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Munizioni d'acciaio, rame, bismuto, tungsteno & co.

Non si tratta delle potenti armi di qualche robot dei cartoni giapponesi degli anni ’70, bensì dell’incubo che riguarda una grossa fetta del mondo venatorio da quando, a partire dal 15 febbraio 2023 il regolamento UE 2021/57, quello relativo al bando del piombo nelle zone umide e nelle loro prossimità (entro i 100 mt), per intenderci, è divenuto legge.

Molti i mugugni ma poche le reali e convinte reazioni, alcune critiche e accuse a questo o quell’altro gruppo politico, associazioni, ma di concreto si è visto ben poco dal punto di vista istituzionale

Certamente, ormai da alcuni anni, si studiano possibili alternative all’utilizzo del piombo nelle munizioni da caccia, si è fatto ricorso al ferro, al rame, al tungsteno, appunto per superare i limiti imposti alla caccia nelle paludi e nelle valli riconosciute come ambienti palustri secondo la convenzione di Ramsar.

 

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Il recente bando del piombo a cui si fa riferimento con il regolamento UE 2021/57, ma questa è ormai storia risaputa, viene interpretato in modo estensivo quindi attuabile su ogni area paludosa, anche occasionale; sembra più un pretesto del mondo animalista per sabotare e mettere in discussione il futuro di alcuni tipi di caccia a trampolieri e palmipedi. La situazione ha messo numerosi cacciatori davanti ad un bivio o ci si adegua o si lascia perdere quell’attività venatoria. Più facile a dirsi che a farsi, quando si tratta di una passione legata alla tradizione, senza dubbio, ma anche ad un modo di vivere. Ma, al di là del bene e del male, dobbiamo essere onesti e coscienti che esiste una strategia di cambiamento ed è in atto e il nostro mondo ne è completamente travolto, soprattutto a causa del non voler accettare il dato di fatto.

 

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Infatti, un diverso approccio mentale ci potrebbe facilmente spostare dall’essere “travolti”, all’essere “coinvolti” e la differenza non è sottile. Fortunatamente, a parziale favore del mondo venatorio, è arrivata una precisazione sull’argomento da parte dei Ministeri competenti (Ambiente ed Agricoltura) che con l’emanazione della circolare n.72/23 hanno posto un punto fermo, quantomeno, su cosa si debba intendere con zona umida (cioè, solo quelle riconosciute dalle convenzioni internazionali) e sulle reali intenzioni venatorie di chi si trova a transitare a meno 100 metri da tali zone con in tasca qualche “vecchia” munizione in piombo.

Se vogliamo continuare a vivere e tramandare la nostra passione evitando quelle tante, troppe, sterili polemiche e discussioni dettate da un approccio mentale monolitico e che risulta a volte anacronistico, sarà meglio che ci sforziamo di trovare delle soluzioni concrete.

 

 

Le controverse munizioni senza piombo

Da almeno un paio di decenni conviviamo con le prime munizioni “lead free”, quelle che utilizzano pallini in acciaio (ferro) e che hanno destato tanto clamore in negativo. Molte le lamentele e le contraddizioni legate a questo materiale, per la sua eccessiva durezza, la scarsa lesività, la bassa capacità di deformazione all’impatto e la riduzione della portata anche a causa del minore peso specifico rispetto al piombo.

 

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Sarebbe servita, allora come oggi, un tantino di onestà intellettuale da parte dei produttori in quanto, molto probabilmente, la maggior parte delle critiche avevano ed hanno un reale fondo di verità; rimango, tuttavia, dell’avviso che alla fine si tratta sempre di un problema di adattamento e flessibilità da parte del cacciatore in quanto utilizzatore finale verso un prodotto nuovo e di una cattiva comunicazione da parte delle aziende produttrici relativamente alle reali prestazioni della munizione no toxic.

Oggi, le maggiori aziende di munizioni italiane, impegnate a trovare una soluzione in questo ambito hanno ormai raggiunto un ottimo grado di produzione, fermo restando che il cacciatore/utilizzatore deve avere ben chiaro che sparare pallini in acciaio è differente che sparare pallini in piombo e questo vuol dire che la portata utile delle munizioni lead free è minore, che per aumentare il potere lesivo e la capacità di catturare il selvatico è necessaria più precisione nei tiri per aumentare il numero di pallini che vanno a segno. Ma parlando di ricerca, di evoluzione e di livello qualitativo nel campo delle munizioni “lead free” non posso fare a meno di citare la nota ditta felsinea Baschieri & Pellagri.

 

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Mi piace prendere questa ditta come punto di riferimento del mercato italiano delle munizioni da caccia e tiro, perché, a mio avviso, si dimostra sempre pronta a dare risposte chiare e concrete alle esigenze degli appassionati del settore, ponendo le basi per quel coinvolgimento di cui si accennava prima. Vediamo di scoprire quali soluzioni vengono proposte.

 

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Il bando del piombo

Nonostante la presa di posizione dell’AFEMS (Associazione europea produttori munizioni sportive) che propone di sospendere il Regolamento UE 2021/57 per i prossimi 10 anni, dobbiamo pur sempre convivere con questa spada di Damocle e con il timore che il bando divenga esecutivo sic et simpliciter su molte aree di caccia, e forse anche di tiro.

 

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Si verrebbero così a creare almeno un paio di problematiche comuni sia per il mondo venatorio che del tiro; la prima è che si corre il rischio di obbligare un grosso numero di cacciatori e tiratori a disfarsi dei loro vecchi fucili e di acquistarne dei nuovi che montino le famose canne “steel proof” con punzonatura del giglio necessarie per sparare munizioni in acciaio. La seconda riguarda un limite proprio delle munizioni alternative al piombo; infatti, come facevo notare in un articolo scritto per Diana qualche mese fa, si sottolineava come l’utilizzo di munizioni senza piombo mostri diversi aspetti controversi in termini di resa. Ma oggi, grazie ai progressi fatti in questo senso nello studio dei materiali alternativi e nell’assemblaggio delle munizioni, vengono a cadere molte di quelle leggende urbane.

Leggendo e studiando alcune relazioni tecniche di B&P noto, con molto piacere, notizie, dati e prove decisamente confortanti per noi utilizzatori.

 

 

Linea Steel

Mi riferisco soprattutto alla linea Privilege Game Steel 28 grammi e alla Dual Steel 28 grammi della Baschieri & Pellagri. Entrambe con una carica di pallini in acciaio da 28 grammi, appunto, utilizzano un borraggio Steel (ad alta efficienza e 100% biodegradabile), si collocano non solo tra le munizioni realmente green, ma soprattutto, essendo bancate “Standard”, tra quelle che consentono a molti cacciatori di continuare ad utilizzare le “vecchie” armi da caccia anche in calibro 12/70 purchè in ottima efficienza meccanica e strutturale.

 

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Si tratta di munizioni non HP pur riportando un valore di 435 m/s di velocità alla bocca che si traduce in una buona efficacia balistica almeno fino ai 30 metri, le cui prestazioni ricadono ampiamente all’interno dei limiti CIP e non corre l’obbligo di utilizzarle con canne gigliate, magnum o con particolari limitazioni relative alla strozzatura.

Si tratta di una reale soluzione per quei cacciatori che come me frequentano saltuariamente le zone umide. In questi casi mi piace portare il mio vecchio Breda Astro cal 12/76 che utilizzo prevalentemente in queste cacce e che avrei dovuto altrimenti dismettere.

 

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C’è un dato particolare che mi piace far notare ed è relativo alla componentistica della munizione. In questo caso viene utilizzata una borra steel Green Core 100% biodegradabile, per sottolineare da un lato ancora di più la vocazione a basso impatto di questa munizione, dall’altro lo studio attento relativo anche alla componentistica della munizione che non è mai lasciato al caso e che è alla base della sua buona riuscita in termini di prestazioni balistiche e venatorie.

 

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Qualora il bando dovesse allargarsi anche ai campi da tiro, ecco che Baschieri & Pellagri si porta avanti con una linea Professional Steel in 24 e 28 grammi che sfruttando sempre l’ottima tenuta del borraggio Green Core è studiata proprio per il tiro al volo.

 

 

Il “Cuore verde” di Baschieri & Pellagri

Dunque, è attorno alla linea “Green Core” della B&P, riferita alle componenti biodegradabili della munizione, che si sviluppa e approfondisce l’utilizzo di materiali diversi dal piombo, tenendo sempre ben presente che la finalità della ricerca e dell’evoluzione non deve essere solo sostitutiva ma anche migliorativa, intesa come migliori prestazioni e migliori risultati. Sotto questo aspetto il primo materiale che si valuterà è il Tungsteno.

 

Il Tungsteno

Di sicuro si tratta della migliore lega utilizzabile in quanto il suo peso specifico è non solo molto prossimo a quello del piombo (11,34 gr/cmc), ma addirittura un po’ superiore (12 gr/cmc) quindi migliore capacità di scorrimento, migliore stabilità e capacità di attraversamento del fluido aereo. Si tratta di una lega composta da ferro, nichel, tungsteno e bronzo le cui qualità balistiche presentano dei notevoli vantaggi e miglioramenti rispetto al piombo. Viene caricato sulle munizioni Tungsten 35 in 12/70 e sulle più potenti Tungsten 40 in 12/76.

 

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Studiate e create per la caccia in valle ma, per le caratteristiche e le elevate prestazioni che offrono, garanzia di un rendimento sempre ai massimi livelli e di alta affidabilità, entrambe le munizioni vengono spesso utilizzate in quelle cacce a selvaggina stanziale nobile in cui si richiede l’utilizzo di munizioni altamente performanti, parliamo di lepri sul finire della stagione o di caccia ai galli di montagna.

 

 

Le munizioni di questa linea sono HP e montano ovviamente borre steel, per il loro utilizzo è necessario avere canne magnum e gigliate.

 

 

Il bismuto

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Ma ci siamo chiesti cosa succederebbe in caso di un’estensione totale del bando del piombo? Ad essere colpita non sarebbe più solo una ristretta cerchia di cacciatori, quelli dediti alla caccia in zone umide per intenderci, ma saremmo tutti interessati alla faccenda. Qui entra in gioco quella che è la vera novità dei prodotti no toxic: il bismuto. Si tratta di un materiale che presenta un buon peso specifico di 9,6 gr/cmc molto simile al già conosciuto rame, presente nelle collaudate munizioni Dual Shock, la differenza fondamentale sta nel fatto che il suo impiego nelle munizioni non necessita né di borre steel e né, tanto meno, l’utilizzo di canne gigliate o magnum.

 

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Quindi si tratta di munizioni standard che si possono utilizzare in tutti i fucili, anche datati, di pregio storico o a cui siamo legati affettivamente, camerati 70. 

Questo materiale viene impiegato nella linea Dual Bismuth di B&P sia con borra Fiber che con contenitore, caricato in doppia numerazione 4+3, per aumentare densità ed efficacia della rosata su distanze medio lunghe migliorando anche i coefficienti balistici in termini di penetrazione e rilascio di energia cinetica reso ancora più efficace anche dalla morbidezza del materiale.

 

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La Dual Bismuth Fiber viene presentata anche per il calibro 20, camerata in 20/67, con munizioni da 26 grammi, numerazione 4+5, con un borraggio in feltro e coppetta green core. L’assemblaggio di questa munizione e le buone prestazioni riscontrate in termini di velocità (410 m/s), densità della rosata, forza di penetrazione e capacità di arresto ci danno l’idea di un prodotto da utilizzare su un’ampia gamma di selvaggina, anche di prima canna e nella caccia con il cane da ferma.

 

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Non ci resta allora che provare sul terreno la bontà di queste munizioni, lasciando da parte tutto il livore e la frustrante delusione che alimentano il falso mondo social e cogliendo invece il sano piacere di vivere i nostri indimenticabili momenti a Caccia!

 

Saro Calvo

Siciliano, classe 1975, vive nel sud est dell’isola in provincia di Ragusa dove lavora presso uno studio di consulenza, ed esercita con passione l’attività venatoria con 26 licenze all’attivo. Molto legato al proprio territorio, pratica la caccia col cane da ferma alla stanziale e alla migratoria. Si è appassionato, negli ultimi anni, all’uso del calibro 28 in tutte le forme di caccia e alla ricarica domestica, sempre alla ricerca della giusta munizione. Convinto lettore, ama approfondire tematiche riguardanti l’ambiente, la cinofilia, la ricarica e la caccia vissuta in tutte i suoi aspetti, anche quelli letterari. Sostenitore del connubio caccia/ricerca scientifica, dalla passata stagione venatoria fa parte del gruppo di monitoraggio per la beccaccia della provincia di Ragusa, in collaborazione con l’Unione per la Beccaccia e la FANBPO.

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