli unifocali coperti più leggeri con grammature comprese nel calibro 12 tra 31 e 34/35 grammi di pallini; dà risultati eccellenti anche nei calibri minori.
Vero che nacque per gli apparecchi di leggera e media potenza, di spiccata vivacità, certo ebbe un leggero abbandono dagli anni ’80, probabilmente perché le vennero preferite polveri meno vivaci e più adatte ai moderni apparecchi unifocali medio forti ed alla nuova componentistica in plastica, eppure mai uscì di produzione.
Con gli anni ’90, la GP dopo piccole modifiche nella composizione la ritroviamo perfetta per la balistica moderna, ormai basata sul bossolo e la borra in plastica, e la chiusura stellare.
Oggi è una polvere alla nitrocellulosa ma migliorata da un 10% di nitroglicerina, che ne incrementa vantaggiosamente la temperatura dei gas e il rendimento termodinamico, la sua combustione oggi viene tarata tramite difenilammina ed etilcentralite che hanno funzione di flemmatizzanti e stabilizzanti; è sempre laminata a caldo in sfoglia, quindi le piastrelle quadrangolari provengono da un taglio incrociato della sfoglia arrotolata in matasse, cui segue la bollitura in autoclave che toglie sali e solventi residui, l’essiccazione e l’importante fase di “lisciatura” tramite vernici additivate con ulteriori flemmatizzanti di superficie la lasciano finita e pronta, scorrevole e leggermente refrattaria all’umidità.
La struttura granulometrica è la stessa di sempre, quadrangolare di mm.1,3 di lato e spessore di 0,12/0,13 mm. con densità gravimetrica di 530 gr/lt.; il potere calorifico è di poco meno di 1000 cal/gr.
Il colore è da tempo passato dall’originario giallo uovo ad un giallo verdognolo.
Il “carattere combustivo” è oggi perfetto per impiegare le solite grammature medio-leggere da 30/32 grammi anche con apparecchi d’innesco di buona potenza come il Fiocchi DFS 616; per i 33/34 grammi, sono necessari apparecchi di media potenza o l’orlo tondo.
In cartone è sempre poetica, capace di un “Pathos” che emoziona che la utilizza, con la borra in feltro e l’orlo tondo.
Nel 20, era la mia preferita, in cartone feltro è stato con le quaglie un punto fisso della mia gioventù, lo è ancora per l’allenamento estivo dei miei cani; oggi in bossolo in plastica da 67 mm. con innesco medio e caricata a g. 1,15x24, con la borra biorientabile o “Universal” e una stellare leggera, il calibro cadetto vi trova una grande cartuccia estiva.
La GP attuale, essendo una polvere alla nitrocellulosa gelatinizzata, mostra una eccellente compattezza strutturale del grano che appare così meno propenso ad assorbire e adsorbire acqua, la sua umidità residua è pari a circa l’1,1%.
La sua presenza tra tanti propellenti moderni ha una funzione precisa e non crea un inutile versione poco diversificata delle altre note polveri B&P, infatti si posiziona precisamente tra quelle per 28 grammi e quelle per 32/34 grammi.
Nel calibro 12 è elastica e versatile, con opportune tecniche di caricamento ed adeguata scelta del potere innescante, con i componenti in plastica e le due chiusure, consente di caricare dosi di piombo tra 28/29 e 34/35 grammi.
Come propellente vivace, preferisce chiusure stellari non troppo profonde oppure un orlatura tonda salda ma non troppo stretta o alta, dà il meglio con borre elastiche e di perfetta tenuta e non accetta l’eccessiva compressione della polvere.
Stabilissima, poco igroscopica, è quasi insensibile agli sbalzi termici ed igrometrici stagionali, nonché un propellente moderno e di buona qualità che se ben caricato dà eccellenti cartucce con perfette velocità iniziali e rosate compatte.
Infine, come si carica al meglio?
Così!
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