La 44° apertura della caccia alla stanziale è stata in questo anno pieno di attacchi anticaccia e sorprese sgradite, spostata al primo giorno di ottobre. Chi ha escogitato tranelli degni di Spennacchiotto per ottenere questo ritardo, non capisce molto di caccia, di ambiente, di selvaggina, né dei diritti degli altri cittadini, che non sono minori dei suoi.
Eppure una politica che ammicca agli anticaccia, una politica superficiale, ingiusta e dagli effetti discutibili quest’anno ci ha portato fino a tanto e tale degrado, che i Cacciatori loro malgrado hanno sopportato, cacciando in Emilia-Romagna dal primo di ottobre, quando la campagna è spoglia e l’ambiente naturale ridotto ad un deserto.
Dopo quindici giorni di ritardo, l’apertura è comunque arrivata, pur sempre con una emozionante attesa.
Un programma ormai abituale, l’apertura la vivo con Gianfranco, un amico che in quanto a passione e forza d’animo potrebbe ricevere il premio Nobel, poiché nessun acciacco, inconveniente e men che mai le sue passate 60 aperture, gli hanno sminuito la voglia di andare a caccia.
Franco, quest’anno ha una nuova ausiliaria, una bracca tedesca di provenienza slovena, si chiama Dalla, è brava, bravissima ed obbediente, appassionata e con un buon naso.
Siamo giunti sul luogo prescelto, dove Gianfranco vi aveva trovato più volte dei bellissimi fagiani, abbiamo atteso in macchina l’ora dell’apertura.
L’aria fresca del mattino pizzica la pelle, tolgo dal fodero il mio sovrapposto Beretta S2, lo guardo con una certa soddisfazione, è bellissimo, il sovrapposto di lusso della grande casa bresciana del tridente è ben bilanciato, le sue masse sono disposte perfettamente, appare più leggero del reale. Lo apro spostando la sua chiave superiore e data una rapida occhiata all’interno dei due tubi, metto una Tricolor del 5 in prima canna ed una MB Mach del n°4 in seconda.
Si parte! Dalla percorre un fosso rapidamente, ogni tanto si ferma per cercare Gianfranco, che infatti la segue, io sto un pochino in disparte sull’altra sponda del fosso e più avanti di loro, la bracca avverte qualcosa infatti accenna ad una breve ferma cui segue una guidata che fa frullare un vecchio maschio colchico dalla lunga coda, che parte scocodellando. Un occhiata al mio partner, mi mostra Franco non pronto col fucile ancora appeso alla spalla tramite la bretella, quindi imbraccio e con la bindella rincorro il fagiano, lo passo e sparo; la fucilata lo spegne e cade nel pulito di un medicaio rasato; l’apertura è fatta.
Dalla arriva impetuosa, lo abbocca e lo porta a Gianfranco che fatti i dovuti complimenti glielo toglie e me lo porge, lo guardo meglio, è un bellissimo maschio, pesante corpulento, la coda è lunga e perfetta, già questa preda, vale l’apertura; si prosegue, ma la zona non ci regala altre prede, quindi ci incamminiamo per arrivare al bosco poco lontano, che non ci dà nulla.
È lungo il canale che percorriamo che Dalla va in ferma statuaria, la sua espressione è bellissima, sguardo fisso davanti a lei, muscoli possenti e contratti, la bocca si apre e chiude ritmicamente… il filo si spezza e due maschi partono, io sono dietro al mio compagno e lo vedo imbracciare la sua vecchia bellissima doppietta Zoli Empire, lui cerca il maschio più arretrato e lo mette nel mezzo di una rosata che vedo distinta nella sua ampiezza sulla terra erpicata, il sacerdote atzeco multicolore cade imbalsamato tra la terra sminuzzata, al secondo spariamo insieme e anche questo cade, ma tra la canna palustre del canale; il sorriso compiaciuto di Gianfranco mi fa sorridere a mia volta, mentre gli sussurro un complimento e lui toglie i due bossoli trasparenti dal fucile, mi dice che la carica suggerita è perfetta ed io sorriso di nuovo.
La mattinata continua e ci spostiamo dall’altra parte del paese, una zona alberata e verde molto bella e promettente, nessun altro cacciatore; mi attira una stoppia di sorgo rinata e di un verde meraviglioso, la indico a Gianfranco che annuisce.
Fa caldo ed ho sete, raccolgo una mela bella e sana, dall’erba sotto ad un gruppo di piante ancora cariche di frutti, la pulisco e la addento voluttuosamente, il succo dolciastro mi rinfresca la bocca e mi dà un notevole conforto, intanto Dalla percorre la verde stoppia rinata con stretti “lacets” che non trascurano nessun angolo, ma la prima striscia di quell’angolo bello e pittoresco non ci dà emozioni, ci inzuppa però scarponi e la parte inferiore dei pantaloni con una fresca rugiada che ancora non è evaporata.
È nella seconda passata che accade la sorpresa… mentre percorro una zona della stoppia rada, dove la rigogliosa rinascita non è avvenuta e gli steli mozzati dalla trebbia sono giallastri e non verdi e rinati, qui il terreno sottostante è quasi scoperto e proprio qui, avverto un fruscio alla mia destra, la lepre schizza dal covo e fugge in avanti rapidamente su quel fondo misto di vegetazione e terra asciutta, l’emozione la lepre semi schermata dalle foglie gialle della stoppia mi fa sparare il primo colpo in fretta, il contenuto di una Tricolor del n°5 finisce basso e dietro, la lepre intatta prosegue la sua corsa.
Mentre la seguo penso a quella ormai sola cartuccia MB Mach del n°4 rimasta in seconda e alla necessità di non buttarla, di dover calcolare bene la fucilata, la lepre davanti a me circa 30/32 metri compie un balzo a sinistra, la oltrepasso con il piano di mira della bindella di circa 70/80 centimetri e stringo, la vedo incespicare e rotolare… è mia!
Dalla arriva e la annusa, la morde e raccoltala la porta a Gianfranco.
Ce ne andiamo, l’Apertura, questa giornata attesa da un anno che i nemici avevano tentato di rovinarci, è arrivata più bella ed emozionante che mai, siamo felici, lo siamo anche dopo mezzora, mentre con la Senesi spiumiamo i fagiani e col coltellaccio evisceriamo la lepre… mentre programmiamo la cena con le nostre famiglie, per onorare la nostra cacciata e queste prede bellissime, per completare quel sapore di antica tradizione, prove tangibili che noi siamo sempre noi, e la nostra passione sopravvive intatta, anche col passare del tempo e con noi due meno agili e svelti, ma pur sempre efficienti ed innamorati della Natura e delle sue creature.
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